Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE
Dove eravamo rimasti? Il Covid, l’ospite indesiderato, allunga la sua lunga ombra malefica. Nulla di nuovo, eppure sembra che il Paese sia stato colto di sorpresa per la seconda volta. Ma non è così. Anche se alcune esternazioni rischiano di suscitare un supplemento di ansia. Così, il presidente campano, De Luca, “mister lanciafiamme”, minaccia un nuovo lockdown; più contenuti in Puglia i toni del prof Lopalco che invita a non avere contatti, a uscire solo per il lavoro, a evitare feste e festicciole di ogni tipo. In pratica un lockdown individuale.
La ricreazione è finita. Certo poi, nella fase elettorale i toni erano meno allarmistici, dalle discoteche alle spiagge, ma questo potrebbe essere solo un dettaglio. Strano destino quello di De Luca e di Emiliano. Hanno stravinto le regionali anche (non solo) sull’onda della paura del Covid che, come spiegano gli esperti degli orientamenti elettorali, determina una sintonia automatica tra cittadini e il comandante in capo, ma ora rischiano di dovere fare i conti con l’alleato inaspettato. E dover dimostrare la funzionalità delle rispettive macchine sanitarie regionali.
Da un report (dati 6 ottobre) dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università cattolica del Sacro Cuore emerge che esistono due Italie anche per i tamponi effettuati, e che tra le regioni (la media nazionale è di 10,13 ogni mille abitanti), la Puglia è ultima con l’indice di 5,32. Sta un po’ meglio la Campania con il 7,17. C’è da preoccuparsi, quindi, poiché il virus sembra essersi innamorato, in questa fase del Mezzogiorno. Che si ritrova a guardarsi allo specchio: tante eccellenze ma anche storici ritardi e inefficienze. Siamo ai titoli di coda di un film già visto? Così pare. A piccole dosi, con decisioni annunciate per testare gli umori del Paese, diventa inevitabile pensare che stiamo nuovamente sull’orlo del burrone. E che con il Covid “democratico e reazionario” allo stesso tempo (perché colpisce senza distinzioni di classe e neutralizza il bene primario, la libertà) il Paese sarà costretto a trascorrere Natale, Pasqua e la prossima primavera. Ma forse si poteva fare qualcosa in più: organizzare meglio il ritorno a scuola, predisporre una rete di trasporti locali più sicura, preparare le strutture sanitarie ad un assalto tutt’altro che inatteso.
Quindi, opportuni i richiami al senso di responsabilità (evitando la continua minaccia di multe salatissime, il volto cattivo dello Stato) senza colpevolizzare chi staziona nei pressi di un pub. Tutti, cittadini ed istituzioni, sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità. E a fare i conti con i propri errori e con le angosce individuali e collettive, di una esistenza sospesa, di “una vita senza vita”.