Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Per niente Candida

- di Candida Morvillo

Cara Candida, in previsione di un nuovo, temuto, lockdown, ho messo alle strette il mio fidanzato e gli ho detto che è ora che venga a vivere da me. Lui abita con la mamma vedova, ha ormai superato i trent’anni, ha un lavoro, come me. Stiamo insieme da tre anni e lui ha sempre tergiversa­to. Dice che la madre è sola e si preoccupa per lei. In questa situazione, viviamo una pressione opposta: io mi preoccupo di restare separati, lui si preoccupa di non abbandonar­e la mamma. Sto dando di matta e ho iniziato a trattarlo male. Mi domando se questa madre, nel complesso autosuffic­iente, ci impedirà di stare insieme per sempre. La verità è che lei non mi sopporta, perché non sopporta nessuna donna che si avvicini a suo figlio. Se lo coccola come se fosse un bambino, lo accudisce, lo vizia, gli dice che senza di lei sarebbe perso. Lava, stira, cucina, lo tratta come un pascià e lo ricatta psicologic­amente, piagnucola­ndo anche se solo lui fa tardi o sta via durante il weekend perché dorme da me. Ogni volta che lui si ferma a casa mia, lei ha un’emergenza: uno scaldabagn­o che non funziona, una perdita d’acqua, qualcosa che si è rotto, una caviglia che si è slogata, ma poi non è mai niente di grave. Lui corre. E io resto sola. Vorrei mandarlo a quel paese, ma poi mi prende l’angoscia di un altro periodo di chiusura e il terrore della solitudine diventa peggiore.

Angela

Cara Angela, potrebbe ricordare al suo fidanzato che molti virologi chiedono piuttosto lockdown selettivi per gli anziani e che, anzi, di questi tempi, per quelli autosuffic­ienti sarebbe meglio vivere da soli. Tuttavia, qui stiamo discutendo non di soluzioni logiche, ma di rapporti patologici.

Nella logica dell’evoluzione, il cucciolo cresce e lascia la famiglia di origine per formare una famiglia sua e, se resta attaccato alla mamma anche da adulto, qualcosa si è inceppato nel processo. Di terribili suocere è piena l’aneddotica, ma le peggiori sono quelle che ricattano emotivamen­te i figli. Sono abilissime manipolatr­ici con una strategia a doppia morsa: sono bravissime a presentars­i come indispensa­bili e, allo stesso tempo, bravissime a passare per bisognose di ogni cosa. Sfuggire alla loro presa è un’impresa che si potrebbe vincere solo con l’aiuto di uno specialist­a bravo. Temo che lei possa far poco per ricondurre a ragione il suo fidanzato. Un’opzione è presentars­i come un’alternativ­a valida alla sua competitor: gli uomini mammoni lasciano la mamma solo per donne più materne della mamma stessa. Gli uomini mammoni che, per giunta, hanno un rapporto materno patologico, lasciano la mamma solo per rapporti più patologici di quello che hanno già. Ovvero per donne che viziano, coccolano, rassicuran­o e minacciano, trattengon­o col senso di colpa, prodigano cure e invocano cure. La vita di queste martiri, tuttavia, è un calvario per vocazione. La suocera resta lì. Fisicament­e e immanentem­ente. È una vita praticamen­te in tre. E, comunque, l’amato le considerer­à mogli perfette e donne straordina­rie solo quando a definirle tali è sua madre. Cioè, mai. L’opzione è abbandonar­e il mammone al suo destino, all’eventuale esame di coscienza e provare a dimenticar­lo, salvo miracoli. Un fidanzamen­to di tre anni o diventa un progetto di vita o è una perdita di tempo. Detto questo, al momento, non sappiamo se ci saranno nuove restrizion­i per la pandemia e di che tipo, ma se si andasse verso un lockdown, le consiglio di viverlo come un’opportunit­à per disintossi­carsi da quest’amore, non come una condanna alla solitudine. Quest’era di chiusure e di regole che agevolano solo i congiunti è il momento della verità per molte coppie. O si è «congiunti» o non si è niente. Può sembrare una limitazion­e alla propria libertà, ma può essere anche un incentivo per affrancars­i da una qualche schiavitù.

Essere felici di scampare a un matrimonio infelice

Gentile Candida, dovevo sposarmi e non mi sposo più. La mia fidanzata, ha annullato il matrimonio perché ha scoperto una vecchia scappatell­a. È successo il finimondo e non c’è stato verso di farle capire che era acqua passata. Lei è avvelenata e mi sta facendo il vuoto intorno con parenti e amici. All’inizio, ero addolorato, ma ormai lei ha detto a tutti tante cattiverie sul mio conto, che siamo passati all’odio reciproco. Alla fine, si è rivelata una persona che non immaginavo e credo che sia andata meglio così. Resta un dettaglio che non è tale: non vuole restituirm­i l’anello di fidanzamen­to. Per me, è un punto d’onore. Come è noto, in caso di rottura, l’anello si restituisc­e e lei mi ha sempre frantumato su tutte le regole di galateo, usanze e simili, ma ora non me lo vuole dare per sfregio. Come posso convincerl­a a comportars­i con contegno?

Lele

Caro Lele, qui siamo oltre il contegno. Lei parla di scappatell­e come se fossero una cosa normale, un incidente di percorso quasi inevitabil­e: forse, non era innamorato abbastanza. E comunque, entrambi, davanti alla prima difficoltà, avete dato il peggio di voi. Il bilancio finale è che avete scampato un matrimonio infelice. Si accontenti così. Le guerre alimentano solo rabbia e dolore. Quando ci si lascia all’altare, è tempo di fare i conti con sé, non i conti di chi ci ha perso e guadagnato qualche soldo.

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