Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Scuola disconnessa I lavori per la fibra pagati dagli istituti
Il Comune di Bari precisa: «Noi competenti unicamente sulle segreterie» Il rapporto choc dell’Arti: su 349 scuole, il 68% senza banda larga
Quella delle connessioni veloci, per favorire la didattica a distanza a Bari, può considerarsi la classica leggenda metropolitana. Perché in molti istituti sono stati gli stessi presidi a pagare i lavori per la fibra. L’assessora Paola Romano: «Sembra incredibile ma la competenza è del ministero».
BARI Si fa presto a dire dad. Peccato che la didattica a distanza, per la maggior parte delle scuole pugliesi, sia solo un miraggio. Su 349 scuole prese in esame, ben il 68% risulta privo di connessione a banda larga. E anche quando c’è, la connettività si presenta obsoleta e lenta, con docenti e studenti costretti a lezioni estenuanti e a districarsi tra connessioni a intermittenza e linee che cadono.
Alcuni presidi, come il dirigente dell’istituto comprensivo Piccini-Corridoni di Bari,
Paola Romano La competenza sulla didattica spetta al ministero Sembra una follia ma è così
Giuseppe Capozza, avviano i lavori di potenziamento della rete per far arrivare la Fibra. «A nostre spese», chiosa Capozza. Alla Piccinni i lavori per la connettività veloce stanno partendo. «Non potevamo certo aspettare l’arrivo degli ulteriori fondi ministeriali né della Regione», sottolinea il preside della Piccinni che aggiunge: «Per la verità sono anni che chiediamo al Comune di Bari di potenziare la connettività, ma ci è stato risposto che potenziare la fibra per tutta la città sarebbe costato troppo. Così – spiega il preside – con i fondi ministeriali abbiamo comprato i dispositivi da dare in uso alle famiglie sfornite. Ciò che è rimasto è poca cosa».
I Comuni sono responsabili delle scuole pubbliche dell’infanzia, delle elementari e medie. «Ma le amministrazioni comunali – spiega Paola Romano, assessora all’Istruzione – per quanto riguarda la connettività sono competenti sulle segreterie. Rispetto alla didattica, la competenza spetta al ministero. So che sembra una follia, ma è così. Si tratta di un regolamento datato, risale al 2007». L’assessora della giunta Decaro, però, annuncia: «In questo momento, stiamo facendo una riflessione sulla infrastrutturazione digitale nelle nostre scuole. Nel caso l’investimento del ministero non fosse sufficiente – prosegue Romano - siamo pronti ad integrare, come abbiamo fatto con l’anno scorso per l’acquisto dei dispositivi con un intervento straordinario di 500 mila euro. Al di là dell’emergenza sanitaria in atto, che potrebbe comportare anche la necessità di ricorrere ancora ad una didattica a distanza, questo tipo di approccio serve anche in tempi normali – conclude l’assessora - . Noi siamo pronti, seppure non sia nelle nostre competenze specifiche, a fare la nostra parte».
Nel frattempo, la scuola arranca, tra uno scaricabarile e l’altro. A certificare lo stato comatoso della infrastrutturazione digitale delle scuole pugliesi e la capacità di connessione delle famiglie, è proprio un primo Rapporto prodotto a fine agosto dalla Regione Puglia con la collaborazione dell’Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione. Il rapporto, ancora parziale, perché somministra i questionari a 349 dei 640 istituti scolastici regionali, si occupa della connettività nelle scuole pugliesi e della didattica a distanza durante l’emergenza Covid legata alla prima ondata pandemica del marzo scorso. Un problema, quello della infrastrutturazione digitale, che emerge anche oggi che le scuole vengono richiuse, insieme a problemi di carattere pedagogico, psicologico, sociale e didattico legate alla didattica da remoto. Ad andare in sofferenza sono soprattutto le scuole elementari e le prime classi delle secondarie, chiuse una settimana fa in Puglia da un’ordinanza del governatore Michele Emiliano.
«Il rapporto, parziale, prodotto praticamente a un mese dalla riapertura delle scuole (in Puglia sono ripartite il 28 settembre) - tuona Terry Marinuzzi, del coordinamento Genitori attivi Puglia – ci dice che ad una buona metà dei bambini e dei ragazzi pugliesi, dal 4 marzo fino al 13 giugno, non è stato garantito il diritto allo studio. A fine maggio poi la Regione ha, invece, riaperto alla cosiddetta movida. Come Paese e come Regione si è dato un messaggio terribile agli studenti. In sostanza, si è detto loro: vi usiamo per far girare l’economia, ma non ci occupiamo di voi».