Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE IL PROFESSORE FA CONFUSIONE
Alla fine dei giochi il risultato non cambia: confusione e divisione. Scuole sì, scuole no è soltanto l’ultimo tema delle mille polemiche che divampano in modo così pervasivo da far perdere di vista la catastrofe: la diffusione della pandemia.
Arde così forte il desiderio di schierarci, che una fiammella impiega qualche nanosecondo a diventare un incendio. Ci si muove ormai con insospettabile destrezza tra acronimi (Dad, Fad) e inglesismi sempre di moda (lifelong learning e via dicendo). Tutti legittimamente esprimono il loro pensieropunto di vista: gli insegnanti, che pagano il prezzo del divario digitale (o, se lo preferite, digital divide) e perdono le loro tradizionali metriche di controllo e di misurazione, i genitori travolti da incombenze che spuntano quando i loro figli sono costretti a rimanere a casa e, poi, tutti gli altri pronti a schierarsi con chi sostiene che le scuole siano un luogo della contaminazione virale e chi, invece, lo smentisce.
Basterebbe fermarsi qui per averne abbastanza della babele generata dalle dichiarazioni di tecnici, sindacalisti e sedicenti esperti di ogni ordine e grado. E, invece, no. Non basta perché non si può trascurare il ruolo attivo dei politici (della prima e dell’ultima ora) che, in modo consapevole spesso e talvolta per ingenuità, si rivelano piromani di rara perizia. Il che, dobbiamo riconoscerlo, dalle nostre parti, ha una larga schiera di campioni.
Sul tema della chiusura delle scuole, la Puglia ha giocato d’anticipo con un’ordinanza che era stata salutata dalla perentoria dichiarazione del presidente Emiliano: «Decisione dolorosa, ma troppi contagi. Per novembre ne prevediamo 2.500 al giorno». Più persuasivo di così. Benzina sul fuoco delle preoccupazioni e delle paure. A fargli eco, nel tentativo di mettere una pietra tombale sulla discussione, ci aveva pensato il professor Lopalco, che ormai sembra aver appreso, in men che non si dica, l’arte della contraddizione politica, passando dalle «basi scientifiche e tecniche» che sostenevano il provvedimento di chiusura, alla possibilità di riaprire le scuole elementari a poche ore dall’ordinanza regionale. Come dire che, per spegnere quell’incendio, invece di chiamare i pompieri qualcuno si è confuso e ha fatto intervenire un’autobotte dell’Agip. La politica del gambero (un passo avanti e due indietro) non è mai una scelta felice.
È finita? Macché. Sul nuovo Dpcm si sono riaperte le danze. Con le contraddizioni di un crucciato assessore Lopalco che dichiara «dobbiamo riaprire le scuole perché il Dpcm toglie alle Regioni il potere di estendere le misure restrittive» e il presidente Emiliano che, con un colpo al cerchio e uno alla botte, prima si dice «disponibile a consentire ai dirigenti degli istituti scolastici di aumentare la quota di didattica in presenza attualmente autorizzata fino a soddisfare le richieste delle famiglie» e subito dopo mostra i bicipiti, dicendo al governo che, se lo riterrà necessario, potrà «richiedere espressamente la revoca dell’ordinanza del Presidente della Regione Puglia». Altrimenti si andrà avanti così fino al 24 novembre. Sentenze del Tar permettendo (vedi ieri).
Un atteggiamento che da un lato sembra rivelare già un debito di comunicazione tra Emiliano e Lopalco e dall’altro palesa, ancora una volta, l’irresistibile volontà del presidente regionale di riposizionarsi come protagonista in qualsivoglia decisione o argomento.
Sulle sue fughe in avanti, i testacoda, le retromarce e i suoi percorsi contromano si potrebbe scrivere un trattato. Tuttavia, per dirla tutta, ciò che di più turba oggi è il ruolo del professore-assessore. Perché non se ne può più di assistere alla danza mortale del virus e alle piroette dei politici. Che Lopalco sia un luminare è fuor di discussione. Per questo non possiamo sospettare che la sua competenza scientifica si pieghi all’opportunismo politico. Bisogna stabilire in fretta se i panni di assessore gli siano troppo stretti o troppo larghi. Il suo rango di scienziato ne fa un punto di riferimento per tutta la comunità. È la scienza il punto fermo che ci può e deve guidare verso lo sbocco del tunnel della pandemia, non le seduzioni del potere per cui il virus risulta fuori o sotto controllo secondo le singolari logiche di chi governa la Regione. A meno che il professor Lopalco nei suoi più recenti studi politici e frequentazioni, seppellendo il profilo di scienziato dell’oggettivo, non abbia già preso fin troppo alla lettera il cancelliere di ferro tedesco Otto von Bismarck, quando sosteneva che «la politica è l’arte del possibile, la scienza del relativo». È in assenza di punti di riferimento che si alimentano i più straordinari ed efficaci alleati del virus: confusione e divisione. In questo caso non possiamo confidare neanche nell’arrivo del vaccino.