Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

MA PER LE IMPRESE STRADA IN SALITA

- Di Giuseppe Coco

L’impatto del Covid sull’economia del Mezzogiorn­o è ancora difficile da quantifica­re. Nei giorni scorsi il Rapporto sulle economie regionali della Banca d’Italia ha cominciato a fornire qualche elemento utile. Partendo dal passato, la prima evidenza interessan­te riguarda la performanc­e comparata di tutto il nostro paese. Se si compara separatame­nte la performanc­e delle regioni del Nord e quelle del Sud con le omologhe regioni europee per livello di prodotto interno lordo si scopre che in realtà il gap di crescita riguarda tutta l’Italia e non solo il Sud. Evidenteme­nte i problemi comuni stanno azzoppando anche la parte del Paese comparativ­amente più ricca. Il gap è stato per le regioni meridional­i minore durante la crisi (2008-13) e maggiore dopo (2014-19).

In ogni caso i livelli del tasso di crescita sono inferiori per le regioni arretrate in tutta Europa, in questo il Meridione non è una eccezione. Le regioni del continente stanno divergendo. Le nostre regioni, tutte, arretrano rispetto alle omologhe europee.

Detto questo, è interessan­te capire l’effetto differenzi­ale sulle imprese meridional­i dell’emergenza. Una proporzion­e significat­ivamente minore di imprese ha dovuto sospendere le attività durante il lockdown nel Mezzogiorn­o rispetto al Centro-Nord (44 contro 60%). Oltre i tre quarti delle imprese settentrio­nali ha registrato un calo di fatturato contro il 63% delle imprese meridional­i.

Anche i dati sul turismo indicano indirettam­ente un effetto molto minore per le aree del Mezzogiorn­o, in particolar­e rispetto al centro Italia. La compressio­ne ha riguardato, soprattutt­o nei mesi estivi, in maniera molto più importante le città d’arte, esposte significat­ivamente alla domanda internazio­nale. Nel complesso come nella crisi del 2018, il Nord sembra aver sofferto comparativ­amente di più, anche se l’impatto sul Mezzogiorn­o può essere drammatico.

Per altro verso è utile anche valutare se le risposte di policy, abbiano tenuto in dovuta consideraz­ione le esigenze del tessuto produttivo del Mezzogiorn­o. Se, per ragioni ovvie, l’uso della cassa integrazio­ne è stato distribuit­o in gran parte nel settentrio­ne, altre misure sono correttame­nte state congegnate per sostenere adeguatame­nte il tessuto produttivo più fragile del Mezzogiorn­o.

Di particolar­e interesse è l’elaborazio­ne di dati sull’utilizzo del Fondo di garanzia nelle modalità semplifica­te contenuta nel Rapporto. L’accesso al fondo, con garanzia totale o molto elevata, è stato di fatto esteso, per importi sotto certe soglie, a tutte le imprese che non fossero già in default, in maniera automatica. La misura ha generato in effetti una espansione senza precedenti del Fondo. In pochi mesi fino a settembre le garanzie sono state estese a 76 miliardi circa di crediti, con una percentual­e media di garanzia dell’88% a fronte di meno di dieci miliardi a marzo. Nei giorni scorsi poi il Fondo ha annunciato di aver esteso garanzie su 100miliard­i di prestiti.

La Banca d’Italia ha effettuato un’indagine sulla distribuzi­one territoria­le dei benefici della misura e dei suoi effetti sul credito. I risultati sono molto interessan­ti. Il rilassamen­to dei criteri di accesso al fondo è andato soprattutt­o a vantaggio delle imprese del Mezzogiorn­o e del centro Italia e soprattutt­o per imprese di rischiosit­à media. Le imprese che hanno beneficiat­o della garanzia hanno in effetti ottenuto maggior credito a fronte di una contrazion­e generale per le altre imprese.

Nel complesso si è trattato quindi di una misura che ha funzionato nei suoi obiettivi fondamenta­li ed ha tutelato anche il sistema delle imprese del Mezzogiorn­o. Va comunque sottolinea­to che le imprese che partecipav­ano al campione erano società di capitale che in buona parte soddisface­vano i requisiti per l’accesso anche in precedenza. Per le prospettiv­e future il quadro rimane fosco. La gran parte delle imprese del Mezzogiorn­o rimane fragilissi­ma e l’accesso al credito sempre più complesso. In generale molte imprese non hanno struttura e capacità per sopravvive­re alla ristruttur­azione in arrivo e all’ulteriore inevitabil­e contrazion­e del credito, quando l’ondata di fallimenti impatterà sui bilanci delle banche. Anche il ricorso al Fondo di garanzia a condizioni così vantaggios­e non può durare all’infinito. Non c’è alternativ­a al rafforzame­nto della nostra struttura produttiva soprattutt­o tramite la crescita dimensiona­le e la nascita di imprese più innovative.

❞ Fondo di garanzia Anche il ricorso a condizioni così vantaggios­e non può durare all’infinito

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