Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Allarme negli ospedali, stop ai ricoveri nella Bat Mater Dei, altri 80 posti
Con l’aumento dei contagi si aggrava inevitabilmente la situazione negli ospedali pugliesi. Proprio ieri la Asl della Bat ha disposto lo stop dei ricoveri programmati negli ospedali di Andria e Barletta, con l’eccezione di quelli indifferibili e a carattere oncologico. Timori anche a Foggia e Bari, dove ieri è stata annunciata l’attivazione di altri 80 posti alla Mater Dei.
BARI I posti negli ospedali si stanno riducendo sempre di più e le chiamate al 118 sono aumentate di un quarto rispetto a solo pochi mesi fa. Da 900 a 1.350 contatti al giorno e chi compone il numero di pronto soccorso non sempre è in emergenza e deve essere soccorso, ma chiede consigli alle prime avvisaglie delle sintomatologie da contagio Covid. È il quadro tratteggiato nelle parole del dirigente della centrale operativa del 118, Gaetano Dipietro, che con tutti i suoi uomini sta vivendo momenti di apprensione anche per altri due positivi diagnosticati all’interno di una squadra del 118.
Chi sta telefonando al 118 in questi giorni?
«Qui ci chiama chiunque abbia da chiedere un’informazione e noi con molta attenzione valutiamo se abbia oppure no bisogno di un soccorso. Il più delle volte non è così e forniamo i numeri di telefono da contattare».
Ci sono stati contagi nel vostro reparto?
«Ieri mattina le postazioni
di Adelfia e Palo del Colle, nel Barese sono state temporaneamente chiuse. Sono in corso le sanificazioni. Poi c’è sempre da capire se si sono contagiati fuori dall’ambito lavorativo o nel corso della loro attività, questo comunque non cambia nulla. La situazione è molto delicata e in alcuni momenti viviamo delle sofferenze dovute al sovraccarico di lavoro e delle chiamate».
E negli ospedali? «Hanno ancora qualche posto ma le richieste di ospedalizzazione sono tantissime, anche se secondo me bisogno potenziare la possibilità di curare a casa chi non ha bisogno di un ricovero. Il carico di lavoro per il personale è certamente aumentato di diverse centinaia di interventi perché gli effetti della seconda ondata della pandemia sono evidenti, il numero di telefonate è lievitato nelle ultime settimane ma non sempre, però, la richiesta si trasforma in una presa in carico con invio dell’ambulanza».
Quanta esperienza ci vuole per fronteggiare questi momenti?
«La situazione è nuova per tutti, nessuno era pronto a una emergenza del genere. L’esperienza l’abbiamo maturata nel corso di questi mesi, ce la siamo fatta sul campo anche confrontandoci con altri colleghi in giro per l’Italia, ma ce la stiamo mettendo tutta».
Quanta attesa c’è dal momento in cui prelevate un paziente al suo ricovero?
«Se c’è una patologia concomitante con il Covid, tipo un infarto, un paziente che deve dializzare, o un ictus, dove i tempi sono fondamentali, allora si riesce a trovare un varco veloce, altrimenti si può aspettare anche qualche ora».
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Vogliamo capire come i nostri operatori si siano contagiati