Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Una piazza del sapere per la biblioteca di Taranto
La fase di restyling è durata due anni per un investimento di due milioni. Ospita 160 mila volumi
È stata riconsegnata ala città dopo un restyling durato due anni la biblioteca Acclavio di Taranto. Si tratta un edificio avveniristico in piazza Dante, una struttura che costituisce una piazza del sapere in una città che confida in un rilancio basato soprattutto su cultura e turismo. La biblioteca ospita 160 mila volumi, per la riapertura è stato necessario un investimento di due milioni di euro. Ieri il taglio del nastro da parte del sindaco Rinaldo Melucci.
Negli anni Settanta Taranto cercò soluzioni architettoniche all’avanguardia. All’inaugurazione della Concattedrale di Gio Ponti (della quale quest’anno si celebrano i cinquant’anni) seguì la costruzione del Centro Direzionale Bestat, proprio lungo la direttrice (via Dante) delimitata nella sua estremità periferica dalla grande nave-chiesa. Completato nel 1977, proprio nell’anno in cui venne inaugurato il ponte Punta Penna, grande opera di ingegneria, il centro Bestat avrebbe modificato lo skyline di quella parte della città in forte espansione urbanistica, con due grattacieli posti uno di fronte all’altro, issati su un piazzale sovrastante un sottopasso ancora oggi tra le principali arterie della città. Gli architetti Luigi Piccinnato e Vera Consoli si erano ispirati a La Défense di Parigi.
E ai piedi dei due giganteschi edifici avevano collocato una struttura circolare dall’aspetto avveniristico, con una copertura di cavi metallici, grandi pareti a vetro tutt’intorno e i vari piani concepiti in modo sfalsato, con l’affaccio interno su una grande hall.
Abbandonato (un po’ come tutta l’area) durante la crisi occupazionale ed economica della città, l’edificio in piazza Dante (originariamente doveva ospitare un supermercato) nel 1997 divenne sede della Biblioteca Comunale Pietro Acclavio, ieri riconsegnata alla comunità (dopo una lunga ristrutturazione) con taglio del nastro da parte del sindaco Rinaldo Melucci (in collegamento c’erano il presidente Emiliano e l’assessore Capone).
La fase di restyling è durata due anni, per un investimento di 2 milioni di euro nel progetto Community Library, con l’obiettivo di rendere la struttura una «piazza del sapere», proprio in quello spazio della città un tempo scelto per indicare la strada verso il futuro, ma poi abbandonato all’incuria.
Da oggi riprende il servizio per il prestito esterno, mentre da domani si potranno prenotare le sale studio. Bisognerà, invece, aspettare che la pandemia svanisca per usufruire dei nuovi interventi, a partire dall’auto-prestito.
Un intero piano della biblioteca (con poltroncine anni Settanta) è diventato a «scaffale aperto», dunque con libri a vista (quasi seimila) consultano bili direttamente. L’intervento ha comportato anche la realizzazione di un’area per bambini e sale lettura anche fuori, dove entrerà in funzione un cinema all’aperto.
E all’esterno di quest’edificio, che a guardarlo fa pensare alle moderne biblioteche americane e nordeuropee, da qualche settimana campeggia - a firma del writer Cosimo Caiaffa, in arte Cheone - il volto di Alessandro Leogrande, lo scrittore e giornalista tarantiscomparso nel 2017 a soli quarant’anni. Sarebbe felice di sapere che la biblioteca della sua città, dotata di oltre centosessantamila volumi (patrimonio del quale fa parte il prezioso fondo Acclavio), è stata ripensata come servizio di welfare culturale. Il Comune ha voluto farne un’agorà della cultura, una biblioteca di studio (e in parte di ricerca e conservazione, qual è stata sinora) ma anche struttura accessibile a tutti capace di rispondere al bisogno informativo e di conoscenza della sua utenza di riferimento, trasfigurandosi in uno spazio di aggregazione sociale, soprattutto per i giovani. I quali potranno avvicinarsi più facilmente alla lettura, non solo utilizzando i più moderni strumenti informatici, ma partecipando ad eventi e attività culturali in aree appositamente attrezzate. Per riappropriarsi di una parte della città che sembrava perduta.