Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il saluto di Cacucci «La città è cresciuta»

- Petruzzell­i

Giuseppe Satriano (nella foto piccola) è il nuovo arcivescov­o della diocesi Bari-Bitonto. Succede a Francesco Cacucci, che lascia dopo 21 anni. «Ho visto una città crescere, ho registrato il Rinascimen­to di una città nella sua capacità di identità sociale», spiega Cacucci in un’intervista al Corriere. «Il momento più bello? Il Congresso eucaristic­o a Bari dal 21 al 29 maggio del 2005, con la presenza di Papa Benedetto XVI ad appena un mese dalla sua elezione», spiega Cacucci.

BARI Sessant’anni, una lunga attività pastorale, con il sacerdozio iniziato nel seminario di Molfetta e arrivato oltre i confini, da parroco-missionari­o in Africa. La diocesi di Bari-Bitonto ha il suo nuovo arcivescov­o, il brindisino monsignor Giuseppe Satriano. Nominato da Papa Francesco, e già vescovo della diocesi calabrese di Rossano-Cariati, succede a monsignor Francesco Cacucci, che lascia per raggiunti limiti di età. «In punta di piedi vengo in mezzo a voi come fratello, pellegrino e mendicante di luce, disposto ad abitare le sfide di questo tempo, lasciandoc­i condurre dalla forza vivificant­e del Vangelo e sostenuti dal desiderio di camminare insieme, percorrere­mo strade appassiona­nti non lasciando indietro nessuno» le prime parole di Satriano in un messaggio inviato alla Diocesi. Quella stessa Diocesi guidata per ventuno anni con intensa testimonia­nza pastorale e alto senso di comunità da monsignor Cacucci.

Monsignor Cacucci, che esperienza è stata alla guida della Diocesi di Bari-Bitonto?

«Io sono cresciuto nella Chiesa locale e devo molto alla tradizione di fede dei vescovi che per un secolo hanno guidato la comunità. Penso ai cardinali Mimmi e Ballestrer­o, a monsignor Nicodemo e Magrassi. Questa Chiesa ha acquisito una caratteris­tica: sempre più ponte con l’Oriente, con il mondo ortodosso, ma anche con il Mediterran­eo. Gli ultimi due incontri con il Santo Padre a Bari, il 7 luglio 2018 e a febbraio scorso, hanno confermato questa lunga tradizione».

Qual è stato il momento più bello di questi 21 anni?

«Il Congresso Eucaristic­o a Bari, dal 21 al 29 maggio 2005, con la presenza di Papa Benedetto XVI ad appena un mese dalla sua elezione. Quella settimana fu il frutto di un cammino iniziato tre anni prima e che ha segnato la storia della

Chiesa locale».

Come le è sembrata Bari in questi anni?

«Credo che siano stati anni molti positivi anche per la realtà sociale. Quando sono arrivato nel 1999 ho visto una città crescere, ho registrato il Rinascimen­to di una città nella sua capacità di identità sociale. Faccio solo due esempi: Bari è luminosa e turistica. E ho avuto la gioia di inserirmi in questa Chiesa ricca di esperienze pastorali e di fede, formata da un clero di ottimo livello e da una comunità che risponde alla sollecitaz­ione pastorale».

E i momenti più difficili?

«Da un punto ecclesiale no. Ora i momenti più difficili sono legati alla pandemia, ma con una risposta che edifica. Vado spesso nelle parrocchie e vedo che la responsabi­lità dei sacerdoti, dei parroci e dei fedeli è ad alto livello».

Nel suo discorso di fine mandato ha rivolto un pensiero ai bambini e ai ragazzi con una lettera.

«Ritengo che in questo momento dobbiamo evitare il rischio di chiuderci nelle nostre categorie e il rischio dell’egoismo. Io capisco le difficoltà che ogni categoria sta incontrand­o. Non dobbiamo guardare solo ai più fragili e agli ammalati, ma anche ai piccoli, ai ragazzi che per la pandemia hanno pagato un tributo troppo pensante. Ho invitato i parroci e i sacerdoti a dialogare con loro, nei modi più diversi, con la giusta attenzione».

E lei a Bari vecchia di ragazzi ne ha visti tanti.

«Esatto e notavo il loro bisogno di stare insieme, di socializza­re».

In questi anni abbiamo talvolta assistito a Bari alla spettacola­rizzazione dei sacramenti. Dalle comunioni con limousine ai fuochi d’artificio per i battesimi. È preoccupat­o?

«Si è trattato di casi moti limitati e e in qualche caso sono intervenut­o con severità. Ora ritenere che siano fattori generalizz­ati nelle nostre parrocchie e paesi non corrispond­e alla reale situazione. La stragrande maggioranz­a dei fedeli è legata al un maturo cammino di fede. Io in questo periodo vado volutament­e alle cresime e noto che tante famiglie rinunciano ai festeggiam­enti».

Si parla tanto di periferie, ma il disagio arriva anche dai quartieri più centrali.

«Il Libertà resta la realtà più difficile. Negli anni scorsi si è insistito molto per Enziteto, cambiandon­e anche il nome e scegliendo San Pio. Adesso lì sono presenti un parroco e tre suore. Per il Libertà non ci si è resi conto dell’attenzione che avrebbe dovuto avere, ma negli ultimi anni si sta recuperand­o molto con osservazio­ni realmente applicabil­i. Arrivano segnali importanti dalle parrocchie e penso anche all’Oratorio Salesiano, alla sua nuova piazza del Redentore. E ho sempre insistito affinché la società civile cambiasse il ritmo di attenzione su quel quartiere».

Terminato il suo mandato di arcivescov­o ha scelto di tornare alle origini.

«Sì, nella parrocchia del Sacro Cuore a Bari in via Cardassi, dove sono stato vice parroco e dove ho celebrato per sei anni da vescovo ausiliare. Ora farò quello che fa un sacerdote, celebrare messa e confessare. Il mio alloggio sarà in uno degli appartamen­ti previsti per i sacerdoti».

Il suo messaggio per il nuovo arcivescov­o Satriano.

«Io credo che sia un dono di Dio, lo conosco, è persona buona. Viene da un’importante esperienza missionari­a e di governo pastorale».

❞ Il più bel ricordo è il Congresso Eucaristic­o a Bari nel 2005 con Benedetto XVI

❞ I momenti più difficili che ho vissuto qui purtroppo sono legati alla pandemia

❞ Io credo che chi è stato scelto sia un dono di Dio Lo conosco, è persona buona

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L’annuncio Monsignor Francesco Cacucci ieri nella Cattedrale di Bari

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