Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Venticinque euro per un voto, indagati in cinquanta
L’inchiesta Un candidato del Municipio I accusato di corruzione. Ancora aperto il filone sui consiglieri comunali
La Procura di Bari ha chiuso la prima inchiesta su presunti episodi di corruzione elettorali che risalgono alle amministrative baresi del 26 maggio 2019. C’è anche un’altra inchiesta su quelle votazioni: è quella che riguarda il filone dei consiglieri conclusa dai poliziotti della Digos. Le carte sono in mano ai magistrati.
BARI La procura di Bari ha chiuso la prima inchiesta su presunte corruzioni elettorali che riguardano le elezioni amministrative a Bari del 26 maggio 2019. Le indagini portate avanti dai carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Claudio Pinto, contano 50 indagati, tra cui un candidato alla carica di consigliere del Municipio 1 di Bari, Carlo De Giosa eletto con la lista «Sud al Centro» della coalizione di centro sinistra: è indagata anche la figlia Donata. Secondo le indagini i due sarebbero i corruttori, mentre gli altri 48, tutti elettori, sono accusati di essersi lasciati corrompere. Dagli accertamenti dei carabinieri è emerso che agli elettori sarebbero stati promessi 25 euro per ogni voto in favore di De Giosa.
L’indagine è partita da una denuncia contro ignoti presentata dal Movimento
5 Stelle. Nell’esposto veniva spiegato che il movimento era entrato in possesso di un file audio/video diffuso su whatsApp relativo a promesse di denaro in cambio di un voto alle urne. È emerso poi che si trattava di un messaggio vocale e la voce identificata sarebbe stata quella di Donata De Giosa. «Devi venire qui da lui e devi parlare con lui. Ogni voto che gli darai o gli porterai papà ti pagherà. Tipo due voti sono già 50 euro, quattro voti sono già cento euro. Cioè per dirti non c’è un limite, ti può pagare quanto vuole, ma ovviamente tu gli devi portare i voti» avrebbe detto Donata De Giosa al suo interlocutore.
I carabinieri della sezione di pg del Tribunale durante le attività investigative hanno eseguito perquisizioni e sequestri (in particolare sono state trovate fotocopie di documenti di identità di persone che risiedono nel territorio del Municipio 1, numerose schede elettorali e la somma contante di oltre 4mila euro) e dal telefono della figlia del candidato sono stati estratti numerosi messaggi whatsApp inviati a decine di cittadini baresi, tutti con lo stesso contenuto. È stato così appurato che il candidato e sua figlia «promettevano a numerosi elettori e , per loro tramite, anche ad altre persone dai medesimi conosciute - è scritto nell’imputazione - la somma di denaro pari a 25 euro». I fatti contestati risalgono al periodo tra febbraio e giugno 2019.
C’è anche un’altra inchiesta che riguarda le elezioni amministrative del 2019 a Bari ed è quella portata avanti e conclusa dai poliziotti della Digos di Bari. Le carte di quell’indagine sono ora in mano ai magistrati baresi: un fascicolo di inchiesta (le indagini erano almeno una decina ma è possibile che siano confluite in una inchiesta unica) in cui sarebbero indagati candidati di centrodestra e di centrosinistra. Nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di corruzione elettorale.
Il filone L’indagine venne avviata dopo una denuncia contro ignoti del M5S