Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LE RETI LEGGERE ROTTA OBBLIGATA
Il dato forse più significativo della indagine de La Sapienza commissionato (e pubblicato nei giorni scorsi) da Italia Oggi sulla qualità della vita nelle province italiane riguarda, nel suo complesso, la Puglia. Non stiamo messi benissimo, ma questa non è una novità. Tra gli indicatori più interessanti, al di là della graduatoria che vede Foggia inesorabilmente compromessa, quelli relativi allo sviluppo occupazionale ed al reddito pro capite medio.
Emerge un quadro interessante, sul quale conviene soffermarsi. I tassi di disoccupazione pugliesi sono alti, soprattutto in quella provincia dove abbiamo maggiormente investito in economia dei servizi (turismo su tutto il resto): Lecce, che si colloca al 92esimo posto con il 17,5%. Dietro, tra le pugliesi, solo Foggia, con il 20,80: un dato altissimo se confrontato con il 2,9% di Bolzano e quasi doppio rispetto a Bari che ha soltanto, si fa per dire, un bell’11,8% e si colloca al 74esimo posto su 107. Se a questo dato aggiungiamo quello relativo al reddito pro capite, vien fuori che se sommiamo Bari, la più alta tra le pugliesi con 15.200 euro, a Foggia, terzultima con quasi 12 mila euro annui, si arriva al reddito pro capite di Milano o di Bologna, prima e seconda con 27 mila e 26 mila euro per residente. Ad aggravare il tutto la nuova emigrazione, che vede la Puglia collocarsi al primo posto in Italia.
C’è dunque uno iato evidente tra Nord e Sud, singolarmente appesantito dalla perdita di potere da parte del Sud per via di una serie di ragioni: lo smantellamento progressivo del manifatturiero in senso stretto dettato da multinazionali interessate a spostarsi altrove; la presenza oggettiva e dimostrata delle mafie nell’economia territoriale, che sottraggono circa 5 miliardi di euro annui al sistema economico pugliese, dunque 10 mila euro di reddito pro capite, dato che consentirebbe di salire di molto nella graduatoria; la fragilità delle politiche pubbliche nazionali ed europee per il Sud, che alimentano l’esodo di giovani verso altri territori perché non tengono conto delle tendenze produttive positive in atto nei nostri territori in settori come quello editoriale, informatico e dell’innovazione tecnologica.
Per invertire la rotta, c’è bisogno, allora, di investire fortemente sulla formazione e sulla ricerca, al servizio di nuove reti infrastrutturali pesanti e leggere, dove per leggere intendiamo quelle informatiche, sulle quali far viaggiare merci, idee e informazioni prodotte qui, mantenendone la proprietà intellettuale per mantenere il valore aggiunto ed aumentare l’occupazione ad alto contenuto di cervello. Su questo può e deve intervenire la Regione con il suo apparato di governo anche ingaggiando un braccio di ferro, ove utile, con Roma e Bruxelles affinché comprendano che se non riparte la Puglia, se non riparte il Sud, non riparte l’Italia.