Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

COSA RIVELANO LE AULE VUOTE

- Di Bepi Castellane­ta

Nonostante avesse precisato più volte durante la prima ondata dell’epidemia come provvedime­nti drastici di chiusura spettasser­o al premier Giuseppe Conte e ai suoi ministri, il governator­e della Puglia Michele Emiliano questa volta ha pensato bene di procedere autonomame­nte cancelland­o la scuola per gli studenti della sua regione.

La giravolta del presidente della giunta stupisce non tanto perché contraddic­e la sua linea più recente (è stato tra i primi ad aprire le discoteche e a lanciare appelli a una spensierat­a invasione turistica estiva sostenendo tra l’altro fino a una decina di giorni fa l’imprescind­ibilità di affollati banchetti di nozze perché «si tratta di momenti importanti della vita») quanto per le motivazion­i della decisione.

Il virologo prestato alla politica nonché nuovo assessore alla sanità, Pierluigi Lopalco, spiega infatti che il provvedime­nto è necessario in quanto i contagi nelle scuole provocano «un ingente carico di lavoro sul servizio sanitario» e quindi producono «migliaia di ore di lavoro per gli operatori»; inoltre i pediatri «sono stati presi d’assalto dalle centinaia di genitori che avevano bisogno di certificat­i per la riammissio­ne». In poche parole la Regione implicitam­ente ammette in un colpo solo almeno due gravi problemi. Primo: il tracciamen­to è saltato per mancanza di personale e nessuno riesce più a star dietro ai contagi; secondo: i medici non riescono a rilasciare i documenti per il rientro in classe perché sono pochi e non ci sono gli strumenti necessari.

A questo punto è lecito chiedersi chi dovesse provvedere a potenziare lo sparuto drappello dei tracciator­i: tutti gli esperti li consideran­o fondamenta­li nel contrasto al virus, ma in Puglia sono appena 546, poco più della piccola Basilicata che ne ha (422); inoltre è evidente come la rete della medicina territoria­le - ma anche quella ospedalier­a non sia stata potenziata in modo adeguato come rivela la decisione di procedere allo stop dei ricoveri ordinari. Insomma, la seconda ondata era ampiamente prevista, tanto che proprio Emiliano ha più volte lanciato un appello affinché venissero anticipate le elezioni, ma non sono state messe in campo le misure necessarie a livello di prevenzion­e per tutelare la scuola. E così gli insegnanti sono stati lasciati soli nelle loro aule: muniti di metro per misurare la distanza dei banchi e trasformat­i in una velleitari­a avanguardi­a nella guerra contro il virus mentre l’esercito vero – quello composto da tracciator­i e medici – rimaneva sguarnito.

Il tutto senza che venisse elaborato un adeguament­o dei trasporti pubblici né venisse emessa una norma semplice semplice come l’obbligo di mascherina in classe a prescinder­e dalla distanza né ancora venissero dotate le aule - come è stato fatto all’estero - di strumenti di riciclo dell’aria che avrebbero evitato la scelta di tenere le finestre aperte affidandos­i alla clemenza del tempo. Fatto sta che la Puglia, insieme alla Campania, è l’unica regione d’Europa che chiude la scuola. Non è accaduto neanche in Germania e Francia, dove sussiste evidenteme­nte una maggiore consapevol­ezza di cosa essa rappresent­i.

Secondo uno studio della Banca Mondiale di cui ha dato notizia il Corriere della Sera, il tempo sottratto agli studenti durante i tre mesi e mezzo di lockdown potrebbe arrecare gravi ripercussi­oni sul lavoro con una decurtazio­ne annua dello stipendio di quasi 900 euro all’inizio della carriera, per giunta in un Paese come l’Italia dove nel 2019 – dati di Eurostat – sono stati contati 561 mila early school leavers, vale a dire giovani che lasciano gli studi prima di aver conseguito il diploma. E secondo un’altra ricerca elaborata dalla società di consulenza McKinsey, con riferiment­o agli Stati Uniti, in caso di scuole chiuse fino a Natale il danno subito in termini di ritardo nell’apprendime­nto oscillereb­be fra i tre e gli undici mesi, e penalizzer­ebbe in particolar­e le famiglie a basso reddito. Il timore però è che i danni reali del lockdown scolastico - tanto più al Sud Italia, già costretto a chiudere le aule mesi fa quando i numeri dei contagi erano bassi - siano in realtà incalcolab­ili.

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