Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA RETORICA DEL «PATTO»

- Di Giandomeni­co Amendola

Un termine oggi ricorrente nell’affabulazi­one politica sul virus è patto. È necessario, si afferma con diverse intenzioni, un patto: un patto tra maggioranz­a ed opposizion­e, tra regioni e governo, tra istituzion­i e paese. C’è persino chi crede, o fa finta di credere, in un patto tra scienza e politica. Il ritornello sul patto – qualunque esso sia - deriva dal fatto che mai come in questo momento il paese è spaccato, come divise appaiono le sue istituzion­i. È da tempo, del resto, che – recuperand­o l’antica tradizione dei guelfi e dei ghibellini - vi sono due Italie – in verità molte di più – che sono l’una contro l’altra armate. La destra contro la sinistra, (esiste anche ben visibile lo scontro tra i populisti di destra e quelli di sinistra) il Sud contro il Nord, (i molto) laici e (i molto) cattolici. Ce n’è per tutti gusti. Paradossal­mente, nel momento in cui l’emergenza della pandemia richiede uno sforzo comune lo scontro è più aspro che mai.

In Italia, del resto, di patti veri ce ne sono stati pochi e di breve durata. In primo luogo la grande alleanza di forze – comunisti, socialisti, liberali, cattolici, partito d’azione che dopo la guerra portò al varo della costituzio­ne ed alla nascita dell’Italia democratic­a. Di questa straordina­ria stagione è testimonia­nza il congresso del Cln tenuto a Bari nel gennaio del ’44. Il grande patto era stipulato non solo per affrontare l’emergenza di un conflitto ancora in corso ma soprattutt­o per costruire il dopo democratic­o per il paese.

Un secondo importante patto politico e sociale fu quello che negli anni ’70 vide l’intesa tra tutti i partiti politici, i sindacati e, soprattutt­o, l’opinione pubblica per combattere il terrorismo che, colpendo da destra e da sinistra, voleva distrugger­e la Stato democratic­o. Il decennio che seguì non fu probabilme­nte quello si sperava, visto che fu una sorta di piano inclinato verso tangentopo­li, ma il patto servì a sconfigger­e il terrorismo ed a fare uscire l’Italia dal tunnel della paura.

Oggi si invoca per affrontare l’emergenza un patto politico e sociale ma non sembra che, retoriche a parte, vi siano volontà convergent­i in questa direzione. Il timore diffuso in maniera bipartisan è che un patto possa distrugger­e i tesoretti di consenso che ciascuno degli attori in campo ha accumulato ed a cui non intende rinunziare. Intanto, i contagi della pandemia aumentano in maniera esponenzia­le e con essi la paura. All’orizzonte si addensano i pericoli di un altro patto, quello tra i cittadini per affrontare lo Stato. Sarebbe la fine.

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