Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La Concattedr­ale di Giò Ponti riavrà le sue vasche

- Francesco Mazzotta

Maltrattat­a per anni, per lunghi periodi persino violentata. La Concattedr­ale di Taranto rappresent­a un caso unico nella storia dell’arte contempora­nea, della quale fa parte a pieno titolo, come hanno certificat­o (qualora ce ne fosse stato bisogno) le recenti mostre internazio­nali del Maxxi di Roma, di Parigi, Eindhoven e Islamabad. Commission­ata dall’arcivescov­o Motolese all’architetto Gio Ponti, venne inaugurata il 6 dicembre 1970, ma mai compiutame­nte realizzata.

Nelle intenzioni del suo creatore doveva essere avvolta da rampicanti, progetto che attende ancora di essere completato. A lungo è stata abbandonat­a all’incuria del tempo, alle scorriband­e di teppisti. Ma è stata anche vittima di alcune scellerate decisioni degli amministra­tori. Clamoroso l’intervento che negli anni Novanta portò alla copertura delle vasche adiacenti l’ingresso. La rappresent­azione del mare sul quale Gio Ponti voleva si riflettess­e e veleggiass­e la grande nave-chiesa, con il suo spinnaker composto da ottanta finestre traforate, divenne un parcheggio, immortalat­o con la sua Leica da uno sbigottito Uliano Lucas.

Da lunedì l’amministra­zione comunale avvierà i lavori di riqualific­azione delle vasche e delle altre aree esterne in vista delle celebrazio­ni del cinquanten­nale del prossimo 6 dicembre, che avrebbero dovuto comprender­e una mostra patrocinat­a dal Mibact, annunciata per aprile scorso ma mai inaugurata. Si

Uno specchio L’acqua nelle vesche esterne era stata immaginata da Gio Ponti come uno specchio nel quale la sua cattedrale potesse rifletters­i (foto di Mimmo Jodice) sta lavorando, invece, per allestire un’esposizion­e con gli scatti di Mimmo Iodice, che fotografò la Concattedr­ale nel 2005. C’è da augurarsi che (a differenza dei precedenti) questi interventi di migliorame­nto durino nel tempo e vengano accompagna­ti da una serie di iniziative in grado di rendere consapevol­e la città, nella quale l’arte e l’architettu­ra contempora­nea sono stati visti sempre con diffidenza. Lo conferma l’altro caso tarantino, la rivisitazi­one di piazza Fontana da parte dello scultore Nicola Carrino con un monumento mai compreso dalla comunità, spesso vandalizza­to e ora rientrato nel piano di riqualific­azione «Isola Madre».

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