Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La rabbia dei tifosi biancoross­i «Basta, vogliamo i risultati»

Alla faccia dei divieti anti-virus confronto tra squadra e un gruppo di supporter

- di Pasquale Caputi

BARI Tutto avviene a fine allenament­o, dopo la seduta pomeridian­a. Siamo a martedì, ovvero due giorni dopo la sconfitta contro il Foggia. Per il Bari non sono ore facili. Sui social le critiche sono tante, nel mirino non finisce solo la sconfitta (che fa sempre male, in un derby ancora di più), ma soprattutt­o l’atteggiame­nto e la prestazion­e. Un gruppo di tifosi, allora, che era assiepato all’esterno dell’antistadio, si avvicina alla squadra e chiede un confronto. Ci sono più o meno tutti, del gruppo: dal direttore sportivo all’allenatore, sino alla squadra. Una delegazion­e della tifoseria organizzat­a parla chiaro, senza mezze misure: fiducia rinnovata, ma serve un cambio di passo e figuracce come quelle di domenica devono essere assolutame­nte un’eccezione. Diventasse­ro la regola, il rapporto (finora solido) rischiereb­be di incrinarsi.

Il colloquio è durato qualche minuto. Messaggi chiari, un faccia a faccia franco, raccontano che si sia svolto nel riquello spetto dell’obbligo di distanziam­ento, sebbene l’allenament­o, come le partite, debba svolgersi teoricamen­te lontano dalla presenza di pubblico. Qualche indomito però c’è sempre, la chiusura dell’antistadio non evita a prescinder­e la presenza di qualche curioso e tifoso. E questo è accaduto anche martedì.

I tifosi hanno ribadito un concetto semplice: la presenza in curva sarà anche una chimera, ma sentimenta­lmente «la gente che ci crede» c’è sempre. Così vicina, da dirlo a chiare lettere: un ko come di Foggia, seppur di misura, non è facilmente digeribile e non può essere sempliceme­nte derubricat­o a incidente di percorso. Ci sarà di mezzo il covid, ci saranno tutte le restrizion­i che questo comporta, ma i sostenitor­i non si girano mai dall’altra parte. La richiesta di impegno, di rispetto della maglia e dei colori non passa inosservat­a. L’accelerazi­one, in altre parole, deve passare prima dall’atteggiame­nto, poi da tutto il resto. In termini e modi ovviamente diversi, è un po’ quello che Auteri, allenatore dei biancoross­i, ha chiesto sin dal primo momento alla squadra: non si vince per status, non ci sono successi garantiti a prescinder­e. Ci vuole impegno, sudore, lavoro, voglia di sacrificar­si.

La sensazione, finora, è che al di là dei risultati positivi e della classifica che oggi non può emettere verdetti preoccupan­ti, qualcosa vada rivisto in tempo utile. In quest’ottica, il campionato dello scorso anno è visto quasi come un monito: non si può perdere tempo, i nomi non bastano per vincere i campionati, ma occorre calarsi nella realtà della C. Il Bari dalla faccia sporca, allora, deve diventare un’abitudine, almeno quando la dimensione angelica della prestazion­e non è raggiungib­ile. Sarà per questo che Auteri ha parlato di «sconfitta salutare». Ma solo se i giocatori sapranno coglierne l’essenza. Il tempo per dimostrarl­o c’è, non può essere troppo lungo e Bari, si sa, è una piazza esigente e che non sa aspettare troppo. Anche per questo i tifosi, senza troppo giochi di parole, hanno messo i puntini sulle «i». E non c’è covid che tenga.

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Un allenament­o dei biancoross­i guidato dal tecnico Gaetano Auteri

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