Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nuovo partito di Vendola Tanti sì e qualche dubbio
Bavaro entusiasta, Abbaticchio disponibile. Laforgia resta scettico ma non ostile
Bavaro è entusiasta, Abbaticchio disponibile, l’avvocato Laforgia resta scettico ma non chiude. Così i vari volti della sinistra pugliese commentano la volontà di Vendola di fondare un nuovo partito.
❞ Vendola Le battaglie della sinistra disegnano un percorso tormentato: è tempo di tirare le reti e far partire la barca Serve il partire, serve il partito
BARI L’intervista di Nichi Vendola al nostro giornale contiene due tracce: un’agenda di lavoro suggerita alla giunta Emiliano e un proposito politico nuovo. «È tempo – sottolinea l’ex governatore a tal proposito – di far partire la barca: serve il partire, serve il partito». Sono parole che segnano una netta inversione di tendenza rispetto al recente passato, quando Vendola teorizzava il contrario: la necessità «del partire» (mettersi in moto) e «non del partito». In mezzo gli anni tumultuosi dell’ascesa del populismo.
«Quelle parole – dice Nico Bavaro, segretario di SI, l’attuale partito di Vendola – sono molto chiare, non c’è bisogno di un’esegesi profonda per interpretarle. Nichi ritiene fondamentale, in questa fase storica, l’esistenza di una forza collettiva, quindi di un partito». Un altro rispetto a SI? «La sinistra – afferma Bavaro – è traversata da una frammentazione esasperata. Ma si può ritrovare attorno a giustizia sociale, difesa dell’ambiente, questioni di genere, tutela delle giovani generazioni. Puglia solidale verde (la lista presentata alle Regionali, rimasta senza seggi, ndr) è stata un contributo per porre rimedio alla frammentazione. Sinistra italiana prova a essere il lievito per un partito più grande. Il percorso è già avviato: con Italia in Comune e alcune frange uscite dai 5 Stelle, come Fioramonti e Lattanzio».
«Personalmente – riflette Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vice coordinatore nazionale di Italia in Comune – credo molto ai partiti, citati dalla Costituzione quali strumenti per partecipare alla vita politica. Certo, abbiamo attraversato una fase in cui i partiti hanno tradito le attese e sono stati superati da altre esperienze. Ora, anche a causa della pandemia che rende tutto più incerto, riemerge la necessità dei partiti, formazioni dalle basi più solide rispetto ai movimenti. Dunque più attrezzati a alla politica, innanzitutto, l’approfondimento più che sul regionalismo, assolutamente inviolabile, su come alle diverse latitudini sia stato attuato, alla luce di quello cui il Paese continua ad assistere, nonostante un’emergenza ormai mondiale.
Abbiamo visto “in diretta” lo sfilacciamento dello Stato, con lo strattonamento da ogni parte di coperta metaforicamente stretta: e questa volta più che dal Sud, da parte di quel Nord con tutto l’egoismo di cui è capace, e che oggi torna sul refrain della “secessione dei ricchi”: questa volta, forse, sostenuta anche da qualche sponda sudista, già manifestatasi possibilista.
La battaglia politica, e ad un tempo culturale, oggi sarebbe un tagliando che riconduca le Regioni, in qualche caso intese come Stato nello Stato, al ruolo originario, rivisitandone le competenze: la crisi dello Stato oggi s’identifica affatto marginalmente nella crisi delle Regioni cui, per converso, compete la responsabilità di gestire un bilancio parallelo pari a quello dello Stato (pur senza conoscere bene i dati) e ad un tempo nel contagio dal mal comune dell’eccessiva personalizzazione, per cui nella prassi di governo i presidenti agiscono ed operano come se davvero fossero dei governatori.
Mezzogiorno Federato, dunque, a scapito delle generose intenzioni del proponente, potrebbe ridursi ad una splendida utopia. Ed allora, utopia per utopia, perché non cogliere l’occasione di un importante anniversario per una discussione teorica, politicamente ed autorevolmente sostenuta, sul futuro delle Regioni facendo tesoro di quel che è stato?
Tra il 1971 e 1972, a soli due anni dall’insediamento, il Psi organizzò un convegno nel quale furono posti due problemi: il riassetto territoriale delle Regioni (le Macroregioni) e quello delle famose “vie adriatica e tirrenica” per decongestionare il trasporto su gomma, ancora oggi incombente più che mai. Se questo fu possibile quando le Regioni erano ancora in culla perché non potrebbe, anzi dovrebbe, farsi dopo mezzo secolo quando, detto con tutta franchezza, se ne sente, e molto di più, il bisogno? guardare al futuro». Disponibili a interloquire con Vendola? «Siamo un movimento nato su base civica: per noi è difficile ragionare su un partito della sinistra (e aggiungo che anche il concetto di sinistra andrebbe rivisto). Detto ciò, se al centro della discussione si mette l’ambiente, la solidarietà, l’innovazione tecnologica, lo sviluppo, direi che la discussione è possibile».
Scettico sull’invito vendoliano è Michele Laforgia, animatore dell’associazione La giusta causa: «Che sia necessario e urgente partire, non c’è dubbio. La sinistra, non solo in Puglia, è ferma al palo da anni, avendo dolosamente abortito ogni tentativo di costruire, se non una casa comune, almeno una rete di relazioni diversa dai cartelli elettorali. Ma ho qualche dubbio che, nelle condizioni in cui siamo, soprattutto in Puglia, sia concretamente realizzabile un partito». Laforgia è problematico ma non chiude: «Occorre partire dalle tante realtà presenti sul territorio e nelle istituzioni. Scambiare esperienze, mettere insieme competenze, costruire forme stabili di coordinamento. Solo così saremo in grado di costruire una cultura politica comune e una forza capace di contare, non solo alle elezioni. Se si tratta di lavorare per questo, con spirito inclusivo, siamo pronti a fare la nostra parte».
Un atteggiamento simile arriva da La forza di Puglia, esperienza che muove dal pensiero del compianto assessore Minervini. «Sento il bisogno di una casa – dice Felice Spaccavento, primo nella lista Puglia solidale verde – che sia un contenitore delle istanze della sinistra moderata e sappia guardare ai movimenti, ai territori, alle associazioni. La sinistra ha bisogno di un partito, ma soprattutto ha bisogno di ciò che partito non è e che noi della Forza di Puglia ci siamo sforzati di rappresentare». La barca si è messa in movimento.