Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Di Cesare, capitano coraggioso Da difensore a bomber
Il capitano grande protagonista con un eurogol contro il Catania L’analisi di tre tifosi d’eccellenza «Valerio è l’anima della squadra»
❞ Pietro Petruzzelli Pur di giocare qui è sceso anche di categoria
❞ Francesco Valiani Lui è trascinatore, uno che non molla. Ha tanta personalità
❞ Angelo Terracenere È tra i migliori, vuol dire che è un vero professionista
BARI Il capitano ha esibito i muscoli al momento giusto. Ma nel gol con cui Valerio Di Cesare ha ripreso lunedì una partita iniziata nel peggiore dei modi, i muscoli sono stati quasi un corollario. A fare la differenza è stato l’assalto da perfetto gigantista, presupposto di un destro degno di un fantasista dai piedi buoni. Anche così il Catania è stato domato. E lui, il difensore con la fascia al braccio, ha confermato di essere di un’altra categoria. La stessa in cui, a suo dire, il Bari non ha ragion d’essere. «Giocar bene non mi interessa – ha detto a fine gara, concreto più che mai – Voglio solo vincere e andare via da questa serie C. Bari merita di più».
Parole che fanno a pugni con il valore estetico di una rete che ha fatto sobbalzare dalla sedia i tifosi seduti a casa, ma che confermano un dato di fatto: i biancorossi hanno un leader. E quel leader è Valerio Di Cesare. «Al di là del gol che ha fatto, alla Insigne e Del Piero – afferma Angelo Terracenere, bandiera del Bari anni ’90 – quello che più piace di questo ragazzo è la personalità. Solo i grandi in quel momento della partita avrebbero preso la squadra in mano. Se è costantemente tra i migliori, peraltro, vuol dire che fa la vita da professionista. E non mi stupisce, visto che parliamo di uno che si è fatto un grande bagno di umiltà scendendo in D. Dico bravo al calciatore, ma soprattutto all’uomo». La storia d’amore tra il Bari e Di Cesare ha vissuto due tappe: la prima in B, una stagione e mezzo tra 2015 e 2017, la seconda in modo quasi inaspettato. I «galletti» erano scesi in D dopo il fallimento dell’era Giancaspro, e lui, che aveva conquistato la serie A a Parma, accettò la corte del team dirigenziale guidato da Matteo Scala. Non fu colpo di fulmine, ma amore vero.
«Per noi è la bandiera, il punto di riferimento – dice Pietro Petruzzelli, assessore barese allo sport – uno che è sceso rispetto alla categoria in cui avrebbe potuto militare, pur di indossare la maglia biancorossa. Forse anche perché si vive bene a Bari, cosa che mi fa doppiamente piacere in quanto amministratore della città». Anche negli occhi di Petruzzelli è vivida l’immagine dello slalom dell’ex Torino. «Quell’azione – dice ancora Petruzzelli – rappresenta un po’ una riscossa per i difensori centrali, sempre costretti a impegnarsi affinché la palla non entri in rete. Apparentemente non hanno i piedi buoni come i colleghi degli altri reparti. Di Cesare ha dimostrato che non è sempre così.
Lo sa bene Francesco Valiani, che con lui ha condiviso la prima esperienza pugliese. L’ex centrocampista del Bari commentava in diretta la partita su Radio Selene, quando l’amico e vecchio compagno di battaglie ha siglato l’eurogol. «È stata una bella soddisfazione – commenta – ma per lui non è la prima volta. Gli piace venire in avanti e tentare la giocata. Sono contentissimo. Lui è un po’ l’anima di questo Bari, un trascinatore, uno che non molla. Ha personalità da vendere e si allena bene». E chissà che, proprio per questo, il matrimonio in biancorosso non possa protrarsi anche oltre. «Non mi stupirei di vederlo ancora in campo, in B con il Bari – conclude Valiani – Lo conosco bene, tira la baracca e gli piace farlo. Ha entusiasmo e non si stanca mai». Nemmeno di stupire. Destro a giro e piedi per terra. I capitani fanno proprio così.