Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Sergio Nelli e l’Estate italiana Un diario contro il dolore
Esce per Les Flâneurs il nuovo libro del «maestro segreto» Sergio Nelli: densi frammenti di vita
L’Estate italiana di Sergio Nelli è una lettura che non lascia indifferenti. In quel blob-genere che è ormai la narrativa della pandemia, per tacere degli studi socio-filosofici di covidologia, questo libro breve ma denso, con la sua forma diaristica che privilegia il frammento e spesso l’aforisma, si segnala sia per l’originalità della struttura che per la potenza della scrittura, lineare, asciutta, elegante. Sono solo 74 pagine, 158 note senza data di lunghezza variabile (da un rigo appena a quattro pagine) per raccontare l’estate dopo il lockdown, quei mesi che ci hanno illuso un po’ tutti di essere già oltre. Prima che arrivasse la peraltro prevista seconda ondata.
Il Covid nel libro di Nelli è un elemento di fondo, un’ombra che raramente si prende la scena ma certo la condiziona. In primo piano ci sono momenti di vita domestica in famiglia, puntate in ospedale, gite in campagna, e soprattutto un affascinante flusso di ricordi, riflessioni, versi, considerazioni. «La forma diaristica mi è molto congeniale», racconta l’autore, raggiunto al telefono nella sua casa di Firenze. «Qui, com’era già successo in passato con Ricrescite, dà la forma a tutto il libro; ma anche quando pratico altri generi di scrittura salta spesso fuori, è una presenza ricorrente. Mi piace perché mi dà modo di alternare l’elemento narrativo con quello saggistico e con qualche tentativo di scrittura in versi, e poi mi permette di unire alla mia le voci degli altri».
Sergio Nelli è uno scrittore toscano non più giovane, con una bibliografia tutt’altro che lineare: dopo l’esordio con Castelvecchi (Dopopasqua, 2000) e prima di ritornarvi con il recente Albedo (2017), ha pubblicato con Einaudi (Orbita clandestina, 2011) e vari altri editori. Il primo esperimento di scrittura diaristica, Ricrescite, nato dall’esperienza della nascita di un figlio a confronto con la scoperta della malattia («uno scompenso cardiaco spiega - che mi consente di avere una vita più o meno decente, ma è una cosa degenerativa, mi obbliga a convivere con la paura, la possibilità della morte»), fu pubblicato nel 2004 da Bollati Boringhieri e poi riedito due anni fa da Tunuè. Ora, questa Estate italiana esce per il marchio barese Les Flâneurs con la cura editoriale di Davide Grittani; un tentativo costoso e coraggioso per la piccola casa editrice di Alessio Rega di andare oltre le difficoltà del momento puntando su un mercato non solo locale. Sulla quarta di copertina, parole di ammirazione e supporto da parte di due nomi di peso come Antonio Moresco e Vanni Santoni (che lo definisce uno dei «maestri segreti» della nostra letteratura). «Li ringrazio moltissimo per la stima e la fiducia. Devo dire che con Moresco ci conosciamo da tanto, lavoriamo insieme al blog Il primo amore, abbiamo fatto anche una rivista», commenta Nelli; «mi ha sostenuto e aiutato già con Ricrescite. La mia storia con gli editori è così, fatta di alti e bassi, ma ora alla mia età capisce bene che non m’interessa più diventare famoso. Il mio obiettivo è scrivere, pubblicare ed essere letto».
Nelli ha studiato al liceo classico (e si sente, dai frequenti rimandi alla cultura e ai miti greci presenti nei frammenti della sua Estate), poi si è laureato in filosofia (il suo primo libro, che risale al 1982, è un saggio su Determinismo e libero arbitrio edito da Loescher), ha insegnato, finché la scrittura ha finito per prevalere. La ricchezza di questo percorso si riflette nel libro, con citazioni e riferimenti agli autori con i quali Nelli intrattiene un dialogo a distanza: Wittgenstein, Heidegger, Rilke, Gombrowicz, Severino e Canetti, Brodkey, Joyce, Nabokov, fino a Caproni, Palazzeschi. E Leopardi, il poeta ma anche il filosofo delle Operette morali e dello Zibaldone, con il suo elogio degli uccelli per la loro superiore vitalità e il suo continuo riferimento all’esterno, a una natura di cui non si può fare a meno. «A me, dopo il lockdown – spiega Nelli - l’esterno era assolutamente necessario, anche per via della mia malattia. E poi questo momento di liberazione ha coinciso con l’estate, che è la stagione dell’aperto, dei sensi, del movimento».
Il frammento numero 100, forse il più corto in assoluto, dice «Con lo scrivere mi riposo un po’ dal dolore». E Nelli commenta: «non voglio dire che scrivo con gioia, scrivere è un lavoro faticoso, ma certo allontana la mente dalla paura». Nel libro, infatti, non mancano momenti di grande leggerezza e felicità espressiva, coincidenti con l’emergere dei ricordi dell’infanzia: «una stagione della vita in cui si vive molto all’aperto, a contatto con la natura, sperimentando le cose per la prima volta. Ho nostalgia di quella stagione. Quando sono stato bambino io, negli anni Cinquanta/Sessanta, i ragazzi erano molto liberi. Sono nato in un paese, Fucecchio, una zona della provincia fiorentina che nel dopoguerra era in piena industrializzazione; ma era rimasto qualche contadino, a me piacevano molto le loro case, i fienili, le bestie».
Gli amici, i luoghi di una Toscana minore, i sapori dei ricordi, lungo un percorso che finisce inevitabilmente a Firenze, in una casa dove ci sono la gatta, la moglie, il figlio oggi adulto, un microcosmo affollato
❞ Dopo il lockdown la natura, l’esterno, mi erano assolutamente necessari. E scrivere ha allontanato il dolore
di oggetti cari, e poi i lungarni e la città: «Mi meraviglio sempre che a Firenze nulla ricordi Collodi, il grandissimo Collodi; come se non fosse vissuto lì». E per celebrarlo adeguatamente nella sua Estate italiana, Nelli ricorre a Savinio che racconta con una leggerezza che sa di nuvole i primi passi di Collodi sul cammino dell’immortalità. Poi, lentamente, l’Estate finisce: tra divagazioni geografiche e resoconti da compulsivo spettatore di film palestinesi sconosciuti ai più e scaricati in rete, arriva l’equinozio, e poco dopo la seconda ondata. «Così, la ripetizione offre un tempo nuovo» (chiosa il frammento n. 150). E cosa porta ora il tempo nuovo a Nelli? Altre scritture? «Beh, ho un libro nel cassetto da tempo, Lo champagne di Cechov, sempre sui temi della morte, del finire. Ma aspetterà. Ho scritto anche dei racconti d’amore, magari farò uscire prima questi».