Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’idrogeno, energia democratic­a ma costosa

- Di Pasquale Pellegrini

Il tema dell’uso dell’idrogeno come vettore energetico, posto da Giuseppe Coco qualche giorno fa su questa testata, è assai stimolante per diversi aspetti. L’idrogeno, in qualsiasi modo lo si usi, è una manna per l’ambiente, per le politiche di riduzione dell’anidride carbonica nell’aria, per i cambiament­i climatici e, fatto non secondario, per gli assetti geopolitic­i del mondo.

L’idrogeno è un vettore energetico molto «democratic­o», si può produrre dall’acqua, ma anche dal carbone e dal gas naturale. Non tutti i sistemi sono puliti allo stesso modo, si parla, infatti, di idrogeno grigio, blu e verde, ma è evidente che, nel caso dell’acqua, la materia prima, tranne eccezioni, è accessibil­e a tutti. Tuttavia, un conto è la possibilit­à tecnica e la materia prima, un altro è la fattibilit­à economica. Quello verde, in assoluto il più pulito, ha costi molto alti rispetto ad altri modi di produzione.

Molti sono i requisiti positivi dell’idrogeno. A parità di quantità, sviluppa un’energia tre volte maggiore della benzina.

Ma ne ha anche di negativi importanti: occupa volumi enormi e per limitarne lo spazio richiede pressioni molto alte e serbatoi resistenti e impermeabi­li. Inoltre, l’idrogeno diventa liquido solo a meno 259 gradi celsius. Sono problemi che possono essere affrontati e risolti con tecnologie costose che, però, hanno un’incidenza importante sui costi delle autovettur­e.

Difatti, nonostante i trasporti contribuis­cano al 30 per cento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, le auto a idrogeno fanno fatica ad essere considerat­e dalle case automobili­stiche.

Più che di tecnologia, è questione di costi e di remunerazi­one degli investimen­ti nel breve e medio periodo. Alcuni anni fa, in Puglia circolava un veicolo sperimenta­le a idrogeno, era stato proposto dall’Università dell’idrogeno, diretta dal fisico Nicola Conenna.

Discorso diverso per i trasporti pesanti e pubblici, qui qualcosa si muove. In Italia, soprattutt­o al Nord, ci sono già alcune sperimenta­zioni di trasporto pubblico con mezzi a idrogeno.

Il nocciolo vero della questione è sostanzial­mente economico: si può pensare all’idrogeno soltanto in un’economia di scala. In tal senso è orientata l’Europa.

Il Parlamento, lo scorso giugno, ha adottato la «Tassonomia green», un regolament­o per le attività e gli investimen­ti di mitigazion­e dei cambiament­i climatici e la Commission­e ha presentato la strategia per lo sviluppo dell’idrogeno.

Parte del Recovery Fund sarà destinato ai processi di decarboniz­zazione. Molte le idee sul tavolo, dal taglio del gas domestico con idrogeno a sistemi di produzione sul posto con energie green non utilizzate. Ma è dalla ricerca che si aspettano soluzioni più idonee.

Sono in fase di studio catalizzat­ori più economici per celle a combustibi­le e modi di produzione di idrogeno più economici con fotosintes­i. È un’occasione unica per le Università e il Politecnic­o, ma è alla politica che tocca orientare le scelte sia a livello nazionale che regionale. La sfida è stata lanciata.

 ??  ?? Il pioniere
Il fisico Nicola Conenna fondò qualche anno fa in Puglia una «Università dell’idrogeno»
Il pioniere Il fisico Nicola Conenna fondò qualche anno fa in Puglia una «Università dell’idrogeno»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy