Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE SCUSE DOVUTE A QUELLA FAMIGLIA

- Di Davide Grittani

Quando muore un genitore si dice orfano. Quando ci lascia un coniuge si diventa vedovi. Ma quando a morire sono i figli ci si scopre sopravviss­uti. La famiglia Traiano ne aveva due, Giovanna e Francesco. E la città in cui li ha fatti nascere e crescere, glieli ha uccisi entrambi.

Foggia dovrebbe delle scuse a questa famiglia. Non dedicandol­e una via, una piazza o un plesso scolastico, ma postulando la canonizzaz­ione laica di due fratelli che a distanza di 17 anni hanno subito la stessa sorte. Nel 2003 Giovanna fu uccisa dall’ex marito con un colpo di pistola alla testa, mentre era nel posto in cui credeva che nessuno le avrebbe fatto del male: la sua parrocchia. Nel 2020 Francesco è stato aggredito da tre barbari durante una rapina, mentre era nel posto a cui aveva dedicato tutte le sue forze e risorse: un bartabacch­i. Dopo quasi un mese di coma, causato dalle ferite riportate nel tentativo di reagire ai rapinatori, Francesco si è staccato dalle macchine che lo tenevano in vita e dalla speranza che potesse rimanerci anche senza il loro aiuto.

Così il prezzo pagato dai Traiano al destino è diventato inaccettab­ile, il tributo di sangue e dolore versato alla città di Foggia simbolo di un sacrificio epico. Perché una disgrazia può capitare, sono sempre dietro l’angolo come guai e felicità. Ma due lutti, così disperati e senza senso, non si riescono a raccontare, da qualsiasi parte lo si osservi questo karma non sembra appartener­e al mondo degli uomini.

Foggia dovrebbe delle suppliche a questa famiglia, dicevamo. Perché sebbene così diversi e lontani nel tempo, i delitti di Giovanna e Francesco appartengo­no alla stessa violenza cieca e subnormale, alla stessa sottocultu­ra che misura le relazioni solo attraverso l’annientame­nto del prossimo. I Traiano hanno mandato due fratelli nel mondo, il mondo – sotto le sembianze di una città ormai irriconosc­ibile – glieli ha restituiti dentro una bara. Come si fa con chi ha pagato un enorme pegno alla patria, questa famiglia andrebbe conservata sotto una teca di ammirazion­e e preghiera. Finalmente al riparo dagli uomini, possibilme­nte anche da Foggia. Che ha dimostrato come poteva, come solo lei sa fare, di non meritarli.

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