Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’università batte anche il Covid
Bari seconda al Sud nell’attribuzione dei punti organico. E le immatricolazioni reggono
Con 55,8 punti organico l’ateneo di Bari è secondo al Sud nella classifica della premialità: un buon viatico per avanzamenti di carriera e assunzioni. Reggono le immatricolazioni.
Un algoritmo dai meccanismi
BARI complicati e per certi versi sperequativi determina i punti organico che il ministero dell’Università e della ricerca assegna ogni anno alle Università italiane. Punti organico che, in sostanza, rappresentano il budget disponibile in ciascun ateneo per poter assumere nuovo personale in sostituzione di quello andato in pensione e procedere con gli avanzamenti di carriera. Per il 2020 l’Ateneo barese intitolato ad Aldo Moro, ha ottenuto un contingente di punti organico pari a 55,08, ottenendo la premialità del 20% attribuita dal ministero alle Università con un valore dell’indicatore delle spese di personale inferiore all’80%.
«Sono molto soddisfatto su come si sta muovendo il ministro Manfredi – commenta il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini –. Il ministro ha fatto degli interventi significativi sul sistema universitario in merito al reclutamento del personale e quindi ai punti organico. Anche prima del Recovery fund che, mi auguro – continua Bronzini - abbia ricadute anche sul sistema della ricerca che è il nostro vero volano». Ma, c’è un ma. «Penso che vadano messe in discussione le modalità distributive dei punti organico e quindi vadano rivisti alcuni criteri – sottolinea -. So
Soddisfazione Il rettore Bronzini: «Sono molto contento, spero che venga premiata la ricerca»
che all’interno della Conferenza dei Rettori delle Università italiane c’è una Commissione ad hoc impegnata su questo fronte che spero riprenda presto il lavoro interrotto. Penso – incalza Bronzini - che in questo Paese sia il momento dell’investimento nei settori della ricerca che possono garantire una qualità di formazione più elevata e soprattutto una ricaduta sulla costruzione di nuove figure per il mercato del lavoro».
Il criterio a cui si riferisce Bronzini è quello che considera nelle entrate degli atenei anche il gettito delle tasse degli studenti. Praticamente chi incassa più tasse dagli studenti, a conti fatti, ha maggiori possibilità di turn-over. E siccome a più docenti corrispondono più corsi e, quindi, maggiore capacità di attrarre studenti, si capisce dove sia la sperequazione che spesso danneggia le università del Sud. «E’ assurdo – spiega Bronzini – che per esempio la facilitazione della no tax area a 25mila euro data dall’Università di Bari agli studenti possa diventare un boomerang. L’abbassamento delle tasse non può diventare un elemento negativo legato alla diminuzione di introito nelle casse dell’ateneo. Se il criterio degli introiti dall’esterno come elemento qualificante è uno dei valori di attribuzione – prosegue il rettore - è ovvio che tutte le regioni che hanno Pil e investimenti nel settore privato non molto elevati, risentono di una sperequazione. Per quanto riguarda i finanziamenti esterni, sulla scia di un esercizio messo in essere negli anni passati dall’ex rettore Uricchio che aveva aperto questa via, stiamo cercando di ampliarla».
Bronzini spiega che già a luglio Uniba ha fatto una manovra assunzionale «varando, fra ricercatori di tipo B, professori associati e ordinari, 140 posizioni, che si svilupperanno in due anni». Al ministro Manfredi, il rettore Bronzini chiede di «separare il reclutamento di nuovo personale dalle progressioni delle posizioni interne nell’assegnazione dei punti organico».
Sul fronte immatricolazioni, «siamo in linea con quelle dello scorso anno – dice il Magnifico - con circa 8mila nuovi iscritti». Le facoltà più gettonate quelle di informatica e lingue.
Il Meridione Nel complesso il Sud è penalizzato dai criteri, come quello legato alle tasse