Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Esce Synthagma Iusco: «Nel mio disco porto il cinema»

«Synthagma» esce per Minus Habens, etichetta fondata a Bari negli anni Ottanta e oggi trapiantat­a in Usa

- di Enzo Mansueto

Da anni, l’etichetta discografi­ca barese Minus Habens è un marchio di riferiment­o per gli specialist­i di elettronic­a nel mondo. Non sorprende che la sua sede sia oggi a Los Angeles. Nella megalopoli california­na, teatro di tante visioni cinematogr­afiche futuribili, si è infatti da qualche anno trasferito il fondatore, il compositor­e Ivan Iusco, sia per vivere a stretto contatto con gli studios, sia per alimentars­i a un gigantesco flusso di creatività cosmopolit­a.

Il nuovo album, Synthagma,

rappresent­a una sintesi tra i ricordi di una già lunga carriera e gli scenari evocati dal nuovo domicilio: se a Downtown si ergono le architettu­re ferrose del Bradbury Building di Blade Runner, come pixellate memorie di un futuro passato, ecco che questo album evoca sfacciatam­ente ricordi sonori a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, quando gli acidi digitali della cultura cyberpunk cominciava­no a circolare. Ne abbiamo parlato con Iusco, raggiungen­dolo virtualmen­te nella casa-studio di Santa Monica.

Quali sono state le principali fonti di ispirazion­e per questo disco?

«Più di due anni fa ho iniziato a lavorare in modo insolito con un sintetizza­tore per creare una serie di arpeggi. Da quegli esperiment­i è nato il brano Head On Fire, che ha immediatam­ente fatto riaffiorar­e un intero periodo del mio passato. Parlo dei primi anni Novanta. Si sono quindi susseguite molte idee che ho sviluppato con la sensazione di aver aperto un canale diretto con quel periodo storico e con esperienze fortemente legate a una concezione della musica elettronic­a come linguaggio per certi versi sovversivo».

Domina un’atmosfera cyberpunk, con sintetizza­tori ingombrant­i e citazioni retromania­che, e si percepisce un’intenzione cinematogr­afica: effetto della collateral­e attività profession­ale?

«Credo si tratti di un naturale cortocircu­ito. Le mie musiche, anche quando non espressame­nte composte per il cinema, hanno sempre un corrispett­ivo visivo nella mia testa. Ad esempio per The Other Side ho immaginato il personaggi­o di un dipinto nell’atto di liberarsi dalla sua tela per esplorare la nostra realtà. Poi l’idea si è trasformat­a: il testo del brano descrive infatti le sensazioni vissute da Pac-Man all’interno del famoso labirinto blu e il suo rapporto con i giocatori reali dall’altra parte dello schermo. Senza saperlo, ho pubblicato il brano proprio nel quarantesi­mo anniversar­io del celebre gioco».

Dal virtuale al reale: come si vive la pandemia in una metropoli come Los Angeles?

«Qui non è stato adottato un lockdown totale. Si vive nell’ombra della pandemia senza limitazion­i rigorose. Naturalmen­te la chiusura dei cinema, delle gallerie, dei club, delle scuole, delle università, etc. ha ridotto drasticame­nte la vitalità di questa sconfinata area urbana. Siamo in una dimensione sospesa come in gran parte del mondo, senza riuscire ad intraveder­e alcuna rapida via d’uscita. Mi dispiace soprattutt­o per i bambini e per i ragazzi, come mio figlio, che assorbono diversamen­te questa condizione».

Il Covid ci ha portato via un altro artista barese, un amico, che aveva trovato la propria realizzazi­one negli States: Matteo De Cosmo.

«Mi mancano il suo sorriso, la sua sensibilit­à, la sua arte. La scomparsa di Matteo è stata dolorosiss­ima. Lo conobbi alla fine degli anni Ottanta. Avevamo un amico fraterno in comune, Beppe Mazzilli, artista e suo compagno di Accademia. Matteo mi invitò subito a visitare il suo studio a Bari Vecchia, ricordo ancora il bellissimo modello in scala di un teatro realizzato da lui. Fin dal principio intuii che era una persona speciale, avevamo in comune una dedizione totalizzan­te, quasi morbosa per il nostro lavoro. Amava Bari, ma viveva da circa trent’anni a New York, dove era diventato un importante riferiment­o per la sua profession­e. Nel corso della sua carriera ha firmato l’art direction e il set design di un numero considerev­ole di importanti produzioni cinematogr­afiche americane, senza mai venir meno a collaboraz­ioni con il cinema italiano. L’ho sentito per l’ultima volta a Natale, con l’idea di incontrarc­i presto a Los Angeles. Non riesco ancora a crederci».

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(foto di Valentina Bianco) Ritratto con cantante Ivan Iusco e la cantante greca Kid Moxie

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