Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lupo al Petruzzelli: «Che strano suonare in un teatro vuoto»
Il pianista barese apre oggi il nuovo cartellone della Fondazione in streaming gratuito
«Per chi vuole ascoltarci, noi ci siamo», dice Benedetto Lupo, stasera (ore 19) protagonista nel Petruzzelli deserto di un concerto che verrà trasmesso gratuitamente in diretta streaming. È il primo degli appuntamenti extra promossi dall’ente lirico barese nell’ambito della stagione concertistica, che con il teatro chiuso prosegue sul web, mentre restano sospesi opera e balletto. «Il sovrintendente Massimo Biscardi ha avuto coraggio nel portare avanti la stagione in modalità “virtuale”, perché ha lanciato un messaggio importante per tutto il settore», dice il pianista monopolitano, tra i grandi interpreti su scala mondiale del virtuosismo romantico e, per l’occasione, impegnato in un omaggio a Beethoven con il
Quinto Concerto «Imperatore», nella cui esecuzione dialogherà con l’Orchestra del teatro diretta da Giampaolo Bisanti, a seguire impegnata con la Seconda Sinfonia.
Maestro, uno strano concerto, quello di stasera.
«Non è una situazione ideale, senza pubblico, ma continuare a suonare è un modo per ribadire che ci siamo. Purtroppo non tutti quelli che ci rappresentano hanno idea di cosa accade durante un concerto».
Quando è stato varato il precedente Dpcm sperava non si arrivasse alla chiusura dei teatri?
«È stato un colpo al cuore. E poi, scoprire che i teatri dovevano chiudere mentre i musei potevano restare aperti… Non capisco quale criterio scientifico abbia determinato certe scelte, quando i dati parlavano chiaro sulla quasi totale assenza di rischio nei luoghi di cultura».
Nel frattempo hanno risolto il problema chiudendo anche i musei.
«Un vero peccato. Non è il momento per inutili polemiche, ma a volte si ha l’impressione che chi prende le decisioni lo faccia senza conoscere il contesto».
Farà un certo effetto suonare nel Petruzzelli con platea e palchi vuoti.
«Direi di sì. In questo teatro sono cresciuto prima come spettatore, poi come artista. Qui ho debuttato. E ogni volta che varco quella porta mi sento come un tifoso di calcio che entra nello stadio della squadra del cuore. Se non sono fuori, da bravo abbonato non mi perdo mai un concerto o un’opera».
L’assenza di pubblico quanto influisce sulla performance?
«Per un pianista, in un concerto con orchestra in modo relativo. Suoniamo quasi di spalle al pubblico. Per fortuna, le mura di questo teatro restituiscono sempre qualcosa, anche senza spettatori. Sarà un’esperienza ugualmente emozionante».
Durante un suo concerto in Puglia il compianto Aldo Ciccolini, intervistato sul palco, disse che gli spettatori gli erano totalmente indifferenti, perché lui suonava per se stesso.
«C’ero anch’io, quella sera, e notai molte persone turbate. Però credo si trattasse di una provocazione. Conoscevo bene Ciccolini, avendo studiato con lui. E forse intendeva dire che la qualità della performance non può certo essere condizionata dagli spettatori».
Vale anche per lei?
«Inutile negare che tra le parti si instaura un’energia particolare. In questo frangente farò in modo che il mio pubblico diventi l’orchestra. Si fosse trattato di un recital solistico, ammetto sarebbe stato più difficile».
Suonerà l’Imperatore, il concerto dei concerti.
«Una partitura dal tasso energetico altissimo, sia nel primo che nell’ultimo movimento, mentre al centro la musica si distende in un clima di pace. Mi procura sempre una grande gioia suonarla. È una pagina talmente complessa che Czerny diceva fosse l’unico Concerto di Beethoven per il quale si rendesse necessario il direttore, compito allora normalmente assolto dal pianista. Si ascolta una musica dai contrasti fortissimi, sempre dentro un linguaggio quadrato sottoposto a continue destabilizzazioni, anche con il ricorso alle dissonanze. Beethoven è stato un compositore modernissimo, la cui lezione puoi ritrovare persino in un avanguardista come Ligeti».
La sua pupilla, Beatrice Rana, sta facendo una carriera straordinaria.
«Straordinaria e meritata, non solo per il talento. Beatrice ha una capacità unica di mettersi in discussione, tipica dei grandi artisti».
Un po’ di merito ce l’ha anche lei.
«Ma nessuno può trasformare una rapa in un giglio. Vedere una tua allieva raggiungere certi traguardi è davvero fantastico. Penso anche ai successi di Viviana Lasaracina, ormai lanciatissima. E allora penso: pure come docente ho seminato bene».