Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
No del Comune di Gallipoli a 54case mobili Il caso chiuso dopo dieci anni
Il Consiglio di Stato ha messo fine ad un lungo contenzioso che ha visto opposti il Comune di Gallipoli e un imprenditore privato, stabilendo l’importante principio di rilevanza nazionale secondo cui il permesso di costruire è necessario anche per le case amovibili. La decisione arriva dopo dieci anni di battaglie legali scaturite dal provvedimento con cui il Comune di Gallipoli aveva intimato, a suo tempo, all’imprenditore di rimuovere 54 mini appartamenti realizzati con strutture amovibili e senza permesso edilizio in un villaggio turistico. I giudici di Palazzo Spada, accogliendo la tesi del Comune, difeso dall’avvocato Pietro Quinto, hanno riformato la precedente sentenza contraria emessa dal Tar, accogliendo il ricorso d’appello e affermando il principio di diritto secondo cui, per individuare la natura precaria di un’opera, si deve seguire «non il criterio strutturale, ma il criterio funzionale». Ciò significa che se la struttura è realizzata per soddisfare esigenze non temporanee, questa non può beneficiare del regime proprio delle opere precarie, anche se realizzata con materiali facilmente amovibili. «Il discrimine tra chioschi meccanici poggiati sulle strade e le case mobili – chiarisce Pietro Quinto – è la loro destinazione. Se soddisfano esigenze abitative, come, nel caso, di 54 mini appartamenti, non rilevano il carattere stagionale, le modalità costruttive o la possibilità di trasferimenti in altro sito, ma per la loro rilevanza urbanistica richiedono un formale permesso edilizio».