Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ORA PIÙ BUIA DI UNA CITTÀ

- Di Davide Grittani

Èsolo una statistica, una di quelle cose per cui vanno matti economisti, sociologi e giornalist­i e poi non interessan­o più a nessuno? Oppure quell’insieme di indici, numeri e tabelle qualcosa dice, qualcosa della nostre vite prova a spiegare? Per la classifica della qualità della vita del quotidiano Italia Oggi, redatta insieme alla Sapienza, la città in cui si sta peggio è Foggia. Un “primato” che il capoluogo del Tavoliere sfiora da diversi anni, in quasi tutte le classifich­e dello stesso tipo: per cui non impression­a particolar­mente che stavolta l’abbia centrato, quanto che Foggia – dal punto di vista criminale, economico, occupazion­ale e quindi sociale – sia ormai diventata un’emergenza nazionale.

Tralascian­do la disputa tra fedelissim­i e negazionis­ti di queste graduatori­e (redatte su evidenze provincial­i, prerogativ­a che affossa ogni timido segnale di risalita della città natale di Renzo Arbore), basta viverci a Foggia per assegnarle la patente di ultima città d’Italia. E non si tratta certo di pessimismo cosmico, ma della oggettiva constatazi­one di una condizione sfuggita di mano a tutti. Sfuggita di mano alle istituzion­i, alle prese con una regression­e sociale così grave da incentivar­e un nuovo flusso migratorio verso il Nord. Alla politica, che si è sempre occupata superficia­lmente di questa città, riservando­le perlopiù la formula dell’effettoann­uncio a cui quasi mai sono seguiti fatti concreti. E al mondo imprendito­riale, che soffocato da una criminalit­à asfissiant­e non ha mai saputo sdoganarsi da alcune dinamiche tipicament­e territoria­li (ricordiamo le denunce per presunto voto di scambio presentate dopo le recenti regionali, pacchetti di preferenze in cambio di posti di lavoro).

Basta viverci a Foggia per stabilire, senza alcun conforto statistico, che la città amata da Federico II attraversa il peggior momento di sempre (guerra e dopoguerra a parte). Si astengano i detrattori dell’attuale sindaco Franco Landella, perché al triste record di città peggiore d’Italia hanno contributo la scommessa (persa) del Pd degli ex sindaci Orazio Ciliberti e Gianni Mongelli, e solo dopo il doppio mandato di Landella. Un percorso tutt’altro che improvvisa­to, cominciato nel 2004 e ancora in corso: un cammino durante cui agli storici problemi di Foggia si sono aggiunte distorsion­i incomprens­ibili, come l’assenza di ogni forma di opposizion­e, la generale indolenza della società civile, il diffuso sport di stare sempre dalla parte dei “più forti”. Ecco, ora i più forti sono anche gli ultimi.

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