Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dopo il tumore, il Covid in ospedale Muore il bambino eroe di Taranto
Il piccolo, 11 anni, affetto da linfoma, viveva al Tamburi Seguiva una terapia al Bambin Gesù di Roma
Vincenzo Semeraro, nato a Taranto al quartiere Tamburi, ha avuto una brevissima vita sfortunata. E un destino contrario l’ha portato alla morte ad appena undici anni. L’ha stroncato in dodici mesi un linfoma linfoblastico primitivo delle ossa, un tumore aggressivo e raro tipico dell’infanzia. Ieri sera, accompagnata dai genitori Francesco e Tiziana stravolti dalla tragedia, la salma è tornata da Roma. Qui era ricoverato all’ospedale Bambin Gesù dove il ragazzo era sottoposto alle terapie successive al trapianto di midollo osseo sostenuto nella speranza - in certi momenti nella convinzione di avercela fatta – di una possibile guarigione. Ma proprio nella famosissima struttura ospedaliera pediatrica, secondo fonti accreditate, il Covid s’è abbattuto su un organismo già provato dalla malattia. In poche settimane la situazione clinica s’è molto aggravata e Vincenzo non è riuscito a vincere la sua battaglia.
Lascia Taranto affranta e tutti i tarantini, la sua famiglia, gli amici che l’avevano incitato sotto le finestre intonando in coro Vincenzo-Vincenzo-Vincenzo estremamente scoraggiati, addolorati e pieni di rabbia. Molti, in particolare sui social, si sono affrettati a stabilire una correlazione diretta tra la malattia e l’inquinamento prodotto dalla grande industria. È uno schema molto ricorrente a Taranto, peraltro confortato da una serie di indagini epidemiologiche e dai report Sentieri. La stessa pediatra Anna Maria Moschetti, impegnata con i medici per l’Ambiente, è più cauta e ragiona con meno emotività e da professionista. «Certo, Vincenzo viveva esposto alle sostanze ad azione cancerogena immesse nell’aria dall’impianto siderurgico ed è morto di tumore. Sul singolo caso non si può stabilire il nesso di causa ed effetto, però è plausibile che l’esposizione abbia determinato o concorso a determinare il cancro che ha ucciso il bambino. Secondo me esiste una sola soluzione: la chiusura dell’area a caldo, ma la politica trasversalmente ha deciso che gli impianti devono rimanere in marcia».
Vincenzo aveva scoperto di essere malato di tumore nel dicembre scorso. Una sera di qualche mese prima, rientrando dalla consueta partitella di calcio con gli amici in piazza Masaccio, accennava alla mamma di un dolore al piede che anche nelle settimane successive non spariva. A Taranto non riuscivano a capirne l’origine. E fu il Policlinico di Bari, dopo una tac, a individuare il tragico problema. Vincenzo si sottopose subito a cicli di chemioterapia mentre all’orizzonte appariva la soluzione del trapianto di midollo al Bambin Gesù dopo l’opportuno trattamento di immunoterapia.
Ma la famiglia, con un papà invalido, non aveva la possibilità di sostenere le spese del soggiorno prolungato a Roma. E fu a questo punto che Taranto aprì il suo cuore, come in tante altre occasioni. Prese il via una raccolta fondi che ben presto raggiunse la cifra di ottomila euro, sufficienti ad affrontare il viaggio della speranza. A bordo del camper taxi dell’associazione Simba di volontariato per i bambini in ospedale, Vincenzo, mamma e papà si trasferirono a Roma. E ieri sera hanno effettuato il tristissimo ritorno a Taranto. Dopo un breve passaggio in piazza Masaccio, la salma di Vincenzo è stata portata al cimitero San Brunone che si trova quasi sotto le ciminiere del centro siderurgico.
Su Facebook il movimento Tamburi Combattenti scrive di essere «vicino alla famiglia e ci stringiamo al loro dolore e cordoglio. Un altro figlio dei Tamburi che va via prematuramente».
«Ogni bimbo che muore in questa città – scrive l’associazione Genitori tarantini è la fine di un’intera generazione che avrebbe potuto disegnare il futuro del nostro territorio».
La pediatra «Era esposto alle sostanze ad azione cancerogena immesse nell’aria dall’ex Ilva»