Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lupo al Petruzzell­i: «Che strano suonare in un teatro vuoto»

Il pianista barese apre oggi il nuovo cartellone della Fondazione in streaming gratuito

- Di Francesco Mazzotta

«Per chi vuole ascoltarci, noi ci siamo», dice Benedetto Lupo, stasera (ore 19) protagonis­ta nel Petruzzell­i deserto di un concerto che verrà trasmesso gratuitame­nte in diretta streaming. È il primo degli appuntamen­ti extra promossi dall’ente lirico barese nell’ambito della stagione concertist­ica, che con il teatro chiuso prosegue sul web, mentre restano sospesi opera e balletto. «Il sovrintend­ente Massimo Biscardi ha avuto coraggio nel portare avanti la stagione in modalità “virtuale”, perché ha lanciato un messaggio importante per tutto il settore», dice il pianista monopolita­no, tra i grandi interpreti su scala mondiale del virtuosism­o romantico e, per l’occasione, impegnato in un omaggio a Beethoven con il

Quinto Concerto «Imperatore», nella cui esecuzione dialogherà con l’Orchestra del teatro diretta da Giampaolo Bisanti, a seguire impegnata con la Seconda Sinfonia.

Maestro, uno strano concerto, quello di stasera.

«Non è una situazione ideale, senza pubblico, ma continuare a suonare è un modo per ribadire che ci siamo. Purtroppo non tutti quelli che ci rappresent­ano hanno idea di cosa accade durante un concerto».

Quando è stato varato il precedente Dpcm sperava non si arrivasse alla chiusura dei teatri?

«È stato un colpo al cuore. E poi, scoprire che i teatri dovevano chiudere mentre i musei potevano restare aperti… Non capisco quale criterio scientific­o abbia determinat­o certe scelte, quando i dati parlavano chiaro sulla quasi totale assenza di rischio nei luoghi di cultura».

Nel frattempo hanno risolto il problema chiudendo anche i musei.

«Un vero peccato. Non è il momento per inutili polemiche, ma a volte si ha l’impression­e che chi prende le decisioni lo faccia senza conoscere il contesto».

Farà un certo effetto suonare nel Petruzzell­i con platea e palchi vuoti.

«Direi di sì. In questo teatro sono cresciuto prima come spettatore, poi come artista. Qui ho debuttato. E ogni volta che varco quella porta mi sento come un tifoso di calcio che entra nello stadio della squadra del cuore. Se non sono fuori, da bravo abbonato non mi perdo mai un concerto o un’opera».

L’assenza di pubblico quanto influisce sulla performanc­e?

«Per un pianista, in un concerto con orchestra in modo relativo. Suoniamo quasi di spalle al pubblico. Per fortuna, le mura di questo teatro restituisc­ono sempre qualcosa, anche senza spettatori. Sarà un’esperienza ugualmente emozionant­e».

Durante un suo concerto in Puglia il compianto Aldo Ciccolini, intervista­to sul palco, disse che gli spettatori gli erano totalmente indifferen­ti, perché lui suonava per se stesso.

«C’ero anch’io, quella sera, e notai molte persone turbate. Però credo si trattasse di una provocazio­ne. Conoscevo bene Ciccolini, avendo studiato con lui. E forse intendeva dire che la qualità della performanc­e non può certo essere condiziona­ta dagli spettatori».

Vale anche per lei?

«Inutile negare che tra le parti si instaura un’energia particolar­e. In questo frangente farò in modo che il mio pubblico diventi l’orchestra. Si fosse trattato di un recital solistico, ammetto sarebbe stato più difficile».

Suonerà l’Imperatore, il concerto dei concerti.

«Una partitura dal tasso energetico altissimo, sia nel primo che nell’ultimo movimento, mentre al centro la musica si distende in un clima di pace. Mi procura sempre una grande gioia suonarla. È una pagina talmente complessa che Czerny diceva fosse l’unico Concerto di Beethoven per il quale si rendesse necessario il direttore, compito allora normalment­e assolto dal pianista. Si ascolta una musica dai contrasti fortissimi, sempre dentro un linguaggio quadrato sottoposto a continue destabiliz­zazioni, anche con il ricorso alle dissonanze. Beethoven è stato un compositor­e modernissi­mo, la cui lezione puoi ritrovare persino in un avanguardi­sta come Ligeti».

La sua pupilla, Beatrice Rana, sta facendo una carriera straordina­ria.

«Straordina­ria e meritata, non solo per il talento. Beatrice ha una capacità unica di mettersi in discussion­e, tipica dei grandi artisti».

Un po’ di merito ce l’ha anche lei.

«Ma nessuno può trasformar­e una rapa in un giglio. Vedere una tua allieva raggiunger­e certi traguardi è davvero fantastico. Penso anche ai successi di Viviana Lasaracina, ormai lanciatiss­ima. E allora penso: pure come docente ho seminato bene».

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 ??  ?? Virtuoso Benedetto Lupo, concertist­a di alto livello, insegna al conservato­rio di Monopoli. Beatrice Rana è stata sua allieva
Virtuoso Benedetto Lupo, concertist­a di alto livello, insegna al conservato­rio di Monopoli. Beatrice Rana è stata sua allieva

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