Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Legionella al Policlinico Il giallo sui documenti
Il gip avrebbe dovuto ascoltare i cinque dirigenti indagati La difesa deposita nuove carte. «Il Nas non le inviò alla Procura»
BARI Rinviati di una settimana gli interrogatori dei dirigenti del Policlinico di Bari indagati per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di un altro delitto. L’inchiesta è quella che riguarda i quattro decessi per legionella avvenuti tra il 2018 e il 2020 e che ha portato al sequestro con facoltà d’uso dei padiglioni Chini e Asclepios. Le reti idriche delle due strutture, secondo l’accusa, non sarebbero state bonificate. La ricostruzione degli eventi ha portato la Procura a chiedere l’interdizione del direttore generale, Giovanni Migliore, del direttore sanitario Matilde Carlucci, del direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, del responsabile della Sanità pubblica dipartimentale Giuseppe Calabrese e infine del direttore Area tecnica Claudio Forte.
Ieri mattina il gip Giuseppe De Benedictis avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di interdizione ma, alla luce di una nuova documentazione (un fascicolo di 500 pagine dell’azienda ospedaliera) prodotta dalle difese degli indagati, gli avvocati Michele Laforgia, Carmelo Piccolo e Francesco Paolo Sisto, ha dovuto riprogrammare gli interrogatori e fissare la nuova data al 4 dicembre.
«Abbiamo preso atto, il giudice prima di tutto, ha spiegato l’avvocato Laforgia, difensore di Carlucci e Calabrese - che l’attività di indagine svolta dai carabinieri del Nas, di acquisizione documentale a settembre e a novembre, relativa a tutte le attività per la legionella dal 2018 ad oggi, non era agli atti, non è mai stata acquisita dal giudice e non era neanche nella disponibilità del pubblico ministero fino a ieri. I sequestri e la richiesta di misura interdittiva - aggiunge ancora Laforgia- sono stati avanzati senza che il pm prima e il giudice dopo avessero contezza del fatto che la direzione sanitaria del Policlinico aveva posto in essere oltre 500 pagine di attività documentata sul contrasto alla legionella dal 2018 ad oggi». Quei documenti dunque non sarebbero mai stati trasmessi dagli investigatori ai magistrati inquirenti.
L’avvocato Sisto, difensore di Forte ha aggiunto che quella documentazione «è attestativa di una attività svolta dalla struttura nel suo complesso per affrontare il problema. Un passo avanti per dimostrare che nessuno è stato a dormire». Infine l’avvocato Piccolo, difensore di Migliore e Di Matteo ha chiarito che quei documenti erano stati «spediti a mezzo pec dalla direzione sanitaria ai carabinieri già il 24 settembre» e fanno riferimento «a tutta l’attività compiuta dall’ente dal 2018 ad oggi in relazione al problema della legionella».
Dalla nuova documentazione (ritenuta «non risolutiva» dalla Procura) si evince che dal 22 agosto 2018, dopo il primo decesso, l’azienda ospedaliera avrebbe adottato «misure di prevenzione e controllo per la riduzione del rischio di legionella» attraverso una serie di iniziative culminate lo scorso mese di settembre con la redazione di un Piano di sicurezza delle Acque in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità «con il trasferimento dei pazienti in altri reparti, il tempestivo blocco dei ricoveri e l’avvio dei lavori di bonifica». Dal gennaio 2020 in poi dopo altri due decessi (l’ultimo risale invece ad agosto scorso ) e in seguito alle prime ispezioni dei carabinieri del Nas, il Policlinico avrebbe programmato «il flussaggio» degli impianti «con relativa tracciabilità chiedendo di intensificare le operazioni quotidiane», avrebbe inoltre sollecitato «accertamenti diagnostici specifici in tutti i pazienti affetti da polmonite severa o con riferiti fattori di rischio per legionella».
Negli atti si legge ancora «che la direzione sanitaria del Policlinico è tutt’ora impegnata in azioni straordinarie relative al caso con il supporto dell’Iss prontamente informato dell’accaduto».
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Michele Laforgia Parte dell’attività di indagine del Nas non era agli atti