Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Intesa con i medici di base per i test rapidi in studio È scontro sulla sicurezza

- Di Lucia del Vecchio

Medici e pediatri di base firmano l’accordo con la Regione Puglia per prenotare tamponi ed eseguire test rapidi in studio o nelle Asl. Danny Sivo, responsabi­le regionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro, però avverte: «Ora i medici di base entrino nel circuito organizzat­ivo».

BARI Tanto tuonò che piovve. Finalmente anche in Puglia i medici di base e i pediatri di libera scelta potranno prendere in carico il paziente con i sintomi del Covid, prenotare il tampone molecolare, eseguire i test rapidi antigenici per i contatti stretti asintomati­ci e disporre l’isolamento fiduciario ad esito positivo del tampone, stabilendo la data di inizio e fine della quarantena. Circa 3mila tra medici e pediatri faranno anche attività di tracciamen­to e garantiran­no l’esecuzione dei test rapidi direttamen­te nel proprio studio, oppure in altre strutture idonee individuat­e dalle Asl.

I dispositiv­i di protezione individual­e e i tamponi saranno forniti dal commissari­o straordina­rio per l’emergenza, Domenico Arcuri, attraverso la Protezione civile. «Il protocollo – spiega il direttore del dipartimen­to Politiche della Salute, Vito Montanaro – recepisce l’accordo nazionale e lo integra prevedendo azioni che consentira­nno ai medici ed ai pediatri di base di svolgere un ruolo fondamenta­le nella gestione della pandemia e di testare il nuovo modello di assistenza territoria­le che utilizzerà anche la telemedici­na». Però ieri, a firmare il protocollo di intesa con la Regione Puglia, non c’erano tutti i sindacati di categoria. Fimmg, Fimp e Intesa hanno siglato l’accordo. Smi, Snami e Simet, invece, hanno disertato l’incontro di ieri e contestato duramente l’intesa. Se i primi sostengono all’unisono che «in questo momento così grave, la medicina generale deve svolgere appieno la sua funzione anche al di là dei propri compiti abituali», Smi, Snami e Simet denunciano, tra le altre cose, la «volontà di non investire nella medicina territoria­le e la mancata, insufficie­nte e limitata attivazion­e delle Unità sanitarie di continuità assistenzi­ale, con il reclutamen­to di personale adeguatame­nte formato». Contestano, inoltre, «l’obbligator­ietà dell’esecuzione dei tamponi da parte dei medici e pediatri di base negli studi medici perché mina la sicurezza di medici e pazienti ed è contro legge». La

questione «sicurezza» è stata più volte invocata dai medici di base. «Ho l’impression­e che nel dibattito si ponga l’attenzione sui singoli dispositiv­i di protezione, come se bastasse ricevere delle mascherine o dei guanti per essere protetti – spiega Danny Sivo, responsabi­le del Sirgisl, il sistema integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro della Regione Puglia senza invece soffermars­i su due tra gli aspetti fondamenta­li quando si parla di sicurezza in campo sanitario: la formazione, perché indossare i dispositiv­i non è cosa semplice, occorre saperlo fare. E la sorveglian­za sanitaria cioè visite e analisi a medici e operatori sanitari per stabilire idoneità al servizio che si deve prestare, a tutela anche dei pazienti e che escluda, ad esempio, i soggetti più fragili dai rischi, come accade negli ospedali. Entrambe, formazione e sorveglian­za, sono obbligator­ie nelle Asl».

Il nodo sta nel sistema. «Con grande umiltà, provo a chiarire. I medici di base sono oggi in un limbo, sotto il profilo contrattua­le, perché dipendono dalle Asl con convenzion­e a tempo indetermin­ato di tipo libero profession­ale – sottolinea - Questo non consente alle Asl di intervenir­e direttamen­te sugli aspetti di tutela propri della medicina del lavoro, che sono molteplici. Non è sufficient­e la richiesta di sicurezza. Né sicurezza vuol dire dpi e basta. La medicina del lavoro è molto altro. Quindi, occorre fare un passo avanti». Un passo avanti complicato, con i sindacati divisi. Conclude Sivo: «È difficile chiedere sicurezza se non sei dentro una organizzaz­ione che te la dà, soprattutt­o in campo sanitario. L’attuale dettato normativo distingue alla base il libero profession­ista dal lavoratore dipendente. Sino a ieri quel limbo per la medicina generale ha funzionato. Oggi mostra tutti i suoi limiti. Forse è il momento di superarli. I medici di base potrebbero diventare dipendenti delle Asl pienamente tutelati con tutele ed oneri all’interno della organizzaz­ione diretta del Ssn anche per evitare contrattaz­ioni che durano più della epidemie».

❞ Danny Sivo I camici bianchi oggi sono in un limbo contrattua­le

Potrebbero diventare dipendenti delle Asl, così sarebbero tutelati

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Il medico Danny Sivo
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