Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Flavia Tritto, la creatività e il dialogo con la natura
Il ritorno a casa per Flavia Tritto, artista impegnata su più fronti espressivi, ha determinato una poetica messa a fuoco su quanto di più identitario appartiene alla sua terra d’origine, l’ulivo. In un uliveto è infatti ambientato il video che fa parte dell’articolato progetto espositivo «Extensa», presentato alla galleria Museo Nuova a Era e curato da Nicola Zito ( fino al 28 novembre, www.museonuovaera.it).
Dopo una formazione oltreconfine alla Central Saint Martins di Londra, seguita da mostre e residenza di respiro internazionale, l’artista barese, classe 1994, si concentrata su una ricerca introspettiva che si spinge a riconsiderare radici ancestrali e simbiotiche nel rapporto con la natura. Attraverso una visione volutamente disturbata da una rete per la raccolta delle olive, si consuma una danza solitaria in cui il corpo è una piccola parte di un equilibrio ambientale sedimentato da secoli. Il dialogo con la natura è determinante in questo lavoro dal titolo «Trust Me With Your Full Weight» in grado di reggere e articolare l’intero percorso espositivo. È infatti ancora la rete a trasmutare in un oggetto plastico, attorcigliandosi per assumere l’abbozzata morfologia di un tronco d’ulivo, tale da rendere tattili quelle sollecitazioni percettive già attivate nel video.
Sullo sfondo della tragedia ecologica della Xylella, l’artista sviluppa uno sguardo straniero sul territorio di appartenenza, condiviso con quello della protagonista del video, la ballerina e performer canadese, Katarina Nesic. Al suo corpo di canoviano candore è affidato il compito di assecondare le naturali contorsioni dei tronchi, i nodi scultorei degli ulivi secolari, muovendosi sulla pianta in un’ aderente fusione. Pur con inevitabili rimandi, alla body art e alla land art, il video tuttavia evita enfatiche immersione del corpo nella natura primordiale, come accadeva negli anni Settanta con artiste cultrici del genere (una per tutte Ana Mendieta), ma piuttosto attivando un processo conoscitivo. Anche quando la donna penetra nel tronco cavo, come in un predisposto grembo, sta completando un percorso di esplorazione da aliena, da straniera nei confronti di una mediterraneità che non le appartiene e che suona estranea ormai anche all’autrice.