Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
UN’INTESA SOLO SUI PROGRAMMI
In attesa che il Consiglio regionale si insedi, prende forma l’idea di un’alleanza di giunta con i Cinque Stelle, e già si vede nella stampa un confronto o un pranzo di Emiliano con Di Maio. Ai meno giovani si accende la memoria di altri pranzi di ieri, che giovarono di certo ai ristoratori, ma non alla regione e forse nemmeno al Paese. Il nodo da sciogliere in fondo è chiaro: il vento a favore dei Cinque Stelle è diventato uno zefiro primaverile. Di riflesso, a molti converrebbe creare un volto di governo anche nei territori, per questo “movimento” uscito male dal voto regionale, poi confermato dal successivo ballottaggio nei Comuni.
La ex candidata Laricchia resiste con orgoglio all’idea di un impegno di giunta con Emiliano, suo avversario di sempre, e può essere che la dirigente pentastellata non si sia misurata a fondo con la complessità della politica. Nel frattempo, non sarebbe un buon segno un’intesa pugliese pilotata da qualcuno di quei cosiddetti “capi”, che adesso si mostrano convergenti, e domani magari nuovamente si ritrovano in contrasto. Oggi alla Puglia serve un progetto corrispondente alle domande dei giovani, delle donne e dei ceti produttivi, cioè un accordo concertato nella logica dello sviluppo e del recupero della democrazia partecipata, troppo spesso rimasta fra parentesi. Se i Cinque Stelle accetteranno di sostenere la nuova giunta di Emiliano, l’intesa dovrà inserirsi in una progettazione concreta e divisa per obiettivi urgenti e obiettivi di più lungo respiro.
Le urgenze oggi sono la sanità, al momento divisa da una drammatica alternativa: o si cura il Covid, o si curano le altre infermità, che sono molte e spesso gravi. Il nostro sistema va invece riorganizzato e finanziato, per diventare spazio della sicurezza universale, ovvero mezzo di prevenzione dei mali e di recupero dell’integrità persa. In secondo luogo vi è la necessità di ampliare e di regolarizzare il lavoro, mettendo nell’angolo il vecchio assistenzialismo e facendo dell’impresa il perno di una catena benefica di produzione e di reddito da lavoro. E poi, sempre fra le urgenze, vi è il risanamento del territorio, cominciando dal siderurgico tarantino, che va de-carbonizzato in tempi rapidissimi e ricondotto ad un rapporto benefico fra industria e salute, fra fabbrica e ambiente. Questi possono essere temi di prove molto ravvicinate, sapendo che immediatamente dopo bisognerà finalmente costruire un organismo regionale della scienza e degli studi, comprendendovi la cura delle campagne e l’allargamento del nostro acquedotto, da conservare pubblico e di garanzia dell’utenza.