Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Assayas a Lecce (in streaming): «Amo i vostri registi»
Assayas si racconta in streaming al Festival del cinema europeo. In serata tutti i premi
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Giovani preoccupati per il proprio futuro. Un punto di partenza estremamente attuale per la giornata di Olivier Assayas al Festival del Cinema Europeo di Lecce. I dubbi dei liceali francesi di Qualcosa nell’aria,
tra effervescenze politiche post- sessantottine e aspirazioni artistiche personali, in qualche misura somigliano a quelli degli studenti leccesi ai quali il film viene mostrato in mattinata, poi oggetto di un incontro cui hanno preso parte, oltre ad Assayas, Luciana Castellina e Massimo Causo. Il regista francese è il «Protagonista del cinema europeo» e «Ulivo d’Oro alla carriera» della 21esima edizione della kermesse salentina, che prosegue nella sua inedita versione online, causa Covid19.
Ciò non ha impedito all’autore di incontrare virtualmente stampa e pubblico, in collegamento da Parigi, regalando spunti non solo sul suo cinema cangiante, cosmopolita, profondamente connesso al contemporaneo, ma anche sul presente e sul ruolo della settima arte al tempo del confinamento. Anche se a restare impresso nella mente dei pugliesi è un ricordo improvviso dell’autore di una vacanza «nelle Puglie», condito da una punta di imbarazzo: « Io e Maggie Cheung (attrice feticcio nonché sua moglie per qualche anno) vivevamo insieme. Una sera a cena in un ristorante di Lecce abbiamo deciso di fidanzarci». Abbastanza per stabilire una «connessione profonda» con la Puglia. Ma Assayas ha connessioni con diversi angoli del globo. «Ho sempre provato a reinventarmi – spiega – guardo il mondo da un angolo diverso a ogni film, ho girato dovunque, in lingue diverse, scoprendo ogni volta dimensioni che ignoravo. Ogni volta è un passo avanti. Il mio cinema - riassume - è una esplorazione della complessità e delle contraddizioni del mondo, sono alla ricerca di risposte specifiche a domande universali». Parigino, ma «influenzato più dall’arte italiana e da Pasolini, Visconti, Rossellini, Antonioni che dai francesi». E con una grande ammirazione per Dario Argento, «uno dei maestri; tanti, compreso Lynch hanno attinto al suo cinema».
Il lavoro di un autore ha, certo, una parte introspettiva, inventare personaggi e storie, «ma poi c’è il confronto fondamentale con la vita reale, la scrittura è solo una parte di me. Ho bisogno di azione». L’elemento fisico della creazione cinematografica che, secondo il regista di Sils Maria e Carlos, «comincia a mancare, la prospettiva di rimanere confinati per mesi non mi piace molto». Non c’è pandemia che possa arginare la creatività di un autore del calibro del 65enne francese, figlio dello sceneggiatore Jacques Rémy e di una stilista ungherese. Anzi, anche quella diventa un propellente: «In primavera girerò un piccolo film che ha a che vedere con il confinamento, questa situazione mi ha ispirato». Prima di concentrarsi sul progetto «molto ambizioso» di una serie ispirata al suo film del 1996 Irma Vep, «un ritorno alle origini per me - racconta - Hbo mi ha dato libertà assoluta: scriverò, dirigerò e produrrò una specie di film di più di 7 ore. Il modello è Twin Peaks», nella ricerca di una identità estetica e narrativa molto specifica». L’ennesischio ma sfida che cela però «una frustrazione» legata al formato seriale: non si vedrà su grande schermo e, per Assayas, «l’esperienza collettiva della visione al buio in una sala resta essenziale». Una esperienza messa alla prova dal lungo stop di questi mesi. Ma che «non scomparirà, la gente che ama il cinema tornerà in sala quando non ci sarà più ri
scommette fiducioso.
Non sarà come prima: «Questo è un periodo di ridefinizione e di ripensamento per il cinema e per l’intera società - afferma - il momento peggiore però non è quello adatto a trovare risposte sul futuro, la crisi del cinema è stata solo accelerata dal lockdown, ma attenti a non confondere le due dimensioni di un processo». Una interna al mezzo stesso già in atto da anni, l’altra dovuta a fattori esterni, si combinano oggi con effetti disastrosi: «Ci tocca essere pazienti come Joe Biden » , scherza. L’ultimo film Wasp Network, storia di spie cubane nella Miami anni ’90 (disponibile su Netflix), ha avuto il tempo di uscire in Francia in una piccola finestra tra la chiusura dei centri cittadini per le proteste di pi a z z a di f ine 2019 e i l lockdown primaverile. La cosa interessante di quello che stiamo vivendo, per il cineasta, è lo «spazio che si aprirà per le nuove creatività, gli artisti hanno tempo per ridefinire il proprio rapporto con la creazione. Ci confrontiamo con qualcosa di sconosciuto, non ci sono riferimenti o modelli storici: siamo soli davanti a una crisi di natura inedita. Ognuno è chiamato a reinventarsi nella propria pratica artistica».
Il festival si conclude oggi; alle 18 l’incontro con i fratelli Verdone e i tre finalisti del «loro» premio, alle 20 la serata di gala conclusiva con l’Ulivo d’oro.