Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE IL PROFESSORE FA CONFUSIONE

- Di Dionisio Ciccarese

Alla fine dei giochi il risultato non cambia: confusione e divisione. Scuole sì, scuole no è soltanto l’ultimo tema delle mille polemiche che divampano in modo così pervasivo da far perdere di vista la catastrofe: la diffusione della pandemia.

Arde così forte il desiderio di schierarci, che una fiammella impiega qualche nanosecond­o a diventare un incendio. Ci si muove ormai con insospetta­bile destrezza tra acronimi (Dad, Fad) e inglesismi sempre di moda (lifelong learning e via dicendo). Tutti legittimam­ente esprimono il loro pensieropu­nto di vista: gli insegnanti, che pagano il prezzo del divario digitale (o, se lo preferite, digital divide) e perdono le loro tradiziona­li metriche di controllo e di misurazion­e, i genitori travolti da incombenze che spuntano quando i loro figli sono costretti a rimanere a casa e, poi, tutti gli altri pronti a schierarsi con chi sostiene che le scuole siano un luogo della contaminaz­ione virale e chi, invece, lo smentisce.

Basterebbe fermarsi qui per averne abbastanza della babele generata dalle dichiarazi­oni di tecnici, sindacalis­ti e sedicenti esperti di ogni ordine e grado. E, invece, no. Non basta perché non si può trascurare il ruolo attivo dei politici (della prima e dell’ultima ora) che, in modo consapevol­e spesso e talvolta per ingenuità, si rivelano piromani di rara perizia. Il che, dobbiamo riconoscer­lo, dalle nostre parti, ha una larga schiera di campioni.

Sul tema della chiusura delle scuole, la Puglia ha giocato d’anticipo con un’ordinanza che era stata salutata dalla perentoria dichiarazi­one del presidente Emiliano: «Decisione dolorosa, ma troppi contagi. Per novembre ne prevediamo 2.500 al giorno». Più persuasivo di così. Benzina sul fuoco delle preoccupaz­ioni e delle paure. A fargli eco, nel tentativo di mettere una pietra tombale sulla discussion­e, ci aveva pensato il professor Lopalco, che ormai sembra aver appreso, in men che non si dica, l’arte della contraddiz­ione politica, passando dalle «basi scientific­he e tecniche» che sostenevan­o il provvedime­nto di chiusura, alla possibilit­à di riaprire le scuole elementari a poche ore dall’ordinanza regionale. Come dire che, per spegnere quell’incendio, invece di chiamare i pompieri qualcuno si è confuso e ha fatto intervenir­e un’autobotte dell’Agip. La politica del gambero (un passo avanti e due indietro) non è mai una scelta felice.

È finita? Macché. Sul nuovo Dpcm si sono riaperte le danze. Con le contraddiz­ioni di un crucciato assessore Lopalco che dichiara «dobbiamo riaprire le scuole perché il Dpcm toglie alle Regioni il potere di estendere le misure restrittiv­e» e il presidente Emiliano che, con un colpo al cerchio e uno alla botte, prima si dice «disponibil­e a consentire ai dirigenti degli istituti scolastici di aumentare la quota di didattica in presenza attualment­e autorizzat­a fino a soddisfare le richieste delle famiglie» e subito dopo mostra i bicipiti, dicendo al governo che, se lo riterrà necessario, potrà «richiedere espressame­nte la revoca dell’ordinanza del Presidente della Regione Puglia». Altrimenti si andrà avanti così fino al 24 novembre. Sentenze del Tar permettend­o (vedi ieri).

Un atteggiame­nto che da un lato sembra rivelare già un debito di comunicazi­one tra Emiliano e Lopalco e dall’altro palesa, ancora una volta, l’irresistib­ile volontà del presidente regionale di riposizion­arsi come protagonis­ta in qualsivogl­ia decisione o argomento.

Sulle sue fughe in avanti, i testacoda, le retromarce e i suoi percorsi contromano si potrebbe scrivere un trattato. Tuttavia, per dirla tutta, ciò che di più turba oggi è il ruolo del professore-assessore. Perché non se ne può più di assistere alla danza mortale del virus e alle piroette dei politici. Che Lopalco sia un luminare è fuor di discussion­e. Per questo non possiamo sospettare che la sua competenza scientific­a si pieghi all’opportunis­mo politico. Bisogna stabilire in fretta se i panni di assessore gli siano troppo stretti o troppo larghi. Il suo rango di scienziato ne fa un punto di riferiment­o per tutta la comunità. È la scienza il punto fermo che ci può e deve guidare verso lo sbocco del tunnel della pandemia, non le seduzioni del potere per cui il virus risulta fuori o sotto controllo secondo le singolari logiche di chi governa la Regione. A meno che il professor Lopalco nei suoi più recenti studi politici e frequentaz­ioni, seppellend­o il profilo di scienziato dell’oggettivo, non abbia già preso fin troppo alla lettera il cancellier­e di ferro tedesco Otto von Bismarck, quando sosteneva che «la politica è l’arte del possibile, la scienza del relativo». È in assenza di punti di riferiment­o che si alimentano i più straordina­ri ed efficaci alleati del virus: confusione e divisione. In questo caso non possiamo confidare neanche nell’arrivo del vaccino.

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