Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’ORA PIÙ BUIA DI UNA CITTÀ
Èsolo una statistica, una di quelle cose per cui vanno matti economisti, sociologi e giornalisti e poi non interessano più a nessuno? Oppure quell’insieme di indici, numeri e tabelle qualcosa dice, qualcosa della nostre vite prova a spiegare? Per la classifica della qualità della vita del quotidiano Italia Oggi, redatta insieme alla Sapienza, la città in cui si sta peggio è Foggia. Un “primato” che il capoluogo del Tavoliere sfiora da diversi anni, in quasi tutte le classifiche dello stesso tipo: per cui non impressiona particolarmente che stavolta l’abbia centrato, quanto che Foggia – dal punto di vista criminale, economico, occupazionale e quindi sociale – sia ormai diventata un’emergenza nazionale.
Tralasciando la disputa tra fedelissimi e negazionisti di queste graduatorie (redatte su evidenze provinciali, prerogativa che affossa ogni timido segnale di risalita della città natale di Renzo Arbore), basta viverci a Foggia per assegnarle la patente di ultima città d’Italia. E non si tratta certo di pessimismo cosmico, ma della oggettiva constatazione di una condizione sfuggita di mano a tutti. Sfuggita di mano alle istituzioni, alle prese con una regressione sociale così grave da incentivare un nuovo flusso migratorio verso il Nord. Alla politica, che si è sempre occupata superficialmente di questa città, riservandole perlopiù la formula dell’effettoannuncio a cui quasi mai sono seguiti fatti concreti. E al mondo imprenditoriale, che soffocato da una criminalità asfissiante non ha mai saputo sdoganarsi da alcune dinamiche tipicamente territoriali (ricordiamo le denunce per presunto voto di scambio presentate dopo le recenti regionali, pacchetti di preferenze in cambio di posti di lavoro).
Basta viverci a Foggia per stabilire, senza alcun conforto statistico, che la città amata da Federico II attraversa il peggior momento di sempre (guerra e dopoguerra a parte). Si astengano i detrattori dell’attuale sindaco Franco Landella, perché al triste record di città peggiore d’Italia hanno contributo la scommessa (persa) del Pd degli ex sindaci Orazio Ciliberti e Gianni Mongelli, e solo dopo il doppio mandato di Landella. Un percorso tutt’altro che improvvisato, cominciato nel 2004 e ancora in corso: un cammino durante cui agli storici problemi di Foggia si sono aggiunte distorsioni incomprensibili, come l’assenza di ogni forma di opposizione, la generale indolenza della società civile, il diffuso sport di stare sempre dalla parte dei “più forti”. Ecco, ora i più forti sono anche gli ultimi.