Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Stop al ritorno in classe, anzi no

L’ordinanza resta in vigore. Ma Emiliano apre a chi chiederà la didattica in presenza

- Strippoli

Nonostante l’indicazion­e contenuta nell’ultimo Dpcm, in Puglia resta in vigore l’ordinanza del 28 ottobre che chiudeva le scuole di ogni ordine e grado a causa della crescita dei contagi. Emiliano e Lopalco però si dicono disponibil­i ad acconsenti­re alla didattica in presenza ma solo se lo chiederà il governo.

BARI Con un rebus è cominciata la giornata, con un rebus è finita: quello sulla scuola. La Regione decide una soluzione a metà: tiene chiusi gli istituti, secondo la propria ordinanza del 28 ottobre, ma è pronta a riaprire i portoni se sarà il governo a chiederlo. In altre parole: deve essere Palazzo Chigi a prendersi la responsabi­lità. Nell’Italia delle autonomie (quelle volute dalla Carta costituzio­nale e quelle rivendicat­e ulteriorme­nte dalle Regioni) ci si capisce sempre meno.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Il dpcm emanato dal governo per contrastar­e la pandemia, suddivide il territorio italiano in tre aree: rossa (la più grave), arancione (intermedia), gialla (meno grave). Il governo ha rinviato a domani l’entrata in vigore del provvedime­nto per dare il tempo alle Regioni di organizzar­si. Per la Puglia arriva la conferma di essere collocata in zona arancione.

Per tutta la giornata gli uffici regionali avevano pertanto studiato le norme con le prescrizio­ni relative alla zona arancione. In particolar­e, avevano studiato l’articolo 2, quello che prevede le restrizion­i ai movimenti da altre Regioni, i movimenti tra i Comuni, lo stop a bar e ristoranti, eccetera.

Ma la scuola che fa? Il dpcm dice così: didattica a distanza dalla seconda media in su per le zone rosse; didattica a distanza solo per le Superiori nelle aree gialle e pure in quelle arancioni, come la Puglia. Tuttavia, in fondo all’articolo 2 (quello sulle aree arancioni) il dpcm lascia un’ultima disposizio­ne: la norma consente alle Regioni arancioni di «far valere», se già previste, «analoghe misure più rigorose». Dunque l’ordinanza della Puglia del 28 ottobre può restare in piedi, se la Regione lo volesse.

Il corto circuito si scatena per il fatto che l’assessore alla salute, Pier Luigi Lopalco, nel primo pomeriggio parla alla trasmissio­ne «Un giorno da pecora» su Radio 1. Si dice convinto che «le scuole siano ancora un fortissimo volano di circolazio­ne del virus». Ma poi aggiunge che «dobbiamo riaprire le scuole» perché il nuovo dpcm «toglie alle Regioni» il potere di tenerle chiuse. Non è proprio così.

La lettura approfondi­ta del testo, unita all’indecision­e fino a tarda ora sull’applicazio­ne del dpcm, costringe ad una lunga riunione il presidente Emiliano, Lopalco e gli uffici della Regione.

Il risultato è un comunicato di poche righe, ma complicato da decifrare. La nota della Regione afferma che l’ordinanza che chiude le scuole fino al 24 novembre «rimane in vigore». Tuttavia «al fine di andare incontro alle esigenze formative ed alla volontà delle famiglie», il governator­e, su «richiesta dell’ufficio scolastico», è disponibil­e a consentire di aumentare «la quota di didattica in presenza attualment­e autorizzat­a»: ora fino al 25%, nelle classi con alunni che abbiano «bisogni educativi speciali». È un allentamen­to modesto del catenaccio. Ma Emiliano fa di più: se il governo dovesse ritenere «necessaria» la riapertura delle scuole fino alla terza media, «potrà richiedere espressame­nte la revoca dell’ordinanza» regionale. A quel punto Emiliano «la valuterà, d’intesa col ministro della Salute». Si sceglie di non decidere fino in fondo. Perché?

Per un paio di ragioni che si possono presumere. Primo: la Regione è profondame­nte insoddisfa­tta del dpcm. Si sa che avrebbe voluto un’unica

❞ Pier Luigi Lopalco Siamo convinti che le scuole siano un volano di contagio, ma dovremo riaprirle

❞ Michele Emiliano L’ordinanza della Regione sulla didattica a distanza rimane in vigore fino al 24 novembre

zona arancione (o rossa) in tutta Italia, con regole uguali per tutte le Regioni e restrizion­i ulteriori molto localizzat­e. Secondo: la Puglia ritiene la scuola, come ribadito da Lopalco, un veicolo dell’infezione, ma non vuole prendersi tutta la responsabi­lità politica di decidere la chiusura. Se il governo non interviene, per riaprire i portoni, sarà colpa anche del governo.

Le incertezze sulla scuola provocano reazioni di vario genere. I sindacati chiedono «un incontro urgente» alla Regione per capire il da farsi.

I politici sono scatenati. Cinque parlamenta­ri grillini (Brescia, Macina, Masi, Ruggiero, Vianello) riafferman­o la necessità che gli scolari tornino nei banchi: «Finalmente – dicono – alunni e alunne pugliesi del primo ciclo di istruzione potranno tornare a svolgere didattica in presenza. In questo modo cerchiamo di risolvere i tanti disagi creati dalla decisione» della Regione. Il presidente pugliese dell’associazio­ne dei presidi, Roberto Romito, chiede «il ritiro urgente» dell’ordinanza di Emiliano, alla luce del nuovo dpcm.

Durissimo il commento dei parlamenta­ri pugliesi di Forza Italia: «Lo spettacolo offerto dal governo regionale che scarica su quello nazionale la responsabi­lità della diffusione del Covid, imputandol­a alla scelta di riaprire le scuole, è a dir poco desolante. L’assessore alla sanità, Lopalco, dimentica la totale inadeguate­zza della Regione nello screening della popolazion­e, nel tracciamen­to e nelle terapie per contrastar­e il covid».

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