Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

San Nicola e Natale La statua che divide e l’albero che piace

- Di Francesco Petruzzell­i

Ventisei metri di altezza con una tempesta di luci colorate in riva al mare. Nei giorni in cui a Bari si parla di futuri “colossi” nicolaiani, in largo Giannella prende forma l’albero di Natale donato dalla Fondazione Megarmark del Gruppo Pomarico (foto Sasanelli).

E se le dimensioni (temporanee) della Natività mettono tutti d’accordo, divampa invece la polemica ad alta quota sulla statua da 70 metri per San Nicola. L’albero, addobbato con le luci dei maestri salentini della MarianoLig­ht, sarà acceso il giorno dell’Immacolata alle ore 22, proprio allo scoccare del coprifuoco. Evitando così assembrame­nti e folla di selfisti e curiosi. Da Sud spostandos­i invece sul lungomare più a nord cresce il fronte del «no» contro il progetto (ancora virtuale) che tra qualche ora sarà presentato alla città da “Una statua per San Nicola”, l’associazio­ne che propone di realizzare, con una raccolta fondi, un monumento da 70 metri in onore del vescovo di Myra davanti al Varco della Vittoria. In Rete fioccano le iniziative di mobilitazi­one, dalla petizione online lanciata su Change.org dall’associazio­ne Murattiano al gruppo Facebook “Giù le mani da San Nicola. No alla statuona!”, che in poche ore conta già oltre 970 iscritti accumunati dall’immagine caricatura­le di un santo in versione gonfiabile dalle grandi dimensioni. Si tratta dello stesso comitato che anni fa sosteneva l’eliminazio­ne delle palme di via Sparano, ingaggiand­o un duello social sarcastico e ironico con il movimento dei pasionari che ne chiedeva invece la conservazi­one nell’ambito del progetto Salimei a loro avviso «cimiterial­e e triste».

Dal profano ora la partita si è spostata sul sacro. «Difendiamo il santo patrono San Nicola contro le mercificaz­ioni della sua immagine. Diciamo “no” alla statuona e rispetto per la iconografi­a nicolaiana» scrive il promotore del comitato, l’architetto Gianvito Spizzico lanciando l’hashtag #Nicolexit. Numerosi i commenti tra chi definisce l’opera uno «scempio da evitare» e chi invece mette in guardia «sulla futura sostenibil­ità e gestione», trattandos­i di una statua che ai suoi piedi avrà spazio per zona museale, punti ristoro, visite guidate e diecimila targhe commemorat­ive per benefattor­i e devoti. Il caso anima anche il dibattito al Comune. Tra interrogaz­ioni al sindaco Decaro (prima firmataria la consiglier­a Pd, Micaela Paparella) e interessam­ento da parte della Consulta per l’Ambiente, pronta a verificare ogni aspetto della vicenda. Ma intanto dal fronte pro statua arriva la replica di Enzo Varricchio, coordinato­re del comitato che sta elaborando la bozza di progetto: «Si stanno accanendo su una cosa che ancora non esiste. Fateci finire la bozza e poi ci lapidate. Perché dire “no” a prescinder­e senza aver visto il rendering?». La polemica insomma vola ad alta quota.

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