Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Stanca e confusa la politica ora (ri)alzi il passo
Ad un mese e più dalle elezioni, la politica pugliese attraversa una fasi di stanca ingiustificabile con l’emergenza pandemica.
Certo, la proclamazione dei nuovi consiglieri non è ancora avvenuta, ci sono tempi tecnici, ricorsi, conteggi per definire la platea degli eletti. Ma i tempi morti, giustificabili, più o meno, in tempi di normalità, non lo sono più in questa stagione pandemica che con la seconda ondata sta mettendo a rischio il doppio binario, che non va disgiunto tra salvaguardia della salute e tutela delle libertà, individuali, collettive ed economiche. Non possiamo più perdere tempo anche in Puglia, dinanzi all’impennata dei contagi. Se nella prima ondata, la regione ha pagato meno dazio, adesso occorre alzare il livello. E soprattutto, creare una struttura sanitaria più adeguata alla nuova tempesta: occorrono più medici (con i tanti laureati in lista di attesa che ci sono), infermieri specializzati, più terapie intensive. L’impressione che siano stati sciupati i mesi estivi, con la speranza che il virus si dileguasse da solo, non è solo una illazione da odiatore da tastiera. I giorni passano e i cittadini sembrano attendere un altro lockdown nazionale e globale come se fosse una inevitabile maledizione biblica. Uno stop, però, che non può permettersi il Paese e nemmeno la Puglia. Il governo centrale ha scaricato le responsabilità delle decisioni più gravi su Comuni e Regioni. Così Decaro a Bari chiude tre aree centrali per evitare assembramenti ed Emiliano proibisce l’insegnamento in presenza negli ultimi tre anni delle superiori. Decisioni giuste o sbagliate? La tribù della politica si divide. In ogni caso Decaro e Emiliano hanno avuto il coraggio di rivedere e correggere disattenzioni e sottovalutazioni emerse nel “generale agosto”, di cui ora si pagano le conseguenze. Alla politica regionale si richiede ora un cambio di passo, invece di inseguire progetti velleitari, come l’ipotetico coordinamento delle liste civiche, o la chiamata a raccolta dei parlamentari di Pd e M5S, che hanno poche, se non nulle, possibilità di andare in porto. Ed è chiamata a liberarsi al più presto dal limbo in cui è piombata. La politica non è come il campionato. Non si può attendere la chiusura del calciomercato, perché i problemi non vanno in ferie. Soprattutto non va in vacanza il virus. Non c’è tempo per preparare la nuova squadra, né si può sperare che un solo fuoriclasse possa permettere di vincere una sfida campale. Ma dinanzi alla pandemia, se non si corre ai ripari al più presto, non ci saranno più vincitori o vinti, ma solo vittime.