Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tavolini sull’uscio Così i bar si danno al caffè d’asporto
A Bari diffusi sui social orari e modalità di prenotazione dei pasti Restano aperti i parrucchieri e centri estetici solo per i clienti del posto
Non arrendersi, mai, neanche di fronte a un divieto che potrebbe demoralizzare un toro. Titolari e gestori di bar, soprattutto a Bari (foto Sasanelli), si sono immediatamente attrezzati per servire ai clienti il caffè da asporto, oltre che per rinforzare il servizio a domicilio. Non mollano nemmeno ristoranti e pizzerie, chiudono i battenti invece molti pub.
BARI Ritornano i banchetti all’ingresso. Tra distanze di sicurezza e tazzine monouso. Si prenota il proprio caffè e si va via, senza sostare nelle vicinanze. Ritornano le serrande abbassate. Di quelli che «proprio no, restare aperti per qualche consegna a domicilio e per l’asporto non conviene; meglio allora chiudere». Si svuotano le strade e le piazze più centrali, mentre nei quartieri meno «attenzionati» qualche furbetto ne approfitta concedendosi la consueta (e ora rapida) colazione al bancone o il ritrovo in qualche circolo ricreativo con le vetrine debitamente coperte da fogli di giornale.
Scene non sfuggite tra le strade del Libertà e di Carrassi. Vanno nel caos i parrucchieri, molti a chiedersi specie nei piccoli comuni: «Ma posso continuare a ricevere clienti dai paesi vicini? Ci vuole l’autocertificazione?». La risposta è un secco «no». La messa in piega o la tinta in un altro Comune non rientra tra le «comprovate esigenze». Ci si deve necessariamente accomodare sulla poltrona di un acconciatore della propria zona di residenza. Scatti di una Puglia da qualche ora arancione, ma nei fatti a tinte rosse.
Le stesse del primo lockdown totale di marzo scorso. Tra dubbi, perplessità e senso di smarrimento è trascorsa così la prima giornata tra le strade commerciali della regione. Svuotati i mercati settimanali tanto a Bari, quello del venerdì al San Paolo, tanto quello di via Bari a Lecce. Impossibile per molti clienti dei paesi vicini raggiungere le bancarelle dei capoluoghi di provincia e per gli operatori diventa così la prima giornata da incassi dimezzati.
A Bari città la situazione a macchia di leopardo: bar, ristoranti e tavole calde che si convertono all’asporto ma soprattutto alle consegne a domicilio, inondando le proprie pagine Facebook di nuovi orari e modalità per prenotare un piatto caldo o semplicemente un menù per cena. Altri invece, specie i pub, che decidono di abbassare le serrande salutando via social i clienti con un ottimistico «arrivederci».
Secondo l’indagine Coldiretti sono circa 20 mila le attività, tra i bar, ristoranti e pizzerie, e 875 gli agriturismi chiusi in Puglia a causa del nuovo Dpcm, con una perdita di fatturato mensile di oltre 400 milioni di euro ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e bevande.
Capitolo a parte i saloni di bellezza. Nelle scorse ore, prima dell’ultimo decreto a colori, si è registrata un’impennata di prenotazioni, nel timore dell’ennesima chiusura totale come nel primo lockdown. «Per fortuna è andata bene, restiamo aperti continuando a rispettare tutti i protocolli anti-covid», spiega Silvia Palattella, presidente regionale e provinciale Bari di Confartigianato Acconciatori. L’organizzazione di categoria è stata inondata di telefonate su chiarimenti e delucidazioni, anche alla luce delle tante fake news circolate sui social.
«Chiariamo subito: non sono consentiti spostamenti da un Comune all’altro per andare dal proprio parrucchiere o estetista di fiducia – spiega Palattella –. In presenza di un esercente acconciatore nel proprio Comune di residenza al cittadino è richiesto di recarsi lì».
Obbligo che ha mandato in tilt i parrucchieri e gli estetisti dell’hinterland barese, quelli che raccolgono molti clienti dai paesi limitrofi. «A loro – dice ancora la rappresentante di categoria – sto consigliando di puntare a sconti e promozioni per attirare la clientela del posto».
Conclude: «Certo, nessuno di loro è responsabile di eventuali clienti trasgressori. Non è richiesto all’esercente di controllare la legittima provenienza del proprio cliente».
❞ Silvia Palattella Noi parrucchieri potremo lavorare Ma agli associati sto consigliando di puntare su sconti e promozioni per poter attirare la clientela del luogo