Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Intesa con i medici di base per i test rapidi in studio È scontro sulla sicurezza
Medici e pediatri di base firmano l’accordo con la Regione Puglia per prenotare tamponi ed eseguire test rapidi in studio o nelle Asl. Danny Sivo, responsabile regionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro, però avverte: «Ora i medici di base entrino nel circuito organizzativo».
BARI Tanto tuonò che piovve. Finalmente anche in Puglia i medici di base e i pediatri di libera scelta potranno prendere in carico il paziente con i sintomi del Covid, prenotare il tampone molecolare, eseguire i test rapidi antigenici per i contatti stretti asintomatici e disporre l’isolamento fiduciario ad esito positivo del tampone, stabilendo la data di inizio e fine della quarantena. Circa 3mila tra medici e pediatri faranno anche attività di tracciamento e garantiranno l’esecuzione dei test rapidi direttamente nel proprio studio, oppure in altre strutture idonee individuate dalle Asl.
I dispositivi di protezione individuale e i tamponi saranno forniti dal commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, attraverso la Protezione civile. «Il protocollo – spiega il direttore del dipartimento Politiche della Salute, Vito Montanaro – recepisce l’accordo nazionale e lo integra prevedendo azioni che consentiranno ai medici ed ai pediatri di base di svolgere un ruolo fondamentale nella gestione della pandemia e di testare il nuovo modello di assistenza territoriale che utilizzerà anche la telemedicina». Però ieri, a firmare il protocollo di intesa con la Regione Puglia, non c’erano tutti i sindacati di categoria. Fimmg, Fimp e Intesa hanno siglato l’accordo. Smi, Snami e Simet, invece, hanno disertato l’incontro di ieri e contestato duramente l’intesa. Se i primi sostengono all’unisono che «in questo momento così grave, la medicina generale deve svolgere appieno la sua funzione anche al di là dei propri compiti abituali», Smi, Snami e Simet denunciano, tra le altre cose, la «volontà di non investire nella medicina territoriale e la mancata, insufficiente e limitata attivazione delle Unità sanitarie di continuità assistenziale, con il reclutamento di personale adeguatamente formato». Contestano, inoltre, «l’obbligatorietà dell’esecuzione dei tamponi da parte dei medici e pediatri di base negli studi medici perché mina la sicurezza di medici e pazienti ed è contro legge». La
questione «sicurezza» è stata più volte invocata dai medici di base. «Ho l’impressione che nel dibattito si ponga l’attenzione sui singoli dispositivi di protezione, come se bastasse ricevere delle mascherine o dei guanti per essere protetti – spiega Danny Sivo, responsabile del Sirgisl, il sistema integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro della Regione Puglia senza invece soffermarsi su due tra gli aspetti fondamentali quando si parla di sicurezza in campo sanitario: la formazione, perché indossare i dispositivi non è cosa semplice, occorre saperlo fare. E la sorveglianza sanitaria cioè visite e analisi a medici e operatori sanitari per stabilire idoneità al servizio che si deve prestare, a tutela anche dei pazienti e che escluda, ad esempio, i soggetti più fragili dai rischi, come accade negli ospedali. Entrambe, formazione e sorveglianza, sono obbligatorie nelle Asl».
Il nodo sta nel sistema. «Con grande umiltà, provo a chiarire. I medici di base sono oggi in un limbo, sotto il profilo contrattuale, perché dipendono dalle Asl con convenzione a tempo indeterminato di tipo libero professionale – sottolinea - Questo non consente alle Asl di intervenire direttamente sugli aspetti di tutela propri della medicina del lavoro, che sono molteplici. Non è sufficiente la richiesta di sicurezza. Né sicurezza vuol dire dpi e basta. La medicina del lavoro è molto altro. Quindi, occorre fare un passo avanti». Un passo avanti complicato, con i sindacati divisi. Conclude Sivo: «È difficile chiedere sicurezza se non sei dentro una organizzazione che te la dà, soprattutto in campo sanitario. L’attuale dettato normativo distingue alla base il libero professionista dal lavoratore dipendente. Sino a ieri quel limbo per la medicina generale ha funzionato. Oggi mostra tutti i suoi limiti. Forse è il momento di superarli. I medici di base potrebbero diventare dipendenti delle Asl pienamente tutelati con tutele ed oneri all’interno della organizzazione diretta del Ssn anche per evitare contrattazioni che durano più della epidemie».
❞ Danny Sivo I camici bianchi oggi sono in un limbo contrattuale
Potrebbero diventare dipendenti delle Asl, così sarebbero tutelati