Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Assayas a Lecce (in streaming): «Amo i vostri registi»

Assayas si racconta in streaming al Festival del cinema europeo. In serata tutti i premi

- Di Nicola Signorile

a pagina 13

Giovani preoccupat­i per il proprio futuro. Un punto di partenza estremamen­te attuale per la giornata di Olivier Assayas al Festival del Cinema Europeo di Lecce. I dubbi dei liceali francesi di Qualcosa nell’aria,

tra effervesce­nze politiche post- sessantott­ine e aspirazion­i artistiche personali, in qualche misura somigliano a quelli degli studenti leccesi ai quali il film viene mostrato in mattinata, poi oggetto di un incontro cui hanno preso parte, oltre ad Assayas, Luciana Castellina e Massimo Causo. Il regista francese è il «Protagonis­ta del cinema europeo» e «Ulivo d’Oro alla carriera» della 21esima edizione della kermesse salentina, che prosegue nella sua inedita versione online, causa Covid19.

Ciò non ha impedito all’autore di incontrare virtualmen­te stampa e pubblico, in collegamen­to da Parigi, regalando spunti non solo sul suo cinema cangiante, cosmopolit­a, profondame­nte connesso al contempora­neo, ma anche sul presente e sul ruolo della settima arte al tempo del confinamen­to. Anche se a restare impresso nella mente dei pugliesi è un ricordo improvviso dell’autore di una vacanza «nelle Puglie», condito da una punta di imbarazzo: « Io e Maggie Cheung (attrice feticcio nonché sua moglie per qualche anno) vivevamo insieme. Una sera a cena in un ristorante di Lecce abbiamo deciso di fidanzarci». Abbastanza per stabilire una «connession­e profonda» con la Puglia. Ma Assayas ha connession­i con diversi angoli del globo. «Ho sempre provato a reinventar­mi – spiega – guardo il mondo da un angolo diverso a ogni film, ho girato dovunque, in lingue diverse, scoprendo ogni volta dimensioni che ignoravo. Ogni volta è un passo avanti. Il mio cinema - riassume - è una esplorazio­ne della complessit­à e delle contraddiz­ioni del mondo, sono alla ricerca di risposte specifiche a domande universali». Parigino, ma «influenzat­o più dall’arte italiana e da Pasolini, Visconti, Rossellini, Antonioni che dai francesi». E con una grande ammirazion­e per Dario Argento, «uno dei maestri; tanti, compreso Lynch hanno attinto al suo cinema».

Il lavoro di un autore ha, certo, una parte introspett­iva, inventare personaggi e storie, «ma poi c’è il confronto fondamenta­le con la vita reale, la scrittura è solo una parte di me. Ho bisogno di azione». L’elemento fisico della creazione cinematogr­afica che, secondo il regista di Sils Maria e Carlos, «comincia a mancare, la prospettiv­a di rimanere confinati per mesi non mi piace molto». Non c’è pandemia che possa arginare la creatività di un autore del calibro del 65enne francese, figlio dello sceneggiat­ore Jacques Rémy e di una stilista ungherese. Anzi, anche quella diventa un propellent­e: «In primavera girerò un piccolo film che ha a che vedere con il confinamen­to, questa situazione mi ha ispirato». Prima di concentrar­si sul progetto «molto ambizioso» di una serie ispirata al suo film del 1996 Irma Vep, «un ritorno alle origini per me - racconta - Hbo mi ha dato libertà assoluta: scriverò, dirigerò e produrrò una specie di film di più di 7 ore. Il modello è Twin Peaks», nella ricerca di una identità estetica e narrativa molto specifica». L’ennesischi­o ma sfida che cela però «una frustrazio­ne» legata al formato seriale: non si vedrà su grande schermo e, per Assayas, «l’esperienza collettiva della visione al buio in una sala resta essenziale». Una esperienza messa alla prova dal lungo stop di questi mesi. Ma che «non scomparirà, la gente che ama il cinema tornerà in sala quando non ci sarà più ri

scommette fiducioso.

Non sarà come prima: «Questo è un periodo di ridefinizi­one e di ripensamen­to per il cinema e per l’intera società - afferma - il momento peggiore però non è quello adatto a trovare risposte sul futuro, la crisi del cinema è stata solo accelerata dal lockdown, ma attenti a non confondere le due dimensioni di un processo». Una interna al mezzo stesso già in atto da anni, l’altra dovuta a fattori esterni, si combinano oggi con effetti disastrosi: «Ci tocca essere pazienti come Joe Biden » , scherza. L’ultimo film Wasp Network, storia di spie cubane nella Miami anni ’90 (disponibil­e su Netflix), ha avuto il tempo di uscire in Francia in una piccola finestra tra la chiusura dei centri cittadini per le proteste di pi a z z a di f ine 2019 e i l lockdown primaveril­e. La cosa interessan­te di quello che stiamo vivendo, per il cineasta, è lo «spazio che si aprirà per le nuove creatività, gli artisti hanno tempo per ridefinire il proprio rapporto con la creazione. Ci confrontia­mo con qualcosa di sconosciut­o, non ci sono riferiment­i o modelli storici: siamo soli davanti a una crisi di natura inedita. Ognuno è chiamato a reinventar­si nella propria pratica artistica».

Il festival si conclude oggi; alle 18 l’incontro con i fratelli Verdone e i tre finalisti del «loro» premio, alle 20 la serata di gala conclusiva con l’Ulivo d’oro.

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 ??  ?? Ulivo d’oro alla carriera Il Festival del cinema europeo ha reso omaggio al regista francese (classe 1955)
Ulivo d’oro alla carriera Il Festival del cinema europeo ha reso omaggio al regista francese (classe 1955)
 ??  ?? Qualche titolo Alcuni film di Assayas (dall’alto in basso): «Il gioco delle coppie» (2018), «Personal Shopper» (2016), «Sils Maria» (2014), «Qualcosa nell’aria» (2012) e «Irma Vep» (1996)
Qualche titolo Alcuni film di Assayas (dall’alto in basso): «Il gioco delle coppie» (2018), «Personal Shopper» (2016), «Sils Maria» (2014), «Qualcosa nell’aria» (2012) e «Irma Vep» (1996)
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