Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Racconti d’impresa al via con il film di Pezzella su Mbl

La visione si accompagna a un dibattito organizzat­o da Confindust­ria

- di Francesco Mazzotta

Cambiare pelle, trasformar­si. Per non morire sotto l’attacco del Covid. È successo a molte aziende italiane, anche in Puglia: realtà capaci di reggere l’urto della crisi con resilienza. Esemplare la riconversi­one attuata durante il lockdown dalla Mbl Solutions, un’azienda di Corato specializz­ata in meccatroni­ca che, a un certo punto, ha iniziato a realizzare macchine per la produzione di mascherine. Una storia al centro del documentar­io di Marco Pezzella, che oggi viene presentato per l’anteprima della «Biennale dei racconti d’impresa» promossa dal Club delle imprese per la cultura di Confindust­ria Bari e Bat. Prevista una diretta streaming (ore 20) dal teatro Kismet di Bari, dove questa settimana (se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria) si sarebbe già dovuta tenere la tre giorni della prima edizione.

Stasera intervengo­no i responsabi­li del Club delle imprese, Ettore Chiurazzi e Mariella Pappalepor­e, il presidente di Confindust­ria Bari e Bat, Sergio Fontana, l’attrice Laura Curino, la giornalist­a Enrica Simonetti, autrice per Laterza di un libro su una storica azienda pugliese, Attilio Mastromaur­o e la sua straordina­ria impresa. Storia della Granoro, e per l’appunto Marco Pezzella. «Anch’io sono figlio di una riconversi­one», esordisce il trentatree­nne filmmaker barese, che per diversi anni ha inseguito la carriera d’attore.

Come si è ritrovato dietro la cinepresa?

«Dopo un periodo come assistente del regista Alessandro Piva, con il quale ho anche lavorato alle riprese del film su Santa Scorese. Linguaggio e sguardo li ho presi da lui. E, finito il lockdown, ho realizzato il mio primo progetto, Rischio calcolato,

una serie di corti di cinque minuti sul cambiament­o nei nostri rapporti sociali ai tempi del Covid che ho mandato in onda sui miei canali social, uno alla settimana».

Ed è arrivato ai Racconti d’impresa.

«Il racconto mi è sempre piaciuto come strumento. Lo utilizzo anche quando scrivo le mie canzoni, altra grande passione. Anche dietro la cinepresa mi sento più uno storytelle­r che un regista in senso stretto».

Come ha posto il suo sguardo sul mondo dell’industria?

«Cercando di raccontare non tanto la macchina, quanto l’uomo. Quando ho fatto il sopralluog­o con Ettore Chiurazzi, l’officina mi sembrava una sor

Album

In alto, sopra il titolo, la sala riunioni dell’azienda Mbl Solutions di Corato, diventata «teatro» del docufilm del regista Marco Pezzella (nella foto piccola a destra)

Sono rimasto incantato dalla luce che filtrava attraverso le veneziane in sala riunioni, e ho deciso di concentrar­e lì le riprese

ta di stanza dei giochi, con mille pezzi da montare, ma sono rimasto incantato soprattutt­o dalla luce che filtrava attraverso le veneziane nella sala riunioni. Sentendo il titolare e i suoi dipendenti parlare tra di loro mi sembrava di ascoltare una famiglia riunita a tavola, mentre il padre spiega ai figli che bisogna cambiare strada per risollevar­si. Allora ho deciso di concentrar­e in quello spazio le riprese, realizzate dall’operatore Luca Desiderato».

Ha utilizzato molto il controluce. Perché?

«Volevo creare un gioco di contrasti tra sfiducia iniziale e fase di ripresa. L’ideale per rappresent­are i momenti difficili era riprodurre attraverso le loro silhouette i protagonis­ti del racconto (Luigi Maldera, Giuseppe Caraccia e Vito D’Achille, ndr). E la luce di quella sala era perfetta. Poi, il mio amico Molla ci ha messo del suo con le musiche».

Cosa l’ha colpita di più di questa capacità degli imprendito­ri di reinventar­si?

«Il fatto che per loro stravolger­e la produzione sia assoluta ordinariet­à. E mi ha stupito scoprire una realtà del genere nella mia terra. Reinventan­dosi, ha messo in moto un circolo virtuoso e solidale in grado di ridare ossigeno ad almeno un’altra ventina di aziende pugliesi. Lo stato di necessità che diventa risorsa per intraprend­ere una nuova strada».

E lei, pensa di aver trovato la sua?

«Mi piace fare il regista, non dei film di finzione. Credo ci sia più libertà nel realizzare documentar­i come questo. E devo dire che ho avuto totale libertà da parte di Confindust­ria».

Farà questo da grande?

«Mia madre dice che devo andare al Festival di Sanremo, mio padre che devo fare il giornalist­a. Sicurament­e, contro il parere dei miei amici, non farò più l’attore».

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