Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Rsa di Triggiano sotto choc «Quella non era una festa Aiutateci, serve personale»

- Fabio Postiglion­e

BARI «Siamo devastati per quanto è accaduto. Non sono solo gli ospiti della nostra struttura, per noi sono come una famiglia. Adesso però chiediamo aiuto a tutte le istituzion­i, siamo pronti ad essere anche commissari­ati. Ci serve personale che possa assistere gli anziani rimasti in struttura». Enzo Nitti è uno dei soci della Rsa di Triggiano dove è scoppiato un focolaio che per ora ha coinvolto 90 persone (71 anziani e 19 dipendenti).

Partiamo subito da quanto è accaduto il 2 ottobre. Per la festa dei nonni è stata organizzat­o un party, ci sono le foto pubblicate su Facebook. Era necessaria?

«Una cavolata assurda, si sta montando un caso che non esiste. Quella festa era riservata sono agli ospiti. Non è entrato nessuno da fuori. Le persone che si vedono nelle foto sono i dipendenti che già quotidiana­mente lavorano nella struttura e tutti con le mascherine al volto. Non mi pare che il 2 ottobre ci fossero divieti di assembrame­nti come è adesso».

Sì, ma gli anziani seduti ai tavoli erano senza le protezioni, perché?

«Era un pranzo normale, come quello di tutti i giorni. Non indossavan­o le mascherine perché stavano mangiando. Di diverso dal solito abbiamo preparato una torta e fatto volare dei palloncini bianchi. Era per farli divertire. Sono persone che stanno segregate da mesi. È assurdo quanto si stia marciando su una storia che non ha senso».

Ma allora come è entrato questo virus nella Rsa?

«Supponiamo che sia legato ad alcuni nostri ospiti che fanno la dialisi e che quindi sono costretti ad uscire e sappiamo fuori e negli ospedali la situazione com’è».

Le regole sono state rispettate? Avete usato le precauzion­i giuste?

«Non abbiamo nessuna recriminaz­ione. In struttura non entrava nessuno da mesi. I parenti venivano lasciati all’esterno della Rsa e gli anziani per salutarli si affacciava­no alle finestre. Tutti usavano le mascherine, tranne che per mangiare e dormire. Lo stesso hanno fatto i nostri operatori. Da parte nostra c’è stato il massimo dell’attenzione».

Quante persone ci sono all’Hotel San Francisco, e quanti dipendenti?

«Sono 110 pazienti e 70 dipendenti. Siamo l’unica struttura che ha un numero così alto di personale al servizio degli ospiti: sette infermieri, 35 operatori sociosanit­ari. Eravamo in attesa di firmare il contratto per aprire un’altra ala da destinare alla degenza, così da allargare ancora di più gli spazi».

Quando siete venuti a conoscenza del primo contagio?

«Tra domenica e lunedì, con il primo degli anziani che è stato ricoverato. Poi l’escalation. Abbiamo subito contatto sindaco e medici. L’Asl e la Regione hanno inviato le Usca che in queste ore stanno facendo radiografi­e a tutti gli ospiti della struttura. Ma i nostri infermieri sono finiti, per questo abbiamo chiesto a chiunque di poterci dare una mano. Noi non siamo la classica struttura senza il personale, ma siamo decimati e questo è virus bastardo».

❞ Enzo Nitti Anziani privi di protezioni perché pranzavano Protocolli rispettati

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