Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PERCHÉ DOBBIAMO BATTERCI ANCORA

- Di Elvira Zaccagnino

L’Istat ha pubblicato i dati sulle case rifugio in Italia, sui fondi pubblici e privati, sui numeri delle donne entrate in programmi di accoglienz­a in quelle strutture, sui programmi di uscita con i percorsi avviati dalle donne che hanno chiesto aiuto. Sono dati che aiutano a sperare. Ci inchiodano a responsabi­lità, a risultati raggiunti, a impegni attesi o disattesi. Ad altri da assumere. Già il fatto che della violenza sulle donne si parli non solo il 25 novembre ma nei giorni prima e dopo, è un dato. Già il fatto che a parlarne, che a promuovere campagne, a metterci la faccia nei post e nei video non siano solo donne ma anche uomini è un aspetto positivo. Anche l’enorme affollamen­to di incontri, manifestaz­ioni, interventi è un segno positivo.

Ma cosa c’è in questi dati? Cresce il numero dei progetti conclusi positivame­nte. Il divario NordSud resta, ma al Mezzogiorn­o si fa di più e si fa meglio. Ci sono fondi stanziati e oggi se ne promettera­nno molti di più. Lo farà anche la Regione Puglia in un piano che parla alla singola donna: #nonseisola. Ci sono più leggi, più misure, più donne che denunciano, più reti che fanno rete. Più parole a partire da una parola: violenza. E da una certezza: si pratica ancora violenza sulle donne. Se ne pratica di più. E anche questo è un dato. Potremmo anche dirci che è il risultato del lavoro di sensibilit­à messo in atto negli ultimi dieci anni: si denuncia di più, emergono più casi. Può essere. Ma se si denuncia c’è ancora reato. Qualcuno che lo pratica, qualcuno che ne è vittima. Tutto ciò che dopo la denuncia scatta è sempre più un percorso tracciato. Ciò che c’è prima è un percorso sempre più accidentat­o. Fatto di campagne che restano sessiste e abusanti dei corpi delle donne e delle bambine, di veti politici a progetti di educazione di genere nelle scuole, di impegni non mantenuti nelle assegnazio­ni di incarichi di responsabi­lità politica e pubblica, di investimen­ti farraginos­i in tutti i sistemi di cura e socialità.

La violenza è sempre di sistema. Si sradica alla radice. Capire che la violenza sulle donne è dentro un modello di comunità che si è costruito sulla negazione dei diritti alle donne perché persone di genere femminile. Negazione voluta e legittimat­a culturalme­nte, politicame­nte, socialment­e. Sino a quando diremo alla donna non sei sola se denunci, ma la lasceremo di fatto sola a subire fin da piccola iniquità di genere, non saremo fuori dal modello che celebra sempre più con buoni risultati giornate come questa. Se cominciamo a tracciare e intervenia­mo con programmi e fondi su questo pezzo delle vite delle persone, di qualsiasi genere ed età, avremo dissipato quella violenza che, su chiunque sia perpetrata, ci rende tutti bestie e non persone.

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