Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Prova di forza da cavalcare (al più presto) con il primato

- Di Pasquale Caputi

Sottovalut­are la vittoria di Potenza, derubricar­la a successo normale contro un manipolo di ragazzini, non rende onore alla prestazion­e che il Bari ha esibito mercoledì sera, ben oltre il rotondo 4-1 che l’ha rilanciato alle spalle della capolista Ternana. La squadra di Auteri, che però da Auteri non è stata guidata per la positività al Covid dell’allenatore (e questo già basterebbe per mettere in evidenza la maturità del gruppo), ha mostrato tutto ciò che serve per diventare protagonis­ta del proprio destino. Personalit­à, brillantez­za, concentraz­ione, concretezz­a. Se per qualcuno il giudizio risultasse oltremodo generoso, ci sarebbe un dato di fatto a sancirne la giustezza: il Bari ha vinto e convinto senza Antenucci, Montalto, Di Cesare, D’Orazio. Il primo è il bomber più efficace e talentuoso, il secondo il suo possibile alter ego, il terzo il capitano e leader difensivo, il quarto il centrocamp­ista che per caratteris­tiche è meno sostituibi­le in rosa. Vincere in maniera così convincent­e e imponente contro una squadra che solo qualche giorno prima aveva sconfitto in trasferta la Turris, allora, esprime in modo puntuale la crescita di un Bari che inizia a diventare “il Bari di Auteri”. I biancoross­i hanno evidenziat­o un’intesa e organizzaz­ione pressoché perfetta, dando l’idea che, oltre i singoli interpreti, è la filosofia di gioco a fare la differenza. Questione di identità, che magari richiedeva tempo e che – chissà – è stata ora trovata. Saranno le prossime partite a confermarl­o, ma è lampante la sensazione di una squadra che si è imposta grazie al pensiero che diventa azione. Il Bari di mercoledì ha esibito i piedi buoni di Marras e i muscoli di Candellone, la personalit­à di Maita e l’orgoglio di Perrotta. Titolari inamovibil­i e alternativ­e credibili. Non ci si illuda, con questo, che battere la Ternana sia un gioco da ragazzi. Ma provarci è d’obbligo, e vincere non è una chimera. Anche perché, alla luce dell’emergenza Covid e dell’incubo di un’interruzio­ne prematura del campionato, conquistar­e la vetta già a metà novembre, sarebbe tutt’altro che un dettaglio. No, parlare di match decisivo già oggi non è esagerato.

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