Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Usurai col reddito di cittadinanza Tredici arresti
Offrivano pochi euro a pensionati e operai in difficoltà Nella banda 10 donne, alcune col reddito di cittadinanza
Tredici persone, tra cui 10 donne, sono state arrestate dalla guardia di finanza per estorsione e usura. Tra loro c’era anche chi percepiva il reddito di cittadinanza. Nel mirino operai e pensionati.
BARI Pensionati e operai in difficoltà economiche che avevano necessità di racimolare pochi euro al giorno per fare la spesa. Oppure accaniti giocatori online, alcuni dei quali costretti a vendersi i beni (in un caso anche un appartamento) per pagare le strozzine. Erano questi i bersagli di un gruppo di donne abilissime nel gestire un vasto giro di usura «domestica» approfittando anche del lockdown e dello stato di bisogno di tante famiglie baresi finite poi sul lastrico.
Sono state fermate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria di Bari nell’ambito dell’inchiesta «Cravatte rosa» coordinata dal procuratore facente funzione Roberto Rossi e il sostituto Lanfranco Marazia: complessivamente le persone destinatarie del provvedimento cautelare firmato dal gip Annachiara Mastrorilli sono 13, delle quali 10 donne (quattro in carcere e 6 ai domiciliari) appartenenti a quattro diversi nuclei familiari. Sono accusate di aver minacciato per anni, tra il 2011 e il 2020, persone che avevano problemi economici nei quartieri Japigia, San Pasquale e San Paolo. Le indagini hanno accertato che, a fronte di prestiti di poche decine di euro di cui le vittime avevano bisogno per fare la spesa, pretendevano interessi fino al 5mila per cento. Sei delle persone arrestate percepivano anche il reddito di cittadinanza. I reati contestati, a vario titolo, ai 24 indagati (11 in stato di libertà), sono usura aggravata dallo stato di bisogno delle vittime ed estorsione. «Le condotte appaiono ancora più odiose – laddove si consideri che nella quasi totalità dei casi - scrive il gip nelle esigenze cautelari – le vittime versano in uno stato di bisogno con un approfittamento da parte degli indagati che non si ferma neanche dinanzi a situazioni di comprovate difficoltà rappresentate dalle vittime stesse».
Le usuraie – hanno accertato i finanzieri alla guida del colonnello Luca Cioffi - hanno intensificato «l’attività nel periodo del lockdown a causa delle difficoltà economiche di tanti baresi». Spesso costrinrimaneva
Nella foto grande gli investigatori della guardia di Finanza che hanno condotto l’inchiesta sulla rete degli usurai gevano le vittime a pagare gli interessi anche con violenza e minacce. «Se non paghi vengo e ti sbrano», «Se non paghi ti brucio l’auto», «Ti mando mio figlio con la pistola, ti faccio saltare in aria», era questo il tenore delle minacce rivolte, in particolare, alle persone più anziane.
È emerso ancora dalle indagini che per i prestiti ottenuti «vigeva la regola del “salto rata”, ovvero la vittima - laddove non fosse stata in grado di pagare, alla scadenza, la rata pattuita era costretta a versare una “penale”, denominata “solo interesse”, ammontante al 50 per cento della rata mensile prevista, con la conseguenza che il debito residuo inalterato e che i tempi di estinzione del prestito si allungavano».
Le indagini sono partite nel maggio del 2019 quando un’anziana disperata si è rivolta ai finanzieri e ha raccontato loro delle richieste estorsive alle quali non riusciva più a far fronte. L’inchiesta, attraverso intercettazioni, pedinamenti e accertamenti bancari, ha fatto emergere un giro di usura cosiddetto «domestico», in cui cioè l’usuraio è il vicino di casa, per centinaia di migliaia di euro. Le vittime accertate sono 15, due dei quali sotto protezione per le minacce ricevute. Durante il lockdown una delle usuraie, è scritto negli atti - violando le misure anti Covid, avrebbe fatto irruzione in casa di una anziana con gravi problemi di salute per costringerla a pagare il debito al quale non era riuscita a far fronte.
La guardia di finanza ha infine appurato che le singole rate dei prestiti usurari erano corrisposte in denaro contante o attraverso la ricarica di carte postepay prepagate intestate agli stessi usurai, oppure a persone a loro vicine.