Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il martirio armeno (visto dalla Puglia) nel saggio di Boloyan

Kegham Boloyan, curatore del saggio di Nora Arissian sul genocidio, parla del martirio dei suoi connaziona­li e del loro rapporto con il Sud dell’Italia

- Di Michele Cozzi

Il genocidio armeno ancora oggi rappresent­a una ferita che l’Europa non riesce ancora a rimarginar­e. Oltre 1,5 milioni di vittime, la diaspora di un popolo cacciato dalla sua terra dalla violenza ed oppression­e dell’Impero Ottomano, consumata nel silenzio dell’Occidente. Che ancora oggi non è finita, basti pensare alla guerra in corso nel Nagorko Karabakn, come sostiene il primo ministro armeno, Nikol Pachinian: «Il ritorno dei turchi nel sud del Caucaso segna la ripresa del genocidio degli Armeni di un secolo fa».

Ne parliamo con il professore Kegham Boloyan, armeno siriano di Aleppo, docente di Lingua e traduzione araba all’Università del Salento, presidente del centro studi e ricerche di Orientalis­tica di Bari, animatore culturale, che ha curato la pubblicazi­one del saggio di Nora Arissian (Il genocidio armeno 1915 – Nel pensiero degli intellettu­ali arabi siriani),

pubblicato da Radici future.

Professore Boloyan, oltre un secolo dal genocidio. Anche questo libro, rientra in un progetto per far rivivere la memoria degli armeni e risvegliat­e le coscienze dell’Europa. E’ così?

«Il nostro è un popolo che è sempre stato oppresso. Per usare una metafora, come un melograno, con tanti chicchi, uno vicino all’altro, ma che allo stesso tempo si disperdono quando viene aperto. Noi siamo dispersi in tutto il mondo. Il nostro impegno è trasmetter­e la nostra memoria e la nostra identità.

Come dice un poeta armeno americano, William Saroyan, ovunque ci siano due armeni, dialogando, si crea l’Armenia».

Quali sono state le cause che hanno causato il genocidio?

«Il genocidio dell’Impero ottomano contro gli armeni è stato perpetuato per estendere la turchizzaz­ione dal Bosforo fino alla Cina. Chi lo impediva era lo Stato armeno e per questo andava cancellato, deportando­lo la sua gente».

L’Europa un secolo fa ha mostrato indifferen­za verso la questione armena?

«Sia in passato sia oggi, questo silenzio uccide più delle bombe. L’Europa e gli Stati Uniti hanno girato lo sguardo. Pensiamo a quanto sta succedendo nella guerra tra Armenia e Azerbaijan. Le notizie nei telegiorna­li sono le ultime. Occorre sensibiliz­zare affinché non si ripeta il passato».

La Turchia non riconosce dopo un secolo quanto accaduto. Perché?

«Non gli conviene, dal punto di vista pratico. Perché se lo facesse ci sarebbero delle conseguenz­e. L’Armenia attuale è quasi il decimo di quanto era in passato. La

Turchia orientale è praticamen­te l’Armenia occidental­e».

Armenia cristiana circondata da popoli musulmani. Il fattore religioso ha avuto un ruolo specifico nel genocidio?

«I turchi erano musulmani e gli armeni cristiani. Ma i giovani turchi non erano integralis­ti, ma laici. Ma erano nazionalis­ti perché volevano rendere tutta la Turchia musulmana. Ma la guerra non è religiosa».

Storicamen­te i rapporti tra gli armeni e la Puglia sono stati molto forti. Quali sono i segnali più evidenti?

«Risalgono già al X secolo, alla presenza degli armeni nell’esercito bizantino. Dal punto di vista religioso, soprattutt­o nel Regno di Napoli, ci sono tante testimonia­nze. Penso alle reliquie di santi, alla testa di San Gregorio armeno a Napoli. In Puglia, a San Biagio. A Nardò c’è la mano di San Gregorio, che durante i festeggiam­enti è mostrata per benedire i fedeli. E a Bari vecchia, c’è l’importante chiese di San Gregorio».

E dal punto di vista culturale?

«Ricordo la presenza del poeta armeno Nazariantz. Ci sono strade dedicate a lui. Era un poeta e un mediatore culturale tra Smirne e l’Italia, nel 1913 era a Bari e fondò un villaggio armeno in via Amendola, a Bari. Ci sono ancora delle baracche che testimonia­no la presenza degli armeni. Nelle chiese e in luoghi importanti ci sono tappeti fatti dalle donne armene. Lavoriamo da tanti anni, seguendo il detto: ci saranno sempre dei sassi sul tuo cammino. Dipende da te se farne dei muri o dei ponti».

❞ Abbandonat­i Il silenzio uccide più delle bombe. L’Europa e gli Stati Uniti hanno girato lo sguardo

❞ Monumenti Un segno della nostra presenza a Bari vecchia è l’importante chiesa di San Gregorio

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 ??  ?? ● Kegham Boloyan è professore di Lingua e traduzione araba all’Università di Lecce
Ha curato il volume «Il genocidio armeno 1915. Nel pensiero degli intellettu­ali arabi siriani» di Nora Arissian, Radici Future editore, (2018 pp 268 €14)
● Kegham Boloyan è professore di Lingua e traduzione araba all’Università di Lecce Ha curato il volume «Il genocidio armeno 1915. Nel pensiero degli intellettu­ali arabi siriani» di Nora Arissian, Radici Future editore, (2018 pp 268 €14)
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La scheda

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