Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Gli 007 del virus in trincea: «Così troviamo i contatti»
LA PREVENZIONE Una sala operativa per il tracciamento nella provincia di Bari Allertati tutti i contatti stretti di chi è risultato positivo
Mille contatti al giorno, centinaia di telefonate, un puzzle da ricostruire passo dopo passo e una responsabilità enorme che non lascia spazio ad altri pensieri, ad altri impegni. Sono loro gli «007» del Covid in provincia di Bari: undici medici, due assistenti sanitari e un’educatrice che hanno un compito fondamentale, quello di rintracciare i contatti stretti di un positivo al coronavirus, telefonare tutti uno ad uno, metterli in isolamento e disporre il tampone. Un’opera mastodontica che va fatta con estrema precisione, lavorando alacremente anche oltre le 12 ore, con umanità, passione e soprattutto tanta attenzione. Ecco il centro Eic (acronimo di epidemic intelligence service) che fa capo al dipartimento di prevenzione dell’Asl di Bari, nato il 16 settembre con lo scopo di attuare la sorveglianza anticovid in tutta la provincia, divisa per comodità in tre zone: area metropolitana, nord e sud.
Una centrale operativa che necessita certamente di più personale, almeno altri venti , e che forse sarà potenziata nel giro di due settimane come confermano fonti regionali. «Le segnalazioni dei positivi arrivano ogni giorno e fino a che i numeri erano contenuti tutto era gestito in maniera veloce, adesso è un po’ più complicato ma i tempi sono comunque ragionevoli, al massino entro le 48 ore siamo già al telefono con il positivo. Arrivano quasi mille contatti al giorno». A parlare è Sara De Nitto, responsabile del dipartimento che ha in carico l’Eic di Bari, ed è una delle tante anime del centro. «Tutte le persone identificate come contatti stretti devono restare a casa e sono monitorati da noi quotidianamente. La priorità adesso è alla scuola dove costantemente ci segnalano di positivi. In quel caso tutta la classe viene posta in isolamento», spiega De Nitto.
«Grazie a una piattaforma informatica segnaliamo con estrema precisione i dati di ogni persona contattata, le scadenze e attiviamo gli allarmi così da ricordarci di disporre il controllo a fine quarantena». Un lavoro di prevenzione ma anche di contatto a distanza.
«Alcuni hanno paura delle conseguenze della malattia. Altri di perdere il lavoro, di essere additati come untori». Lo spiega Letizia Calaprice, 36 anni, assistente sanitaria, laureata in scienze della prevenzione, da marzo è impegnata nei tracciamenti dei malati covid. È lei a spiegare il sistema con il quale si arriva a rintracciare il contatto stretto, ovvero colui il quale è stato un tempo minimo di 15 minuti con un positivo, in un ambiente chiuso, a meno di un metro e senza mascherina. «Si parte con una intervista telefonica. Al positivo che ci è stato segnalato o dal medico di base, o dal laboratorio chiediamo cosa abbia fatto nelle 48 ore precedenti al tampone, che sintomi avverte, perché ha deciso di fare il tampone, chi ha frequentato e i numeri di cellulare di quelle persone - dice Calaprice - Poi parte la seconda fase. Si rintracciano tutti i contatti stretti, si dispone per loro l’isolamento fiduciario, e un tampone programmato dopo 10 giorni. Tutti vengono chiamati ogni giorno per monitorare lo stato di salute». Centinaia di contatti al giorno, ma non bastano: «È un’onda enorme, che continua a crescere».
Telefonate costanti fino alla totale guarigione Hanno tutti paura del futuro
Anche mille contatti al giorno Priorità alle persone più fragili e alle scuole