Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Mammamè primitivo potente ed elegante
Il Primitivo è lanciatissimo, non v’è grande azienda pugliese che non lo abbia in catalogo o che non aspiri ad averlo. Un successo costruito nel tempo ed esploso nell’ultimo decennio. L’immagine del Primitivo come vino prevalentemente da taglio sembra ormai appartenere al passato, anche se ancora parte della produzione vinicola finisce nello sfuso. A tirare la locomotiva è senz’altro quello di Manduria, che ha prodotto nel 2019 circa 23 milioni di bottiglie, diventando «una colonna portante della filiera enologica non solo pugliese ma anche italiana», come afferma Mauro di Maggio, direttore del Consorzio. Ma accanto al Primitivo di Manduria c’è quello di Gioia del Colle, una realtà molto più piccola di appena qualche decina di produttori, con una superficie vitata che non supera i 400 ettari; ma quanta bontà in quelle bottiglie e con nulla da invidiare al fratello maggiore.
Mai come in questo caso piccolo è bello: il vino di questa settimana è proprio di un piccolo produttore, Pierfabio Mastronardi. Tre ettari totali divisi in vari appezzamenti per complessive seimila bottiglie tra Verdeca, Bianco d’Alessano, Aleatico e Primitivo. Il 2018 è vino molto godibile con il suo frutto nitidamente espresso che ruota attorno a note floreali di viola e cenni di rosa. Potente ed elegante, dolce e fresco con i suoi ritorni di amarena e mora appena venati da cioccolato ed erbe di macchia mediterranea. Il finale è quello dei Primitivo di razza, lungo e con tannini dolci e docili.