Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Da diciotto anni in attesa di una sentenza
Vincenzo Moretti morì in un incidente. Il padre, Biagio: «Vogliamo la verità»
Apiù di 18 anni dall’incidente stradale che il 14 aprile 2002, sul lungomare di Bari, causò la morte del 20enne Vincenzo Moretti, detto Vinny, e della cugina 19enne Maria Ester Martino, il padre di una delle vittime, Biagio Moretti, presidente della Fondazione «Ciao Vinny» torna a chiedere che sia accertata la verità, parlando di «vuoto lasciato dalla giustizia che ancora non ci ha dato alcuna risposta su quanto accaduto».
BARI «Sono trascorsi 18 lunghi anni durante i quali non c’è stato un giorno in cui non ci siamo chiesti come sia potuto accadere tutto questo. Non sappiamo chi sia stato il responsabile e che cosa sia effettivamente successo in quella maledetta notte. Certo, la verità non ci avrebbe restituito nostro figlio, ma almeno avremmo avuto la sensazione di andare incontro ad un minimo di giustizia». Sono parole cariche di tristezza quelle di Biagio Moretti, il padre di Vincenzo, 20 anni, detto Vinny, che 18 anni fa ha perso la vita in un incidente stradale insieme alla cugina 19enne Maria Ester Martino.
A distanza di così tanto tempo da quella tragica notte, tra lungaggini, udienze «di mero rinvio» e una sentenza d’appello annullata dalla Cassazione, la giustizia non ha ancora stabilito la verità. Così Biagio Moretti, presidente della Fondazione «Ciao Vinny» nata dopo l’incidente e impegnata in progetti sulla sicurezza stradale, in una lunga lettera torna a chiedere giustizia. «Sono andati via in un attimo, lasciando un vuoto incolmabile nella vita della sua mamma, dei suoi fratelli e mia. Lo stesso vuoto lasciato dalla giustizia che ancora non ci ha dato alcuna risposta su quanto accaduto».
L’incidente avvenne la notte tra il 13 e il 14 aprile del 2002: Vinny era in auto accanto al guidatore (suo amico) e le due cugine quando sul lungomare di Bari ci fu lo scontro fatale con un’altra macchina. «Il processo di primo grado è iniziato il 10 maggio 2006, cioè quattro anni dopo l’evento scrive il papà di Vinny - ed è terminato il 18 dicembre 2009. Si sono susseguite diciannove udienze, molte delle quali di mero rinvio, per le ragioni più diverse, senza che venisse espletata alcuna attività funzionale alla decisione».
Il processo di primo grado si è celebrato dal 2006 al 2009 e quello di appello dal 2010 al 2014: le due sentenze avevano stabilito la responsabilità del 30enne Rezeat Turku (conducente dell’auto con la quale di scontrò quella con i quattro ragazzi) che lo avevano condannato alla pena di due anni e due mesi di reclusione. Il ragazzo alla guida dell’altra auto, Andrea Godono fu invece assolto. Nell’ottobre del 2017 la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della parte civile, annullò la sentenza e rinviò gli atti alla Corte di Appello di Bari affinché fosse valutata la sussistenza del concorso di colpa. Il processo di appello bis, per le sole questioni civilistiche, dal momento che il reato di omicidio colposo è ormai prescritto, è fissato per il 14 gennaio 2021.
«Come tutti sanno, dopo la sua morte (Vinny, ndr) - scrive ancora Biagio Moretti - è nata la Fondazione, dedicata a lui e sua cugina, impegnata in progetti per la sicurezza stradale. Grazie alla stretta collaborazione con il Comune di Bari, siamo entrati nelle scuole, abbiamo parlato con i giovani. Forse qualcuno lo abbiamo anche convinto dell’importanza della responsabilità durante la guida. Abbiamo portato i nostri progetti sulle strade della movida e nelle discoteche. Ma non posso nascondere l’amarezza che la mia famiglia ed io portiamo dentro per una giustizia che fa fatica a dare risposte. Noi ancora aspettiamo la nostra, sicuramente come tante altre famiglie. Perché, se è vero che niente può riportare in vita i nostri angeli, è altrettanto vero che tutti hanno diritto alla verità. Noi aspettiamo ancora e aspetteremo quanto necessario - conclude - anche se mi rifiuto di credere che siano necessari più di 18 anni per capire: lo devo a mio figlio, alla sua vita spezzata in un attimo a causa dell’errore di qualcuno».