Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La cliente e il processo
Il fare del giorno su Piazza Garibaldi. Un chiarore cinerino fra le strutture mastodontiche di Napoli Centrale. Eduardo si destreggia fra gli ambulanti che stendono le loro mercanzie (schiavi neri che smerciano, a schiavi occidentali, i prodotti di schiavi estremo-orientali). Ora accelera il passo verso lo stazionamento delle autolinee con destinazioni extra-regionali. Non può tardare, pena una sfuriata a studio.
La cliente che gli ha raccomandato il dominus dovrebbe essere quella. Del resto si tratta dell’unica presenza che si aggiri accanto al pullman per le Puglie. Lei ha questa figura giovane che nemmeno il montgomery grigio riesce a infagottare. Dall’orlo sbucano due caviglie velate, sottili in un modo toccante. La cliente tiene il cappuccio abbassato sulla testa. Avrà freddo, visto che ha le braccia conserte. Il dominus presso cui è praticante aveva preavvertito Eduardo solo ieri pomeriggio, mentre lui finiva di abbottonarsi il soprabito.
«Ah Eddy! Mi scordavo l’essenziale: domani mattina sei in trasferta».
Come rivolgendosi a un’entità sprovvista di vita autonoma, di un’esistenza personale.
«Dobbiamo depositare la lista dei testi a Bari».
Eduardo, la sua mascella bloccata per la sorpresa e l’indignazione repressa.
«Ero convinto di poter risolvere per via telematica, ma mi hanno risposto picche. Bisogna andare di persona e là non abbiamo nessuno a cui appoggiarci. Il puntochiave: i sette giorni scadono domani».
Il dominus – una macchina da guerra, in vista delle battaglie campali – aveva sbuffato come un toro.
«Io domani sono in udienza».
La sua mezza smorfia: «a dire la verità la cliente si sarebbe offerta di sbrigarla lei, l’incombenza del deposito. Ha insistito molto e l’ho accontentata».
«A nostro rischio e pericolo», Eduardo, acido.
«Infatti», il dominus, mordicchiando il sigaro spento.
Alle sei del mattino albeggia. Il viso della cliente è occultato dalla mascherina chirurgica (lei potrebbe essere bellissima o sfigurata). Per un riflesso condizionato dalla buona educazione, Eddy le ha teso la mano. La cliente smette di abbracciarsi, ricambia la stretta in modo fuggevole. Dopo montati sul bus – praticamente vuoto, una desolazione – lei dà l’impressione di volersi isolare.
Il dominus aveva tamburellato sul piano della scrivania.
«Domani è il termine ultimo prima del dibattimento. E la cancelleria chiude alle tredici, senza né santi né madonne. Se la cliente non ce la fa, noi ci siamo giocati i testi. Il che significa che ci siamo fottuti il processo».
Eduardo si era permesso questo tono confidenziale.
«Ma lei pensa che la cliente non sia capace? Che tipo è? Una sprovveduta? Una persona molto semplice?».
La grassa risata in risposta. «Emma? Ma stai scherzando? Quella è una specie di genio, io la conosco da quando ancora non stava in piedi... Sempre stata precoce, mo’ sta per prendersi una seconda laurea. E ha un eloquio che dà dei punti a parecchi colleghi».
Il bus è partito baldanzoso da qualche minuto. Lo scalo di marcia davanti ai primi incolonnamenti in dirittura del casello. La cliente, per il momento, se ne rimane imbacuccata nel montgomery, ancora intirizzita. Dallo zainetto, deposto sul sedile accanto come un baluardo, sfila un volume spesso e un quadernone. Eddy si è accomodato un paio di file più indietro, non può fare a meno di spiarla. Dalla testa reclinata in avanti, si deduce stia scribacchiando qualcosa che resta fuori dalla portata visiva di chiunque. Il praticante è insonnolito. Ad occhi socchiusi, riemerge il dialogo della sera prima con l’avvocato.
«Sai qual è il punto dolente? Emma ha sempre considerato questo processo un affronto, sono parole sue. Un affronto non tanto a lei, quanto proprio al concetto di Giustizia. Un ribaltamento di responsabilità fra la vittima e il vero carnefice. E dunque non vorrei che la ragazza, proprio per contestare il processo in linea di principio, ci sabotasse. Sì, perfino al punto di arrivare volutamente in cancelleria alle 13 e un minuto. Ci siamo capiti, no?».
Il tratto autostradale è eccezionalmente monotono, per diversi chilometri. Anche i riflessi arancioni sulle chiome degli alberi, dopo un po’, stufano. Il dominus gli aveva sbattuto in mano una cartellina.
«Leggiti il decreto di rinvio e quest’allegato. Così fai qualcosa in viaggio e ti distrai. Sarà lunga».
Eddy ha appena dato una scorsa: alla cliente si imputano atti persecutori. Sbircia verso la giovane china sopra i suoi testi, non fa altro che sottolineare dei passi a matita. Il guaio è che la levataccia lo ha intontito. Quasi senza averne coscienza, Eddy lascia che questo torpore prenda piede, lo avvolga in un manto incolore che smorza i suoni fino a un silenzio sottomarino. Si risveglia solo ora, con un braccio formicolante. Il bus è fermo, non ha più un passeggero a bordo. Eddy balza fuori, in preda al panico. Il distributore, l’aria permeata dal sentore di benzina, le folate dei Tir dall’autostrada: è una sosta programmata in quest’area di servizio. Solo ora Eddy si sente responsabile per qualcosa che trascende un deposito di atti in cancelleria. Il suo slalom fra i mastodonti in sosta, intravede la porta scorrevole dell’autogrill, i tintinnii di tazze e cucchiaini. In gioco è l’incolumità della cliente, a parte il resto. Eddy si guarda intorno, poi ubbidisce ad un sesto e aggira l’autogrill. Può riprendere fiato: la cliente è ai margini dello spiazzo, in un punto dove la vegetazione selvatica si dirada. Non possiamo restarcene a distanza, io sono il tuo sorvegliante, io sono qua per proteggerti. Addirittura Eddy la immagina con la schiena nuda livida dal freddo e lui, cavallerescamente, che la riveste con il proprio soprabito... La cliente si è girata di scatto. Ha sopracciglia e ciglia chiare in un modo sconcertante. Lo stormire che risale dal fondo ventoso della vallata.
«È preoccupata per oggi? Stia tranquilla». A Eddy sembra di frantumare un silenzio che data da quando era matricola. Per tutta risposta lei ha liberato la capigliatura fulva dal cappuccio; la scrolla. La cliente si smaschera, un lieve crepitio come se si scollasse un brano di derma. Questo viso grave e luminoso, vagamente androgino.
«Da qualche giorno ho ripreso», mentre lei cava di tasca pacchetto e accendino. Gli protende una sigaretta fra medio e indice. Eddy accetta, eppure non ha mai fumato. Nel piazzale l’autista del bus si reinsedia al posto di guida. La cliente sorride con una particolare intensità degli occhi. Il colpo di clacson del bus, la tosse di Eddy lo copre irrimediabilmente.