Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La ricetta dell’arcivescov­o «I sussidi non bastano»

- Di Cesare Bechis

TARANTO «Le persone vivono una sensazione di incertezza e paura, io sono il loro vescovo e il mio compito è quello di sostenere la speranza mediante la vicinanza e la preghiera perché la tribolazio­ne si traduca in speranza accogliend­o la presenza di Gesù che non ci lascia soli nel pericolo». L’arcivescov­o di Taranto, Filippo Santoro, è molto vicino al suo gregge in questo periodo di sofferenza.

La pandemia mette a dura prova l’Italia. Secondo lei come impatta sulla vita delle persone?

«Non venivamo da un momento particolar­mente florido e la pandemia ha reso ancora più evidenti e gravi i problemi. Oggi tutti i nodi sono venuti al pettine. Le restrizion­i aggravano la condizione economica delle famiglie, specialmen­te quelle dove il lavoro era già saltuario e senza diritti: ne abbiamo contezza dai numeri di accesso alle nostre Caritas che sono quintuplic­ati in alcuni casi».

L’epidemia sta modificand­o, secondo lei, l’individuo?

«È la speranza che coltiviamo: che si ritorni ai valori più veri e profondi, che il massimo della vita non sia il consumo; che, superando l’individual­ismo, si recuperi quel concetto di fratellanz­a e responsabi­lità civica che papa Francesco ha così bene espresso nella “Fratelli tutti”».

I provvedime­nti governativ­i sostengono realmente gli indigenti?

«La pandemia tocca i poveri con le grandi ingiustizi­e del mondo. I provvedime­nti a sostegno dei disagi economici del primo lockdown sono stati erogati a pioggia, credo per l’urgenza di dare una risposta. Serve un grande piano per il lavoro, e serve approfitta­rne adesso, per uscire una volta e per sempre dalla logica dei sussidi».

Secondo lei si può parlare di dualismo tra economia e salute collettiva?

«Taranto ne è l’esempio più concreto. Oggi il mondo vive questo dualismo, ma ora è il tempo, alla luce delle risorse ingenti che l’Europa ci ha concesso, di investirle affinché si avvii finalmente quel cambiament­o di rotta che auspichiam­o da anni, che si dia vita a un progetto “umanistico” nel quale l’uomo, la sua salute e la sua dignità di lavoratore non siano sacrificab­ili per il profitto».

Come mai la Cei ha scelto Taranto come sede della 49° Settimana sociale dal 21 al 24 ottobre del 2021?

«L’ho fortemente voluto fin dall’edizione dello scorso anno a Cagliari: sono il presidente del Comitato scientific­o e organizzat­ore delle Settimane Sociali. Il tema scelto per l’edizione del prossimo anno è “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconn­esso”: quale posto migliore per discutere di questi temi nella città che dolorosame­nte ma con grande coraggio e voglia di riscatto, li racchiude tutti?».

Filippo Santoro La Cei ha scelto Taranto per la Settimana sociale

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