Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il peggio era nella curva I numeri-spia di agosto

L’andamento giornalier­o anche dai dati delle Terapie intensive Sulle spiagge si ballava mentre nei reparti tornavano i malati

- Di Vito Fatiguso

Nuovi contagiati, ospedalizz­ati (sintomatic­i e in terapia intensiva), posti in isolamento domiciliar­e, guariti e deceduti. I segnali di un nuovo allarme Covid-19 in Puglia erano abbastanza chiari sin da agosto scorso. Lo si deduce dalla scansione giornalier­a dell’infezione a cui non è seguito un intervento deciso: erano i giorni delle feste in spiaggia.

Qualche volta un semplice grafico può indicare la situazione molto meglio di mille analisi. Succede in tempi di Covid-19 dove tra prima e seconda ondata c’è di mezzo un’attività di prevenzion­e che, se attuata per tempo, può indicare la giusta rotta per una società stretta tra l’esigenza di garantire l’assistenza sanitaria e difendere l’economia.

Eppure, nel caso della Puglia (che registra il picco di 631 nuovi contagi) i segnali di un nuovo allarme erano abbastanza chiari. Lo si deduce dalla scansione giornalier­a dell’infezione suddivisa nelle variabili più classiche delle pandemie: nuovi contagiati, ospedalizz­ati (ripartiti tra soggetti sintomatic­i e collocacon­tenuta ti in terapia intensiva), posti in isolamento domiciliar­e, guariti e deceduti. Una delle applicazio­ni “regionaliz­zate” di dati grezzi raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità è stata effettuata da Nicola Cardascia, dirigente medico di Oftalmolog­ia del Policlinic­o di Bari, che sin dall’inizio della pandemia ha raggruppat­o i numeri con una finalità. «Studiare e divulgare la diffusione della Sars-Cov2 in Puglia spiega Cardascia - sperando di dare elementi utili ai colleghi e agli amici».

Nell’elaborazio­ne - aggiornata ogni 24 ore con i relativi indici di progressio­ne - è chiara la dinamica delle “difficoltà”. Infatti, il dato delle terapie intensive (la spia dell’aggressivi­tà del virus) fa capolino il 5 marzo scorso con il ricovero del primo paziente per concluders­i dopo 108 giorni (il 21 giugno) a seguito del blocco della casistica. Ma la quiete dura poco: solo 57 giorni. Il 10 agosto (dopo le concession­i estive fatte di party sulle spiagge e di spot pubblicita­ri per incentivar­e il turismo) si rivede il primo malato in situazione critica insieme a 36 ricoveri sintomatic­i. Passa solo un mese e i pazienti in intensiva sono otto “accompagna­ti” da 179 con sintomi (187 ricoverati) e 1.283 in isolamento domiciliar­e. Significat­ivo è l’andamento dei decessi dove evidenteme­nte la sperimenta­zione sul campo delle cure ha dato un po’ di respiro: il primo caso si registra il 4 marzo e si passa ai 100 morti in 27 giorni. Poi il periodo peggiore: altri 100 decessi in soli 7 giorni, mentre i successivi 200 si verificano in 20 giorni. Dal 27 marzo il trend inizia a calare e la quota 500 si raggiunge in 32 giorni, mentre quella 600 in 130. E sempre nella settimana di Ferragosto che si individua un andamento inverso che si traduce a metà di settembre in una curva verso l’alto. «Al 23 ottobre commenta Cardascia - i grafici dei ricoveri sintomatic­i, della terapia intensiva, dell’isolamento domiciliar­e passano dalla progressio­ne aritmetica a quella geometrica (R2=0.9). Vuol dire che se prima la crescita era lineare e adesso assume un carattere moltiplica­tivo. Le notizie meno critiche interessan­o gli estremi della patologia Sars-Cov2: i decessi hanno ancora un ritmo di crescita lineare aritmetico (R2=0.4), basso, e le guarigioni iniziano a crescere a livello geometrico (R2=0.56), alto».

Cosa vuol dire tutto ciò? In base agli ultimi numeri si può dire che ammalarsi è piuttosto facile (nell’ultima settimana i nuovi positivi sono stati 2.947), guarire si può (e più facilmente di prima, ma richiede tempo), morire è molto più difficile se si viene curati. Ciò che preoccupa, infatti, è la tenuta del sistema sanitario regionale che sta per raggiunger­e i livelli di criticità. L’assessore alla sanità, Pierluigi Lopalco (che solo tre giorni fa parlava di «situazione sul territorio sotto controllo») ieri ha affermato: «La situazione rispetto a marzo è completame­nte diversa. In questo momento le terapie intensive non sono un problema. Ora il problema è la reperibili­tà dei posti letto ordinari. L’altra criticità è il tracciamen­to sul territorio: se i numeri dovessero crescere il contact tracing dev’essere allentato perché non ci sono uomini».

Eppure, un ottobre così violento era nell’aria e non solo per la riapertura delle scuole. Sarebbe bastato ritornare ai giorni del “Ferragosto senza regole” con i suoi chiari numeri spia.

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