Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Capone «la presidente» in difesa di Emiliano «Ha fatto scelte di peso»
Il neo presidente del Consiglio: «Non mi hanno votata ma ho apprezzato le parole delle opposizioni»
«Non sarò un notaio, il Consiglio deve contribuire a tutte le decisioni, con tutti i consiglieri». Parla Loredana Capone, prima donna a diventare presidente dell’Assemblea regionale. Apprezza le parole dell’opposizione, anche se non l’hanno votata. «E chiamatemi la presidente Capone».
BARI «Gratitudine, ecco cosa provo». Loredana Capone (Pd), a due giorni di distanza, è ancora emozionata: prima donna ad essere diventata presidente del Consiglio regionale. Ma è stata anche assessora, dal 2009 al 2020, per 11 anni, ed è un record pure questo.
Una vita al vertice delle istituzioni. Cosa pensa ora?
«Che devo essere grata a coloro che hanno voluto darmi fiducia. I cittadini innanzitutto e poi Vendola, Emiliano, i colleghi consiglieri. E tutta la squadra di uffici che mi ha accompagnata: a cercare le risorse, a costruire gli strumenti, a inventare soluzioni in grado di innovare e valorizzare l’immenso patrimonio di Puglia, materiale e immateriale, per generare crescita sociale ed economica. Penso alle biblioteche, al sostegno alle imprese ancora valido e messo in campo come aiuto a fondo perduto in questi tempi di Covid, alle azioni a favore della ricerca e dell’innovazione».
Un altro record per lei sarebbe stato essere votata pure dal centrodestra. Ma nessuno glielo ha chiesto. Perché?
«Ho apprezzato molto le parole dei capigruppo delle opposizioni: le loro attestazioni di stima testimoniano che quando si lavora con onestà per il bene della comunità, il colore politico non importa. Per il resto la politica ha i suoi equilibri e le sue contraddizioni».
Ha dedicato il suo primo pensiero a chi soffre per il covid. Crede che la Regione abbia fatto tutto quel che doveva?
«Credo che il presidente
Emiliano e l’assessore Lopalco abbiano assunto decisioni importanti. E come tutte le scelte di peso, non potevano essere completamente indolore. Penso all’ordinanza sulla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado che tanto ha fatto discutere e che ha visto divisi persino i giudici. Penso al grande lavoro per attrezzare i nostri ospedali, per implementare i posti letto, per assumere nuovo personale. La cui scarsità, si badi, è stato uno dei tasti più dolenti di questa pandemia».
La carenza di personale è un fatto noto.
«Ma va spiegato ai cittadini che il personale scarseggiava perché dal 2009, e fino a poco fa, le Regioni non potevano assumere. In ogni caso questa pandemia è una prima volta per tutti noi e, come ripeteva spesso mio padre, solo chi non fa non sbaglia. Quello che però certamente possiamo e dobbiamo fare, è fare scorta di questa esperienza per il futuro: si deve potenziare la sanità pubblica e riequilibrare i territori tenendo conto dei gap infrastrutturali e delle difficoltà che alcuni incontrano più di altri. Solo così l’Italia potrà ripartire davvero unita e non solo a parole».
Lei vorrebbe dar vita al consiglio delle Autonomie e alla conferenza della Programmazione economica. È il momento giusto?
«Ora si discute molto sui poteri delle Regioni e l’emergenza sanitaria ha evidenziato alcune necessità. Per esempio quella che, in casi straordinari, lo Stato possa intervenire su materie di cui non ha la competenza esclusiva, come la sanità, per avere una normativa omogenea in tutto il Paese. Tuttavia resta indispensabile che le decisioni statali non siano avulse da un confronto leale e partecipato con le Regioni. Da un lato perché lo Stato deve tener conto delle diversità territoriali. Dall’altro perché il confronto con le autonomie locali consentirebbe un percorso partecipato e democratico verso le decisioni finali».
Nasceranno i due organismi statutari che lei vuol far nascere?
«Spero di sì e dico che considero urgente la Conferenza programmatica dell’economia: perché unisce i consiglieri regionali alle forze sociali ed economiche e li fa lavorare in sinergia, allo scopo di fare leggi sempre più al passo coi tempi. Vorrei che il Consiglio regionale desse un contributo effettivo a risolvere i problemi della Puglia. Io non sarò il notaio di decisioni già prese e farò di tutto per rendere protagonisti i consiglieri. Tutti, di maggioranza e opposizione».
Si apre la legislatura con un’inedita apertura della maggioranza al M5S. Cinque anni fa eravate la casta per loro, oggi siete degli alleati.
«Questo è un altro momento per i 5 stelle. È lontano il tempo della casta, dell’antipolitica, ora loro sono al governo e hanno scelto di esserci con il Pd. Ciò che è strano, semmai, è che quello che accade a livello nazionale stenti a replicarsi nei territori. Emiliano ha cercato il dialogo: ora tocca a loro dover sciogliere le riserve».
Una domanda di rito. Come chiamarla? Il presidente, la presidente, la presidentessa? È importante il lessico di genere per lei?
«Meglio dire la presidente, perché sono donna. È importante il lessico e lo sono ancora di più i fatti».
Le decisioni L’intera Assemblea deve essere decisiva per risolvere i problemi della nostra terra: non mi limiterò a svolgere un compito di ratifica
La pandemia Credo che Emiliano e Lopalco abbiano assunto decisioni importanti E come tutte le scelte di peso non potevano essere del tutto indolori