Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Gesmundo accusa: «Ora penalizzato chi non ha mezzi»
Il leader della Cgil Puglia accusa: «Molti istituti non attrezzati»
BARI «Non si può gestire una situazione così delicata senza coinvolgere i soggetti interessati e spiegare le decisioni assunte. Prendiamo atto che il decreto del governatore riapre alla didattica in presenza scaricando la scelta sulle famiglie. Ma a questo punto vorrei capire anche se le scuole sono attrezzate per garantire un’opzione di didattica integrata. Temo che ci siano problemi». Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, è stato - con gli altri segretari di Cisl e Uil uno dei più tenaci «contestatori» del provvedimento che sospende le lezioni in presenza. Non tanto per non essere stato consultato, ma perché agendo d’istinto la politica «rischia di produrre l’effetto opposto». E non è un caso che la pronuncia del Tar sia stata innescata proprio da un ricorso presentato da un gruppo di genitori.
Gesmundo, mentre i letti degli ospedali in Puglia sono pieni le aule delle scuole restano vuote. Eppure, nella Lombardia della zona rossa si va tra i banchi. Cosa sta succedendo?
«Bisogna riavvolgere il nastro e chiarire che più volte il mondo della scuola, dai sindacati agli insegnanti, ha chiesto un confronto con la Regione. Noi l’abbiamo fatto per due volte salvo recepire provvedimenti assunti unilateralmente».
È competenza di Emiliano garantire la salute pubblica.
«Certo, ma dobbiamo renderci conto che sta succedendo qualcosa di importante. La risposta alla pandemia, se si vuole che sia efficace, va data con il coinvolgimento dei cittadini e delle categorie del mondo reale. In estate la scuola ha fatto un percorso, di investimenti e organizzazione, per garantire la didattica in presenza. Ci sono allarmi? È giusto che si spieghi».
L’assessore Lopalco è convinto che la scuola in presenza sia da evitare.
«I dati indicano una percentuale molto bassa di contagi nelle classi e lo stesso assessore parla di pericolosità per tutto quello che c’è intorno alle scuole come assembramenti dei genitori o insufficienza del trasporto pubblico. A maggior ragione questi argomenti andavano affrontati con chi conosce dall’interno la reale situazione».
Ora chi vuole va in classe, chi non vuole resta a casa con il pc e wi-fi in cameretta.
«La didattica integrata rischia di alimentare diseguaglianze. Quanti studenti infatti non vi potranno accedere? Ovviamente le fasce più deboli. Addio quindi al valore democratico ed emancipante dell’istruzione. Infine, c’è un pericolo: questo può diventare un modello in grado di stravolgere in senso negativo il sistema dall’istruzione del nostro paese».
❞ Non si può gestire una situazione così delicata senza coinvolgere i soggetti interessati e spiegare le decisioni