Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Diffamato dalla Lezzi» Ora decide la Cassazione
LECCE Sarà la quinta sezione della Suprema Corte di Cassazione, il 18 novembre prossimo, a dire l’ultima parola sulla vicenda che ha visto coinvolta la ex ministra ed ex senatrice salentina del Movimento 5 Stelle, Barbara Lezzi (foto), come imputata di diffamazione nel processo nato dalle accuse del dissidente pentastellato gallipolino Massimo Potenza. Il caso origina da fatti risalenti al 2016, quando Barbara Lezzi, durante un incontro tra attivisti grillini, avrebbe offeso Potenza pronunciando le frasi seguenti: «... e si dovrebbero vergognare tutti coloro che stanno in quel gruppo e che si relazionano con una gentaglia del genere …»; «soggetto il cui agire sarebbe caratterizzato da infamia, menzogna, insulto ...».
Parole registrate in una ripresa audiovisiva dal vivo e poi consegnate, su un dvd, al giudice di pace barese Matilde Tanzi che, nell’udienza del 25 giugno 2019, dichiarò il non luogo a procedere nei confronti di Barbara Lezzi «perché il fatto non costituisce reato». Nella circostanza il giudice richiamò l’ «insindacabilità» delle opinioni espresse dai parlamentari nell’esercizio delle loro funzioni, contemplata nell’articolo 68 della Costituzione, principio fatto valere in giudizio dai legali dell’imputata. Le decisione fu, quindi, così motivata: «Preliminarmente ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione, i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni, e le frasi della Lezzi, ministro dello Stato italiano, sono state dette durante una sua uscita pubblica, ovvero, durante un discorso pubblico, mentre esercitava le sue funzioni, e pertanto il fatto non costituisce reato». Contro quella sentenza, l’avvocato Pompeo Demitri, difensore di Massimo Potenza, ha presentato immediato ricorso per Cassazione, contestando anzitutto il fatto che nelle parole dell’allora senatrice Lezzi non non vi sarebbe traccia di opinioni politiche, tantomeno espresse nell’esercizio delle sue funzioni di parlamentare.