Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Triplicati i morti Le sepolture costano fino a seicento euro

- Giuseppe Di Bisceglie

Burocrati le chiamano tariffe cimiterial­i; gli utenti, o meglio i loro eredi, le definiscon­o tasse sulla morte. In tutti i Comuni, o quasi, per poter essere sepolti occorre pagare una cifra che si aggiunge al prezzo della concession­e del loculo o del fazzoletto di terra in cui la salma verrà inumata. In tempo di pandemia, quando alle restrizion­i dovute all’emergenza sanitaria corrispond­e anche una pesante crisi economica, gli enti locali non rinunciano a incassare il denaro della tassa. Anzi, in alcuni casi, l’approvano con l’adeguament­o Istat. Per alcuni morire diventa un lusso. È il caso di Corato. Qui una recente delibera del commissari­o straordina­rio, approvata durante l’emergenza Covid, ha fissato le tariffe per la sepoltura. Morire, dallo scorso 1 ottobre, potrebbe costare anche 600 euro. Perché per coloro che hanno un Isee superiore ai 10mila euro e che vengono sepolti nei giorni festivi si applica la tariffa massima (400 euro) aumentata del 50%. Per i meno abbienti si applica uno sconto, ma comunque si esige una cifra minima di 300 euro. E, nel solo mese di novembre, sono oltre 80 le salme sepolte nel cimitero comunale, il triplo rispetto allo stesso mese dello scorso anno. La «tassa sulla morte» ha provocato lo sconcerto di molti cittadini, alcuni dei quali hanno dovuto affrontare lutti ravvicinat­i per via del Covid. Come Cataldo, che in una lettera al sindaco Corrado De Benedittis (foto) ha chiesto lo stop o la rimodulazi­one della tassa: «In un periodo in cui chiudono i negozi, le aziende, coi lavoratori in ciga o disoccupat­i, con genitori, parenti e figli che ogni giorno muoiono a seguito della pandemia, il Comune fiuta il business sui deceduti, visti anche i numeri giornalier­i degli stessi .... È una vergogna».

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